Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Turchia spicca arresto per Netanyahu Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 08 novembre 2025 Pagina: 14 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «La Turchia spicca un mandato di arresto per Netanyahu: l’accusa è “genocidio”»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/11/2025, a pag. 14, con il titolo "La Turchia spicca un mandato di arresto per Netanyahu: l’accusa è “genocidio”", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Erdogan, eccolo di nuovo! Non appena è stata esclusa la possibilità che le truppe turche partecipino alla missione di stabilizzazione di Gaza (perché Erdogan, islamico e vicino alla Fratellanza Musulmana, è palesemente complice di Hamas), la magistratura turca spicca il mandato di arresto per Netanyahu con l'accusa di "genocidio". Il paese che nega, per legge, il genocidio degli armeni, ora è pronto a processare il premier di Israele sulla base di un'accusa falsa.
Sulla base dei rapporti pessimi sull’asse Gerusalemme-Ankara, Israele rifiuta a priori una presenza militare turca alle proprie porte, mascherata da forza di pace. E con una decisione che appare ritorsiva, ieri la procura generale di Istanbul ha spiccato mandati di arresto per 37 personalità politiche e militari israeliane, incluso il primo ministro Benjamin Netanyahu, con l’accusa di aver causato un genocidio nell’enclave palestinese.
Meno tesa la situazione sul fronte meridionale dove regge ancora la tregua trumpiana entrata in vigore ormai un mese fa. Ieri Hamas e il Jihad islamico palestinesi si sono impegnati a restituire la salma di un ostaggio a Israele dei sei ancora nelle loro mani. Il piano di Trump che sul lungo periodo punta a integrare Israele fra le nazioni del Medio Oriente, prevede che nel prossimo futuro una forza internazionale di interposizione sia dispiegata a Gaza: la lista dei possibili Paesi contributori include Azerbaigian, Indonesia, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Venerdì l’Azerbaigian ha però reso noto che non ha intenzione di inviare i propri militari a Gaza a meno di una cessazione completa delle ostilità fra le parti: «Non vogliamo mettere le nostre truppe in pericolo», ha riferito una fonte diplomatica azera ai media israeliani. L’unica notizia di disgelo arriva dal Kazakistan, il cui governo ha annunciato che si unirà agli Accordi di Abramo, ossia al gruppo di Paesi che ha normalizzato le proprie relazioni con lo Stato ebraico. La portata dell’annuncio è più formale che sostanziale visto che i due Paesi hanno allacciato rapporti diplomatici già nel 1992 ma comunque un segnale che rafforza il disegno della pace trumpiana per il Medio Oriente.
La minaccia principale appare quella di Teheran. La scorsa estate i servizi segreti del Messico hanno sventato un tentativo dell’Iran di assassinare l’ambasciatore d’Israele in Messico. Citata da Axios, lo ha svelato una fonte statunitense secondo cui l’episodio rappresenta «un’ulteriore prova dell’ampia rete operativa iraniana all’estero», che punterebbe a colpire obiettivi israeliani e americani, anche oltreoceano. Il piano sarebbe stato orchestrato dalla Unità 11000 della Forza Quds dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, la stessa che negli ultimi mesi avrebbe tentato di compiere attacchi contro obiettivi ebraici e israeliani in Australia e in Europa.
Un tentativo peraltro in linea con la “tradizione” del regime degli ayatollah per il quale gli ambasciatori e le sedi diplomatiche altrui sono legittimi obiettivi politici e militari, basterà ricordare l’assalto all’ambasciata statunitense a Teheran nel 1979.
Il piano per eliminare il massimo rappresentante di Israele in Messico, un Paese guidato dall’ottobre 2024 dall’ebrea Claudia Sheinbaum, sarebbe stato guidato da un agente della Forza Quds attiva per anni tra l’ambasciata iraniana in Venezuela e vari Paesi latinoamericani. «Il complotto è stato contenuto e non rappresenta una minaccia attuale», ha precisato la fonte, che ha parlato a condizione di anonimato.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha ringraziato le autorità messicane per aver sventato «il complotto», sostenendo che «l’intelligence e le forze di sicurezza israeliane continueranno a lavorare instancabilmente per prevenire le minacce terroristiche dell’Iran e dei suoi proxy (teste di legno) contro obiettivi israeliani ed ebraici nel mondo».
Il primo per importanza fra i proxy dell’Iran è la milizia libanese Hezbollah. E proprio ieri le Israeli Defense Forces hanno reso noto di aver condotto un’ondata di attacchi contro «infrastrutture terroristiche e diverse strutture di stoccaggio di armi appartenenti alla Forza Radwan», l’unità militare speciale gruppo che, hanno aggiunto le Idf, «continua nei suoi tentativi di ristabilire infrastrutture terroristiche nel sud del Libano, con l’intento di danneggiare lo Stato di Israele». Ieri l’Iran ha condannato gli «attacchi selvaggi» israeliani contro il Libano mentre il Dipartimento di Stato americano imponeva sanzioni a una rete di operatori finanziari per il loro coinvolgimento in trasferimenti di denaro e transazioni segrete per conto di Hezbollah.
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