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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.11.2025 I cugini Meyer di Vittorio Giardino
Recensione di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 novembre 2025
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «I cugini Meyer di Vittorio Giardino»

I cugini Meyer              Vittorio Giardino

Rizzoli Lyzard               euro 20

“I cugini Meyer” riporta in libreria con un’avventura inedita Max Fridman, uno dei personaggi più apprezzati di Vittorio Giardino, maestro fumettista di fama, che ha creato nel 1982 la figura di questa ex spia dell’agenzia francese nota come la Ditta, protagonista anche di altre storie di spionaggio dal titolo “Rapsodia ungherese”, “La porta d’Oriente” e “No pasaran”.

Max Fridman la cui appartenenza all’ebraismo non è religiosa né etnica ma piuttosto culturale, si è trasferito a Ginevra per godersi la pensione ma nel 1938 viene richiamato sul campo a causa dei cambiamenti della situazione geopolitica europea: l’annessione tedesca dell’Austria, il cosiddetto Anchluss, da inizio a un’escalation di tragici eventi che porterà allo scoppio della Seconda Guerra mondiale.

Fridman è dunque testimone di grandi fatti della Storia e spiega il suo creatore: “Ho collocato Max Fridman in un preciso contesto storico perché volevo parlare, in generale, di storia e politica, e di quanto i grandi fatti influiscano sulle nostre piccole storie personali…“

Dopo l’Anschluss la storia della famiglia Meyer, i cugini di Fridman, si dipana in una città diventata all’improvviso ostile agli ebrei: Vienna non è più capitale dell’Impero ma un avamposto nazista che impone con crudeltà le nuove leggi di Norimberga volute da Hitler per “proteggere il sangue e l’onore tedesco e la cittadinanza del Reich”. Ciò che conta ora è essere ariani e tutto quello che non corrisponde ai nuovi canoni deve essere eliminato dalla società. I Meyer sono ebrei che in poche settimane si vedono negata la cittadinanza, il lavoro, gli studi, l’accesso ai luoghi di intrattenimento e infine la possibilità di emigrare perché, ci ricorda l’autore, nel compendio storico al termine del volume la Conferenza organizzata dalla Società delle Nazioni nel luglio 1938 all’Hotel Royal di Evian con 32 nazioni partecipanti indetta “per definire chi e che cosa fosse un rifugiato politico e a quali caratteristiche e condizioni dovesse rispondere una persona per essere considerata tale e di conseguenza accedere al diritto d’asilo” si concluse con un nulla di fatto. Nessun paese era disposto ad accogliere gli ebrei in fuga dal regime nazista.

Fin dalle prime tavole Giardino con un uso impeccabile del tratto e del colore mette in scena delle divise con il dettaglio della svastica che si accaniscono contro un ebreo inerme. Entriamo quindi con un forte impatto visivo nel cuore della storia e in poche immagini, con una scansione del tempo perfetta, apprendiamo che il capofamiglia Franz Meyer, psichiatra di chiara fama, viene licenziato dall’ospedale e si trova a operare clandestinamente mentre la figlia Myriam, redattrice di libri per bambini, perde il lavoro. Ilse, figlia della seconda moglie di Franz (non ebrea per le leggi naziste in quanto la madre è una gentile) e sposata con un avvocato tedesco si salva e cerca, senza riuscirci, di trovare una soluzione con l’aiuto del marito alle discriminazioni cui sono sottoposti i famigliari. La famiglia Meyer vede la sua libertà restringersi giorno dopo giorno fra umiliazioni e veri e propri raid punitivi contro i commercianti ebrei. Nemmeno l’amicizia di Myriam con un ufficiale dello Stato maggiore austriaco, il colonnello Urlich von Trudhof che manifesta non solo simpatia per la giovane Meyer ma una rara sensibilità umana e artistica, può impedire alla Gestapo di vessare in ogni modo i Meyer.

Lo storytelling incalzante accompagna il lettore in un crescendo di odio che trasforma gli abitanti di Vienna in persone capaci di malmenare anziani e di prendere le distanze dagli ebrei di cui “sentono il puzzo”. Le prime ottanta pagine di questo incubo lasciano il posto alla seconda parte del libro che si apre con l’arrivo a Vienna di Max Fridman,

invitato dalla madre Ruth, cugina di Franz, a mettere in campo ogni sforzo per aiutare i Meyer viennesi a fuggire clandestinamente dal Paese. A questo agente segreto ed eroe misterioso (il lettore sa che ha una figlia, ha avuto una moglie ma non conosce altro della sua vita), alter-ego di Giardino, spetta il compito di provvedere a una giustizia naturale. Per i Meyer ormai è impossibile vivere in Austria e anche in un contesto europeo, pervaso da un antisemitismo in costante crescita, non c’è posto per una famiglia di ebrei. Fridman deve quindi organizzare un piano di fuga per salvare i cugini e arrivato a Vienna si mette in contatto con alcune conoscenze per far avere ai parenti documenti falsi e luoghi dove rifugiarsi prima di fuggire dal paese.

Da questo punto la sceneggiatura e, contestualmente, i disegni resi con tratto vivido e incisivo assumono un tono spionistico in cui l’autore mette in scena una vera e propria gara di astuzia e velocità per contrastare la determinazione e la crudeltà del colonnello delle SS Schminck (i Meyer e lo stesso Fridman vengono fatti seguire da due agenti della Gestapo, il tipografo che ha emesso i documenti falsi arrestato e torturato) a non farsi sfuggire dalle mani una famiglia di ebrei.

In questa storia che racconta un periodo drammatico dell’Europa dei primi anni Quaranta del Novecento, Giardino realizza protagonisti dotati di una forte carica umana attraverso una analisi accurata dei caratteri che emerge dal tratto raffinato e meticoloso, mentre lo studio storiografico minuzioso degli eventi accaduti in quegli anni dà vita a scene particolarmente intense come quelle incentrate sulla la Notte dei Cristalli.

Nella prefazione Vittorio Giardino si sofferma su un oggetto, la “valigia”, che nella storia di emigrazioni ed espatri dell’essere umano, soprattutto nel Novecento, assume una notevole rilevanza e ci invita a riflettere su una domanda: “Se foste costretti a lasciare, forse per sempre, il vostro Paese e poteste portare con voi solo una valigia, che cosa ci mettereste dentro?” Poichè ha avuto la fortuna di non essere mai stato obbligato a rispondere l’autore ha deciso di dedicare il libro a tutte quelle persone, disperate e costrette ad abbandonare il proprio Paese per sopravvivere, che si sono trovate ad affrontare quella domanda “drammaticamente concreta e urgente”.

Impreziosito da un compendio storico sul convegno di Evian, da una parte dedicata a “Studi e bozzetti” e da interessanti fotografie d’epoca, l’ultimo lavoro del più raffinato autore di fumetti italiano è una storia che, attraverso le vicende di una famiglia di ebrei viennesi, racconta con una narrazione improntata a una notevole efficacia rappresentativa, il dramma vissuto dal popolo ebraico negli anni più bui del nostro Novecento.


Giorgia Greco


takinut3@gmail.com

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