Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele nega il salvacondotto ai terroristi ancora nei tunnel Analisi di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 04 novembre 2025 Pagina: 5 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: «Israele nega il salvacondotto ai terroristi ancora nei tunnel»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 04/11/2025, a pagina 5, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Israele nega il salvacondotto ai terroristi ancora nei tunnel".
Iuri Maria Prado
Centinaia di terroristi di Hamas, intrappolati nei tunnel della Striscia di Gaza, laddove l'esercito israeliano non si è ancora ritirato. Ma l'IDF non si ritira e non lascia un salvacondotto ai terroristi, finché non verranno restituiti i corpi degli ostaggi assassinati, come previsto nel piano di pace.
Ancora ieri pomeriggio non era chiaro perché Israele avesse lasciato trapelare – o comunque non avesse negato – la disponibilità a concedere un salvacondotto ai duecento terroristi di Hamas intrappolati, e ancora in armi, nella sezione della Striscia controllata dallo Stato ebraico.
La consegna, proprio l’altra notte, dei corpi di tre ostaggi è stata interpretata da alcuni come l’ennesimo esperimento del traffico ricattatorio organizzato da Hamas, questa volta nel tentativo di ottenere l’estrazione senza danni dei propri miliziani “concedendo” la restituzione di quelle spoglie. Tutto si può dire, tranne che fosse un’interpretazione forzata.
I terroristi di Gaza hanno infatti trafficato non solo con gli ostaggi ancora vivi, ma persino con i resti di quelli assassinati: prima rifiutandosi di restituirli, poi consegnando pezzi di corpi nemmeno appartenenti alle vittime, infine inscenandone il ritrovamento in finte operazioni di ricerca, dopo averli seppelliti davanti al personale della Croce Rossa che assisteva allo spettacolo a braccia conserte.
Ma si tratta ancora una volta della prova che i terroristi di Gaza cedono solo se, e solo quando, percepiscono di non potersi sottrarre a pressioni decisive. Quei duecento sono “intrappolati” proprio perché, e solo perché, sono state frustrate le ambizioni di Hamas di ottenere un ritiro più ampio dell’esercito israeliano dalla Striscia.
Non è un caso che, questa volta, non sia apparso scandaloso il puntuale proclama di Bezalel Smotrich, il quale aveva definito oltraggiosa l’ipotesi che quei miliziani potessero rientrare impunemente nella propria ridotta dopo gli attacchi – in violazione del cessate il fuoco – contro i soldati israeliani. La realtà è che, questa volta, le dichiarazioni di quell’oltranzista riproducono un sentimento diffuso, lo stesso che ispirava giorni addietro persino le famiglie degli ostaggi: vale a dire l’indisponibilità a qualsiasi concessione se Hamas non avesse adempiuto integralmente ai propri obblighi.
Un discorso di angolatura più ampia riguarda poi gli interrogativi su quanto possa durare questa sorta di status suddiviso di Gaza, con una parte presidiata e l’altra abbandonata alle convulsioni di ciò che rimane del potere di Hamas. Nessuno crede che possa durare troppo: tutti sanno che difficilmente la parte de-radicalizzata di Gaza (semmai lo fosse davvero) riuscirebbe a contaminare positivamente l’altra. Molto più facilmente, invece, accadrebbe il contrario.
Ed è uno sviluppo che lo Stato ebraico non può scongiurare da solo, senza l’intervento – in termini di fondi e di presenza diretta – degli Stati arabi sul terreno.
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