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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Riformista Rassegna Stampa
01.11.2025 Il terrorismo sdoganato dalle università italiane
Analisi di Andrea Carteny

Testata: Il Riformista
Data: 01 novembre 2025
Pagina: 4
Autore: Andrea Carteny
Titolo: «Terrorismo sdoganato e memoria silenziata. Quale verità per il 7 ottobre?»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 01/11/2025, a pagina 4, l'analisi di Andrea Carteny dal titolo "Terrorismo sdoganato e memoria silenziata. Quale verità per il 7 ottobre?".

Andrea Carteny
Nei documenti emessi dagli organi accademici, si esprime solidarietà solo per i morti palestinesi, mai per quelli israeliani. Non si legge mai una sola riga sul pogrom del 7 ottobre, neppure nelle tre mozioni approvate dalla facoltà di Lettere dell'università La Sapienza.

Gli ambienti accademici e le università si sono mobilitati per la Palestina. Nelle ultime settimane appelli e raccolte firme hanno trovato il sostegno di migliaia di persone, tutti schierati “contro il genocidio dei palestinesi” e per la rottura delle relazioni con Israele, accusato di “dual use” e dunque di “connivenza con le politiche genocidiarie”. L’intera comunità accademica nazionale ha preso posizione: è il caso, non ultimo, della mobilitazione che ha trovato voce nell’assemblea della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma, dove l’organo collegiale composto da docenti, personale amministrativo e studenti ha discusso tre mozioni sulla questione, poi votate e approvate a larga maggioranza.

Anche in questo caso, in uno dei luoghi simbolo della partecipazione studentesca ai grandi movimenti internazionali – dal ’68 alla “Pantera” degli anni Novanta, fino alle mobilitazioni per il diritto allo studio e i diritti dei lavoratori – il dibattito si è articolato con forza e confronto, tra docenti e studenti, in una comunità consapevole della propria vocazione a entrare nel merito delle questioni, a porsi domande e a cercare risposte fondate su testimonianze, fonti e documenti.

All’indomani del 7 ottobre 2023, la reazione unanime di fronte alla barbarie dell’ultimo pogrom antiebraico – compiuto da terroristi provenienti dal territorio di Gaza, sotto controllo dell’organizzazione islamista Hamas – aveva visto anche questa comunità mobilitarsi in solidarietà con le vittime: ebrei, musulmani, cristiani, arabi, israeliani e stranieri, di ogni orientamento politico, adulti e bambini, donne e anziani. Circa 1.400 persone sterminate, violentate, bruciate, mutilate; oltre 200 rapite e tenute in ostaggio per giorni e mesi, molte delle quali non sopravvissute alla tortura della prigionia nei tunnel, alle violenze fisiche e psicologiche, fino alla liberazione o alla restituzione – in alcuni casi solo dei corpi – avvenuta due anni dopo.

Oggi, nel dibattito che accompagna la guerra totale scatenata dal pogrom del 7 ottobre e la catastrofe umanitaria nei territori sotto il controllo del gruppo terroristico che ancora trattiene ostaggi, mentre si preparano scambi di prigionieri tra sopravvissuti israeliani e detenuti palestinesi colpevoli di gravi reati, alcune mozioni e documenti approvati negli atenei ricordano – almeno per dovere storico – la data e gli autori di quella strage. In altri, invece, il dibattito prosegue con testi che, alla luce degli accordi per il cessate il fuoco, parlano di “genocidio, catastrofe umanitaria, liberazione dall’occupazione e dalla colonizzazione israeliana”, senza neppure menzionare il 7 ottobre.

È il caso della Facoltà di Lettere della Sapienza, dove le tre mozioni approvate – la prima contro l’operato di Israele nei territori occupati e per il ripristino delle attività umanitarie; la seconda per l’interruzione dei rapporti di cooperazione accademica con Israele e l’avvio di nuove collaborazioni con istituzioni palestinesi; la terza sulle implicazioni dei rapporti in essere e la pubblicazione della documentazione relativa con la richiesta di interrompere gli accordi dipartimentali – non riportano alcuna menzione del 7 ottobre, delle vittime, degli ostaggi rapiti quel giorno e dei pochi sopravvissuti rilasciati due anni dopo.

Sembra impossibile, ma un’assemblea così attenta ai fatti e al diritto umanitario, così sensibile alla violazione dei diritti delle popolazioni nel mondo, dimentichi in questo contesto “la” data e l’azione scatenante di Hamas. Silenziando la memoria delle vittime e la verità dei fatti, si rischia di aprire la strada allo sdoganamento del terrorismo e dei suoi protagonisti, già emerso – con la definizione di Hamas come “movimento di resistenza e di liberazione del popolo palestinese” – nel discorso pubblico di noti funzionari ONU e di esponenti politici di varia appartenenza.

Eppure, nelle università, nei luoghi dell’elaborazione scientifica e della formazione superiore, “l’inammissibile silenzio sulla verità”, evocato dagli stessi promotori di queste mozioni, non dovrebbe comprendere anche il silenzio sul 7 ottobre. Anche la Facoltà di Lettere della Sapienza, con il suo spirito critico, dovrebbe affrontare questa incoerenza e riaffermare, una volta per tutte, la memoria di tutte le vittime del pogrom del 7 ottobre 2023.

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redazione@ilriformista.it

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