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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
02.11.2025 Il dossier di Netanyahu
Analisi di Lorenzo Vita

Testata: Il Riformista
Data: 02 novembre 2025
Pagina: 4
Autore: Lorenzo Vita
Titolo: «I dossier di Netanyahu, discordie con gli Usa e tensioni in Libano: l’ipotesi 'modello Gaza' per disarmare Hezbollah»

Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 01/11/2025, a pagina 4, l'analisi di Lorenzo Vita dal titolo: "I dossier di Netanyahu, discordie con gli Usa e tensioni in Libano: l’ipotesi 'modello Gaza' per disarmare Hezbollah".


Lorenzo Vita

Quanto reggerà la tregua a Gaza? Quanto reggerà la tregua in Libano? Netanyahu deve gestire i rapporti (non semplici) con Donald Trump prima che scoppi un conflitto in Cisgiordania e soprattutto prima che scoppi di nuovo quello in Libano, dove Hezbollah non vuole il disarmo.

Quanto reggerà la tregua a Gaza? La domanda aleggia da quando è iniziato il cessate il fuoco. Donald Trump ha ribadito che la guerra è finita. Ma le violazioni dell’intesa, i raid delle Israel defense forces e i ritardi di Hamas nel mantenere la promessa di consegnare i corpi degli ostaggi lasciano la pace appesa a un filo. Ieri, la milizia ha ripreso la ricerca dei cadaveri oltre alla Linea Gialla, cioè nelle zone controllate dall’Idf. Ma per lo Stato ebraico, Hamas starebbe solo guadagnando tempo per riprendere fiato e il controllo delle aree rimaste libere dalle forze israeliane.

I dubbi in Israele restano, anche se sia la milizia che il premier Benjamin Netanyahu sembrano intenzionati a non far deragliare l’accordo. Ieri, i rappresentanti della Croce Rossa hanno accompagnato dei membri di Hamas per cercare corpi vicino a Khan Younis. Israele ha consegnato altre 30 salme di palestinesi morti in prigionia come scambio per avere ricevuto i resti di due ostaggi, Amiram Cooper e Sahar Baruch. E se il gruppo che controlla Gaza vuole evitare di mostrare a Washington e ai partner arabi di non volere rispettare l’accordo, l’obiettivo di Netanyahu è soprattutto quello di non irritare Trump.

Perché gli Stati Uniti, nonostante la solida alleanza e l’amicizia che lega The Donald a Bibi, non appaiono perfettamente allineati alle mosse dello Stato ebraico. Il Washington Post ha rivelato un rapporto segreto, interno all’amministrazione americana, in cui sono state segnalate “centinaia” di potenziali violazioni delle leggi Usa sui diritti umani da parte delle forze israeliane durante il conflitto a Gaza. Si tratta di un rapporto basato sulla Legge Leahy, la norma che vieta l’assistenza di Washington a forze straniere accusate di gravi violazioni dei diritti umani. E il report, concluso poco prima che Hamas e Israele siglassero il cessate il fuoco, conferma come all’interno del Dipartimento di Stato americano vi sono strutture che indagano sullo Stato ebraico a prescindere dall’alleanza politica.

Inoltre, sempre sul fronte di Gaza, Axios ha rivelato che gli Stati Uniti hanno offerto ai membri di Hamas un passaggio sicuro dalle zone controllate da Israele a quelle controllate dal gruppo. Una finestra di 24 ore per fuggire dalla zona a est della Linea Gialla, che serve agli Usa per tenere buona Hamas e che è stata di fatto accettata da Israele nonostante l’Idf abbia detto che questi miliziani si nascondono nei tunnel e continuano a rappresentare una minaccia per le truppe. E a proposito di tensioni tra i due Paesi, si segnala anche la decisione del segretario all’Energia Chris Wright di annullare la sua visita in Israele, programmata per la prossima settimana, dopo che il suo omologo Eli Cohen ha deciso di non ratificare un mega accordo per esportare gas all’Egitto senza garanzie sul mercato interno israeliano. Una mossa che non è piaciuta a Washington né alla Chevron, che gestisce il giacimento Leviathan.

Per Netanyahu si tratta di nodi da sciogliere il prima possibile. La destra radicale incalza. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha pubblicato un video in cui visita una prigione con detenuti palestinesi sdraiati sul paviment e a faccia in giù mentre invoca per loro la pena di morte. Le elezioni non sono più così lontane. E intanto, Bibi deve capire come gestire sia gli alleati interni che quelli esterni (cioè gli Usa) mentre rischia di esplodere il fronte della Cisgiordania (dove aumenta la tensione tra coloni e residenti palestinesi) ma soprattutto quello del Libano. L’Idf ha continuato anche ieri i raid sul Paese dei cedri contro esponenti di Hezbollah. Fonti dell’intelligence israeliana e di altri Paesi arabi hanno detto al Wall Street Journal che il movimento sciita si sta riarmando, anche nel sud. Il quotidiano L’Orient Le Jour ha rivelato che dopo la visita a Beirut dell’inviata americana Morgan Ortagus si parla di una soluzione “modello Gaza”, con un sud demilitarizzato, Hezbollah disarmato e l’area, una “zona economica” gestita da Beirut insieme a forze internazionali. Ma il rischio è che il Libano rifiuti, il Partito di Dio rialzi la testa e Israele punti a una nuova pesante operazione militare.

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