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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
02.11.2025 Giusti filosofi
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 02 novembre 2025
Pagina: II
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Giusti filosofi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/11/2025, a pagina II, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Giusti filosofi".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

The Foundation — Roger Scruton Legacy Foundation
Mentre tanti intellettuali italiani sostenevano la Cina di Mao, Roger Scruton e Simon Leys coltivavano il dissenso anticomunista

Mentre in Italia Dario Fo ci spiegava che “qui da noi l’uomo è una merce e in Cina c’è una concezione profonda della vita che determina tutto quanto”; Alberto Moravia che “i cinesi hanno il necessario ma non il superfluo”; Umberto Eco che “l’uniformità del costume cinese è il segno del sacrificio che tutta una comunità fa per garantire un minimo di benessere a tutti” e lo psichiatra Franco Basaglia che “in Cina i malati sono curati politicamente, con il pensiero di Mao”, un professore inglese di filosofia varcava la Cortina di ferro non per cercare il paradiso dei lavoratori, ma per aiutare i dissidenti.

Insegnava filosofia all’Università di Londra quando Roger Scruton rispose a un invito a tenere un seminario privato a Praga. Una sua amica, Kathy Wilkes, aveva ricevuto a Oxford una richiesta da un dissidente ceco: “Perché non ci fai visita? Perché visiti solo quelle università ufficiali dove non insegnano altro che sciocchezze marxiste?”. Scruton così andò a Praga. “Ovunque aleggiava nell’aria lo stesso silenzio carico di attesa, come quando viene annunciato un raid aereo e la città si nasconde dalla sua imminente distruzione”. Scruton trovò una stanza piena di gente. “Mi resi conto che ci sarebbe stato davvero un raid aereo e che, in un certo senso, il raid aereo ero io”.

C’erano i resti malconci dell’intellighenzia praghese dopo l’invasione sovietica: vecchi professori con gilet logori, poeti dai capelli lunghi, studenti a cui era stato negato l’accesso all’università per i “crimini” politici dei genitori, preti in borghese, romanzieri, un rabbino e uno psicoanalista. Scruton scoprì che appartenevano tutti alla stessa professione: il fuochista. Chi alimentava le caldaie negli ospedali, chi i condomini, chi le scuole. Alcuni giovani erano stati espulsi dall’università per aver organizzato gruppi di lettura. Altri erano stati puniti come membri della “cospirazione sionista imperialista”.

Il filosofo conservatore venuto da Londra si stava rivolgendo a una stanza di blasfemi i cui “crimini” consistevano nel pronunciare la parola sbagliata, leggere il libro sbagliato, appartenere alla rete sbagliata e, in generale, confidare nella libertà della mente. Slogan deturpavano le facciate degli edifici: “lotta per la pace”, “fratellanza con l’Unione sovietica” e simili sciocchezze, che catturavano l’attenzione di Scruton perché coincidevano, più o meno, con il gergo in voga nei campus britannici. “Praga sembrava isolata dal mondo reale, una reliquia di una vita scomparsa, congelata nella sua posizione finale. Arrivarci era come entrare nella stanza di qualcuno che è morto, i cui beni giacciono intatti e in decomposizione dove li ha lasciati”.

Scruton incontrò Jiri Müller a Brno e proprio a Brno in questi giorni c’è una mostra su Scruton, scomparso nel gennaio 2020, sui “filosofi inglesi che sostennero ladissidenza”.

Quel giorno, Jiri chiese a Scruton dei nastri per registrare la storia della letteratura ceca, Bibbie per una chiesa luterana, kippah e altri oggetti sacri per una sinagoga segreta. Oltre a insegnare filosofia a Londra e a scrivere una rubrica per il Times, Scruton stava reclutando accademici da Oxford e Cambridge per condurre seminari a Praga e contrabbandare libri proibiti. Avrebbe arruolato Tom Stoppard, Yehudi Menuhin e Iris Murdoch.

