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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
07.11.2025 Torture senza pubblico, le sevizie inflitte agli ostaggi
Analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 07 novembre 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Torture senza pubblico»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 07/11/2025, a pagina 1, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "ITorture senza pubblico".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Le sevizie inflitte agli ostaggi israeliani a Gaza e in Iraq non danno  dividendi mediatici | Il Foglio
Il ventenne israeliano Rom Braslavski, rapito dalla Jihad islamica, ha raccontato per la prima volta le torture e le violenze sessuali subite durante oltre due anni di prigionia. Anche la ricercatrice Elizabeth Tsurkov, sequestrata in Iraq da una milizia filo-iraniana, ha descritto abusi simili. Ma, a differenza dei casi mediatici contro Israele, queste torture restano senza pubblico né indignazione internazionale

Roma. “Mi hanno spogliato di tutti i miei vestiti, anche della biancheria intima. Poi mi hanno legato e lasciato senza cibo”. Aparlare, in quella che è la più drammatica testimonianza di un ostaggio dal 7 ottobre, è il ventenne israeliano Rom Braslavski. Rapito dal Jihad islamico palestinese il 7 ottobre mentre lavorava come guardia al festival musicale Nova, da quel giorno Rom è stato tenuto prigioniero per più di due anni e in un’intervista rilasciata al programma Hazinor del canale 13 israeliano e alla Cnn ha parlato per la prima volta della sua terrificante esperienza: “Ho pregato Dio di tirarmi fuori da questa situazione”, ha raccontato ammettendo di aver “subìto violenza sessuale. Il loro scopo principale era umiliarmi e calpestare la mia dignità. E’una cosa che nemmeno i nazisti facevano”. Come Rom, anche Amit Soussana e Ilana Gritzewsky hanno parlato delle aggressioni sessuali patite durante la prigionia, ma la testimonianza di Rom è la prima di un uomo. “E’ difficile per me parlare di quella parte in particolare. E’ dura. E’ stata la cosa più orribile. Sono tornato dall’incontro con il diavolo”.

Lo stesso giorno dell’intervista a Braslavski, il New YorkTimes ha parlato con un altro ostaggio israeliano, stavolta una donna, Elizabeth Tsurkov, non rapita da Hamas, ma dai terroristi filoiraniani in Iraq. La ricercatrice, liberata a settembre dopo oltre due anni e mezzo di prigionia in Iraq, ha raccontato per la prima volta nel dettaglio le torture durante la detenzione da parte della milizia sciita KataibHezbollah quando hanno scoperto che era israeliana.

Tsurkov ha descritto un periodo segnato da violenze fisiche, elettroshock, abusi sessuali e isolamento estremo. Rapita il 21 marzo 2023 a Baghdad, dove si trovava per una ricerca accademica come dottoranda a Princeton, Tsurkov è stata torturata e aggredita sessualmente. “Mi hanno frustata dappertutto e mi usavano come un sacco da boxe, questo dente manca per questo”, ha detto indicando una fessura nella bocca. L’hanno appesa al soffitto e picchiata fino a farla svenire. L’hanno torturata con la corrente elettrica e costretta ad assumere posizioni che le hanno causato lesioni alla schiena e alle spalle. Quando ha perso conoscenza, le hanno gettato acqua sul viso per svegliarla e riprendere la tortura.

Ma a differenza degli abusi israeliani, veri o presunti, sui terroristi palestinesi in carcere e di Abu Ghraib, le torture di Braslavski e Tsurkov non hanno pubblico, non producono consenso politico né dividendi mediatici. Nei tunnel di Hamas e delle milizie iraniane si muore e si sevizia senza telecamere. Tragedie senza pubblico.

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