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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
08.11.2025 Islam in politica, Mamdani il caso Germania
Analisi di Daniela Santus

Testata: Il Riformista
Data: 08 novembre 2025
Pagina: 4
Autore: Daniela Santus
Titolo: «Islam in politica, la 'lezione' di Mamdani e il caso-Germania»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 08/11/2025, a pagina 4, l'analisi di Daniela Santus dal titolo "Islam in politica, la 'lezione' di Mamdani e il caso-Germania".

Daniela Santus
Daniela Santus

L'islamismo sta diventando un attore politico. Mamdani, eletto sindaco a New York, è un primo esperimento su larga scala. Il neo eletto sindaco non ha mai nascosto di ritenere Israele uno Stato di apartheid, né di appoggiare il movimento BDS. La Germania, con la sua enorme comunità islamica, sta iniziando a mettere al bando le associazioni musulmane più fanatiche e anti-israeliane. Berlino è giunto alla conclusione che costituiscono una minaccia per la democrazia.

Negli ultimi vent’anni, la politica europea ha assistito a un fenomeno silenzioso ma potente: l’emersione dei cittadini musulmani come attori politici.
Non attraverso la creazione di partiti islamici di massa – come qualcuno temeva o auspicava – ma tramite una penetrazione chirurgica nei partiti tradizionali. Una strategia che ha garantito visibilità e influenza, ma che oggi solleva un interrogativo scomodo: quale prezzo pagheremo per la coesione democratica?

Con oltre cinque milioni di musulmani, la Germania rappresenta il laboratorio perfetto di questa trasformazione. Qui la partecipazione politica islamica si è divisa tra micro-partiti etnico-religiosi (BIG, ADD, DAVA) e l’inserimento di candidati musulmani nei grandi partiti – SPD, Verdi, CDU, Linke.

I primi arrancano, vittime di frammentazione interna. I secondi prosperano, ma portano con sé una tensione latente: come si concilia l’identità religiosa con la fedeltà ai valori costituzionali, incluso il rifiuto dell’antisemitismo?

Questa domanda non è teorica. Dopo il 7 ottobre 2023, le autorità tedesche hanno registrato un’impennata di episodi antisemiti legati a manifestazioni filo-palestinesi. Non si tratta solo di frange radicali: la retorica anti-israeliana, quando non vigilata, può facilmente scivolare in ostilità verso gli ebrei. E se questo virus ideologico entra nei partiti, il danno è sistemico.

Emblematico è il caso di Zohran Mamdani, appena eletto sindaco di New York. Musulmano praticante, primo sindaco islamico della Grande Mela, progressista e socialista, Mamdani è diventato un’icona della sinistra radicale americana. Ma è anche al centro di polemiche per le sue posizioni su Israele e la delegittimazione dello Stato ebraico.

Il neo eletto sindaco non ha mai nascosto di ritenere Israele uno Stato di apartheid, né di appoggiare il movimento BDS. Il giorno successivo al 7 ottobre – quando ancora non c’era guerra e le vittime erano solo israeliane – ha rilasciato una dichiarazione in cui condannava la violenza “da entrambe le parti”, ribadendo che la battaglia per la liberazione palestinese resterà centrale nella sua politica.

Anche la moglie, Rama Duwaji, illustratrice siriana di 28 anni, esprime apertamente il suo attivismo su Instagram: disegni dedicati alla Flotilla, bandiere palestinesi, immagini di pentole vuote con scritte come “è fame deliberata” o “end of genocide”. Entrambi colti, moderni e perfettamente integrati, Mamdani e consorte non appaiono come estremisti, ma come parte del nuovo establishment progressista. Ed è proprio questo a rendere inquietante il caso: la nuova generazione di politici musulmani non agisce più ai margini, ma al centro del potere. Se non distingue chiaramente tra solidarietà palestinese e antisemitismo, il rischio è che l’ideologia identitaria contamini la democrazia dall’interno.

Il segnale, in Europa, è già arrivato. La Germania ha cancellato diversi mercatini di Natale per motivi di sicurezza: un gesto simbolico che racconta una verità scomoda. La convivenza è sotto stress, anche per l’incapacità delle istituzioni di pretendere da tutti – nessuno escluso – l’adesione ai valori fondamentali: la laicità e il rispetto dell’altro.

La sfida non è solo politica, ma culturale. Se l’Europa vuole essere davvero inclusiva, deve smettere di confondere integrazione con indulgenza. Altrimenti, il multiculturalismo rischia di diventare un alibi per l’erosione dei principi liberali. E guardando alle piazze di Berlino, Londra, Parigi e Roma, questa erosione sembra già cominciata.

Un esempio arriva proprio dalla Germania. Il Ministero degli Interni, guidato da Alexander Dobrint, ha appena messo al bando l’associazione politica Muslim Interaktiv, la cui agenda prevedeva la creazione di un califfato in Germania, insieme all’ostilità verso Israele e al disprezzo per donne e minoranze. Non è un caso isolato: sotto osservazione ci sono anche i gruppi “Generation Islam” e “Realität Islam”. Berlino, Amburgo e diverse città dell’Assia sono oggi monitorate da vicino.

Come ha dichiarato il sindaco di Amburgo, Peter Tschentscher (SPD), “le ambiguità travestite da pluralismo non verranno più tollerate”. Chi vuole vivere in uno Stato democratico deve accettarne le regole: rispetto per chi la pensa diversamente, difesa della memoria storica, riconoscimento della dignità di ogni minoranza.

In particolare, oggi più che mai, è necessario un argine netto all’antisemitismo. Senza eccezioni. Senza ambiguità.

Se Berlino vigila, Londra si interroga e Parigi si divide, resta aperta la domanda: New York sarà all’altezza della sfida democratica che essa stessa ha contribuito a definire?

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redazione@ilriformista.it

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