La prima volta che Scruton arrivò in Polonia fu nel 1979. “Il paese stava ribollendo a causa dell’elezione di Karol Wojtyla. C’era il Papa polacco e la sensazione che qualcosa stesse cambiando, che il terreno cominciasse a tremare”. Ma scendendo dal treno a Cracovia, il silenzio totale. “E’ stata la cosa che mi ha colpito di più. Dappertutto, silenzio. Se andavi in un bar o in un ristorante, non c’era rumore. Il rumore della vita si era spento. Ho visto volti che non sorridevano se non sarcastici, che non ti guardavano se non sospettosi, che non parlavano se non a sussurri. Era come se l’intero paese fosse minacciato da un nemico segreto e nessuno sapeva da dove sarebbe venuto il primo colpo”.

In Polonia costituì il Fondo Jagellonico: forniva materiali e assistenza alla stampa samizdat, organizzava conferenze a cui potevano partecipare i colleghi occidentali.

Questo conservatore che trasudava “Old Britain”, a cominciare dalla sua casa in cima a tre rampe di scale di fronte a Fortnum & Mason, un tempo dimora di Byron, Isaiah Berlin e Aldous Huxley, strinse amicizia con Karel Palek, saggista, filologo, linguista, editore e critico ceco, e con lo scienziato politico Rudolf Kucera. Scruton ricorderà che nel 1983 fu portato da Kucera a incontrare Palek, “vestito in modo vistoso con un fazzoletto di seta e un panciotto abbottonato, parlava un francese impeccabile e aveva una barba asburgica”, sotto il suo nome in codice “Fidelius” e che lo accolse con la domanda: “Sei Elizabeth?”.

“Elizabeth” era uno dei nomi in codice di Scruton, che pubblicò i lavori di Kucera e di Palek nella Salisbury Review, la rivista della rivoluzione thatcheriana. “Nessunodi loro ripeteva gli slogan marxisti che erano dominanti nella mia università a Londra”.

Frequentava accademici, scrittori, intellettuali che ufficialmente non esistevano, ma che erano più vivi dei suoi colleghi inglesi. Vaclav Havel accorreva ad ascoltarlo. Fece amicizia con il filosofo Radim Palous, “veterano dei seminari clandestini, che aveva perso la cattedra dopo l’invasione sovietica, viveva nella casa medievale sopra il mulino a Kampa, il luogo urbano più pittoresco d’Europa. Sebbene il suo appartamento fosse sorvegliato giorno e notte, sedeva lì tra libri e mobili come un vecchio calzolaio tra le scarpe lasciate dai clienti morti da tempo, ignorando il disastro oltre le mura”. Quando poteva, Scruton andava nella chiesa di San Giacomo. Sotto un banco, un samizdat della chiesa clandestina.

Un giorno la polizia arrestò Jacques Derrida, il filosofo di sinistra amico personale di Mitterrand. La polizia segreta non aveva fatto i compiti e, arrestando Derrida, aveva scatenato una crisi diplomatica che li aveva costretti ad allentare la morsa sul dissenso. La sua notte in prigione con uno zingaro ubriaco guarì Derrida dal suo orientamento di sinistra.

Imprigionato, espulso e messo all’indice nel 1985, Scruton avrebbe continuato la sua attività in Ungheria e in Polonia, 

immergendosi in quel mondo di censura e terrore intellettuale. Ha scritto Arkady Rzegocki, ambasciatore polacco a Londra: “Scruton ha avuto un impatto diretto sulla trasformazione democratica dell’Est e ha sostenuto i dissidenti, in particolare accademici e intellettuali, in Polonia, Ungheria e nell’allora Cecoslovacchia”.

Scruton faceva lezione su Kant, Hegel e Wittgenstein a Lublino, Praga, Budapest, Danzica, Cracovia, Pozna, Varsavia e Breslavia. Sostenne Solidarnosc, “una rivoluzione contro il socialismo, contro l’economia pianificata, contro l’ateismo, la propaganda e il governo di partito; una rivoluzione a favore del patriottismo, di una tradizione redenta e di una storia ritrovata, a favore della proprietà privata, istituzioni autonome, principio religioso, indipendenza giudiziaria e stato di diritto”. Tutto quello che dovrebbe avere a cuore un conservatore. Nonostante la fama, rimase sempre quell’accademico a proprio agio “più all’ateneo di Lublino che a Cambridge”.

Mentre Scruton visitava i paesi oltre Cortina, un famoso sinologo belga sculacciava i miagolanti intellettuali comunisti italiani. “Leys, l’homme qui a déshabillé Mao” è il titolo di un documentario uscito in Francia su Simon Leys, che ha smontato la “maolatria” che mandava in giubilo intellettuali come Antonioni, Bellocchio, Parise e Rodari.

