Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
La realtà sugli aiuti umanitari a Gaza Analisi di Nicoletta Ferragni
Testata: Setteottobre Data: 04 novembre 2025 Pagina: 1 Autore: Nicoletta Ferragni Titolo: «La realtà sugli aiuti umanitari a Gaza»
La realtà sugli aiuti umanitari a Gaza Analisi di Nicoletta Ferragni
Da quando è iniziata la tregua, a Gaza sono arrivati 12mila camion di aiuti alimentari, di cui più di 4mila solo nell'ultima settimana. Meno del 20% è stato gestito dall'ONU. E dal 2024, più di 5mila persone sono state evacuate da Gaza per cure in paesi sicuri. Queste cifre non sono certamente quelle di un "genocidio". L'Italia è fra i maggiori contributori, con buona pace di chi accusa il governo di essere "complice in genocidio".
Dal 10 ottobre 2025, data di avvio del cessate il fuoco, nella Striscia sono entrati oltre 12.000 camion di aiuti: la media giornaliera è salita dai circa 180 di settembre a circa 600 in ottobre. Nell’ultima settimana censita (26 ottobre–2 novembre) ne sono stati registrati 4.208, inclusi 38 autobotti di carburante e gas: 763 il 26/10, 790 il 27/10, 825 e 918 raccolti per la distribuzione il 28 e 29/10, 912 il 30/10; il 31/10 e il 1/11 gli ingressi sono stati sospesi perché la quota settimanale era già stata raggiunta. Dall’inizio della guerra, gli aiuti superano 2,1 milioni di tonnellate via terra, aria e mare, con oltre il 60% dei transiti sul valico di Kerem Shalom. L’afflusso massiccio ha un effetto misurabile: i prezzi dei generi alimentari stanno scendendo.
La filiera degli aiuti è composita: meno del 20% dei carichi è stato gestito dalle agenzie Onu, il 30% dal settore privato e il restante 50% da Stati e organizzazioni internazionali. In questo quadro l’Unione Europea svolge un ruolo centrale: coordinamento, standard logistici, co-finanziamenti e meccanismi di controllo hanno reso possibile l’aumento del throughput ai valichi e la distribuzione interna. L’Italia, spesso ignorata nelle polemiche, è tra i principali contributori: fondi, beni di prima necessità, supporto medico e capacità di trasporto hanno inciso in modo concreto sull’incremento dei flussi. È un dato che smentisce le accuse, diffuse in ambienti propal, secondo cui Roma sarebbe inerte o complice; i numeri raccontano l’opposto.
Sul versante israeliano, i dati operativi indicano che Israele sta ottemperando perfettamente agli accordi di pace e alle intese umanitarie con i partner internazionali: corridoi aperti, priorità ai carichi sensibili, potenziamento dei controlli per accelerare l’ingresso senza rinunciare alla sicurezza. Più del 60% dei camion transita infatti da Kerem Shalom, snodo che Israele ha mantenuto funzionale proprio per facilitare l’afflusso. Va rimarcato che, laddove iniziative parallele hanno deluso – il riferimento è alla cosiddetta Flotilla, risultata un bluff perché priva di carichi umanitari significativi da consegnare ai civili di Gaza – è Israele a garantire la continuità della fornitura massiva di beni: cibo, medicinali, indumenti, combustibili.
C’è poi un punto geopolitico che merita chiarezza. I Paesi arabi della regione sono spesso in prima fila nelle condanne verbali di Israele, ma sul piano dei contributi materiali diretti alla popolazione di Gaza l’impegno appare intermittente e non paragonabile, per volumi e tracciabilità, a quello europeo. L’UE e gli Stati membri – Italia inclusa – sostengono i corridoi, finanziano il procurement e assicurano standard umanitari verificabili. È un divario che pesa: senza questa architettura, difficilmente si sarebbe passati dai 180 camion/giorno di settembre ai circa 600 di ottobre.
Infine, l’aspetto sanitario: dal 2024 circa 5.200 persone, tra adulti e bambini, sono state evacuate per cure; nella settimana considerata, 500 minori con i rispettivi accompagnatori hanno avuto accesso a percorsi medici dedicati. Anche qui, la cooperazione tra Israele, partner europei e attori umanitari ha reso possibile un risultato concreto, lontano dalle narrazioni ideologiche. I numeri mostrano che quando logistica, sicurezza e responsabilità politica convergono, l’assistenza arriva davvero alle persone.