Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Hamas continua a rivelarsi per la sua brutalità: esecuzioni pubbliche di presunti traditori, restituzione fraudolenta dei resti degli ostaggi e messinscene macabre
In questi giorni il mondo continua a scoprire dettagli inquietanti sull'organizzazione terroristica Hamas, che alcuni organi di informazione continuano a chiamare “Movimento islamico palestinese.” In primo luogo, ci sono stati i video scioccanti di “militanti” che davano la caccia a deirivali etichettati come traditori ai fini della causa. Alcuni per strada se la cavano con un proiettile nel ginocchio, altri vengono giustiziati, sempre in mezzo alla strada, senza alcuna forma diprocesso. Come parte dell'accordo di cessate il fuoco, Hamas si è impegnata a restituire i resti di 28 ostaggi. Lo sta facendo con riluttanza e in evidente malafede. Le bare restituite non sempre contengono i resti degli israeliani assassinati: a volte sono quelli di un militante deposto lì “per errore.” Ci sono anche le sordide messinscene. Ad esempio, secondo Le Figaro, che di solito non è molto critico nei confronti di Hamas, “In un video ampiamente diffuso sui social media, si vedono diverse persone simulare il ritrovamento di un corpo sepolto tra le rovine. Tre rappresentanti della Mezzaluna Rossa si presentano per esaminare il sacco bianco, mentre un altro uomo sembra filmare la scena con il suo cellulare.” Le Figaro menziona anche, con un insolito tocco di simpatia, i funerali degli ostaggi assassinati, le cui spoglie sono state restituite a Israele. Un esempio: “Rapito durante l'attacco terroristico, Tamir Adar è tornato nella terra del kibbutz che difendeva. Le sue spoglie, restituite nell'ambito del cessate il fuoco, simboleggiano per Israele la fine di un lungo ciclo di sofferenza e la speranza di un ritorno alla vita per le comunità devastate del Sud.”
E poi ci sono i racconti dei sopravvissuti, ampiamente riportati dai media. Gli ostaggi israeliani liberati stanno rilasciando le loro prime testimonianze, i loro volti portano ancora i segni del loro calvario. Due anni nell'oscurità dei sinistri tunnel di Hamas, a volte tenuti in completo isolamento, sottoposti a gravi torture, comprese le violenze psicologiche. Ne porteranno a lungo le cicatrici.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite non ha ancora trovato il tempo di condannare queste gravi violazioni del Diritto di guerra e del Diritto umanitario in generale. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa non ritiene necessario scusarsi per non aver chiesto con forza di poter accedere agli ostaggi. Tuttavia, a Gaza si stanno riprendendo gli eventi culturali. Martedì 28 ottobre il Ministro della Cultura palestinese, Imad Hamdan, ha inaugurato il primo Gaza International Women's Film Festival, durante una cerimonia tenutasi a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, in occasione della Giornata Nazionale della Donna Palestinese. Il festival, organizzato da diverse istituzioni arabe e internazionali in collaborazione con il Ministero della Cultura, attraverso il cinema, mira a mettere in luce le problematiche che le donne palestinesi devono affrontare.
Stiamo ancora aspettando l’inizio della diminuzione in tutto il mondo delle manifestazioni anti-israeliane.