Fu così che le certezze di Maria Antonietta Macciocchi ebbero la peggio in una celebre puntata di “Apostrophes”, in cui Bernard Pivot la riceveva dopo la pubblicazione di “Della Cina” (1971). Leys (lo pseudonimo scelto da Pierre Ryckmans) era in studio e la distrusse in diretta. Era il 27 maggio 1983 e il tema era “gli intellettuali di fronte al comunismo”.

La Macciocchi, saggista e giornalista, presentava la sua autobiografia “Deux mille ans de bonheur”, titolo che citava a suo dire una frase pronunciata da Mao. Leys aveva pubblicato, nel 1971, “Gli abiti nuovi del presidente Mao”, un grande libro antitotalitario. Sul palco, Macciocchi recitò la natura mistica della sua relazione con Mao, con il maoismo, con la Rivoluzione culturale e con il marxismo-leninismo cinese. Leys replicò che quella famosa Rivoluzione culturale non aveva nulla di rivoluzionario e ancor meno di culturale: era in realtà una lotta di Mao e dei suoi per riconquistare un potere perduto all’interno del partito e del paese, un vero e proprio colpo di Stato.

“Gli sciocchi dicono cose sciocche, come i meli producono mele”, rispose Leys a Macciocchi. Abbatté così la tesi dei maoisti europei, secondo i quali la Rivoluzione culturale era un cambio di paradigma civile. Poi, per affondare ancora di più il coltello nel suo maoismo, Leys si rivolse così alla giornalista napoletana: “Mao non ha mai potuto augurarle duemila anni di felicità perché l’espressione non esiste nemmeno in cinese. Non esiste nemmeno in dialetto hunanense. Lei potrebbe dubitare della mia competenza in materia perché ho un grande naso. Ma chieda a qualunque cinese come si dice ‘duemila anni di felicità’: non esiste. E’ la più veniale delle sue invenzioni, rispetto a quello che si trova nel resto della sua opera”. E ancora: “Nella Cina della signora Macciocchi gli operai rifiutano gli aumenti salariali e ritengono superflui i sindacati, i contadini praticano la filosofia e il pensiero di Mao fa crescere le arachidi. Penso che gli idioti dicano cose stupide, come i meli producono mele. E’ nella natura, è normale. Il problema è che ci sono lettori che li prendono sul serio. Del lavoro sulla Cina della Macciocchi, la cosa più caritatevole che si possa dire è che è totalmente stupido; perché se non lo si accusasse di essere stupido, bisognerebbe dire che è una truffa”. La maoista italiana finirà al Parlamento europeo.

Quanto a Leys, ebbe la colpa di resistere alle seduzioni della menzogna, di non lasciarsi trascinare dal conformismo ideologico e di rifiutare il servilismo, così venne accusato di essere un “dilettante”, un “falsario”, un “agente della Cia”, un “ignorante”: la porta gli fu chiusa. Non gli fu mai permesso di insegnare in un’università francese (Jean Chesneaux, il sinologo che curò con Umberto Eco “I fumetti di Mao”, gli fece terra bruciata intorno). E oggi anche in Italia non si trova un solo libro di Leys (a parte il suo Confucio curato per Adelphi).

Quando cadde il muro di Berlino, i dipartimenti di storia e politica del college di Scruton – il Birkbeck, presso l’Università di Londra – convocarono una riunione per discutere cosa stava succedendo. Sebbene Scruton fosse noto per aver costruito le reti culturali clandestine nell’Est, non gli fu chiesto di parlare. Invece chiamarono EricHobsbawm, lo storico di sinistra e del “Secolo Breve”, e Perry Anderson, fondatore della New Left Review. Entrambi avevano adulato il vecchio ordine sovietico. Erano loro, i perdenti, a mettersi dalla parte dei vincitori.

La storia avrebbe reso giustizia al solitario conservatore britannico e al proteiforme filologo belga; ma, essendo la storia maestra senza allievi, oggi le stesse università che esclusero Scruton e Leys hanno rivelato il loro volto più lugubre, attizzando i fuochi dell’odio per l’occidente, agghindandosi come centri studi totalitari e passando dal miagolare per il maoismo a marciare per l’islamismo.

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