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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Riformista Rassegna Stampa
01.11.2025 Francesca Albanese, semplicemente, si definisce da sé
Commento di Iuri Maria Prado

Testata: Il Riformista
Data: 01 novembre 2025
Pagina: 4
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «No, Albanese non è una 'strega'. Semplicemente, si definisce da sé»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 01/11/2025, a pagina 4, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "No, Albanese non è una 'strega'. Semplicemente, si definisce da sé".


Iuri Maria Prado

E' polemica sull'intervento dell'ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, che ha dato della "strega" alla relatrice speciale Francesca Albanese. Non è una strega, sicuramente. E' una militante antisionista che accusa di "genocidio" Israele senza portare prove e giustifica o meglio "comprende" il terrorismo dei palestinesi di Gaza, anche di fronte all'evidenza dei suoi orrori.

Definire Francesca Albanese “una strega” – come incautamente ha fatto l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite – non è solo sbagliato: è oltretutto, come si suol dire, controproducente. In modo del tutto gratuito, infatti, si rischia di farne la vittima di un dileggio che non serve a nulla, e certamente non serve a contrastare con la necessaria efficacia le scompostezze di cui si rende responsabile. Sono così tante e così gravi che basta e avanza rinfacciargliele, senza quell’inutile sovraccarico denigratorio.

Si prenda, per esempio, l’ultimo sproposito (che temibilmente non sarà l’ultimo) cui si è lasciata andare Albanese. In una conferenza stampa, l’altro giorno, rispondendo a una domanda sugli attacchi del 7 ottobre, ha dichiarato che in quell’occasione sono stati commessi dei crimini, consistenti nell’aver preso di mira i civili israeliani, e che essi erano stati presi di mira (“targeted”) da gruppi armati palestinesi “ma anche dall’esercito israeliano”.

Non è affatto una “strega” quella che dice queste cose. È una persona che non ricomprende nei crimini del Sabato Nero la tortura, il massacro e il rapimento dei soldati israeliani. Una che, parlando degli orrori commessi dai palestinesi il 7 ottobre, ne attribuisce la responsabilità esclusivamente ai “gruppi armati”, mentre è documentato – anche dalle Nazioni Unite, cioè l’istituzione per cui dovrebbe lavorare – che ai massacri parteciparono anche civili palestinesi.

Una secondo cui esisterebbero “prove” che l’esercito israeliano ha deliberatamente preso di mira e massacrato i civili israeliani. Una che, dunque, fa passare un eventuale ferimento o un’uccisione di un israeliano nel corso delle operazioni di contrasto al pogrom del 7 ottobre (eventi senz’altro possibili in un simile teatro di guerriglia) per un attacco dolosamente preordinato ad ammazzare i propri civili.

Una che, infine, nel discutere del più mostruoso massacro di ebrei dai tempi della Shoah e nel distribuire equamente in quel modo le responsabilità (un po’ sui palestinesi, un po’ sugli israeliani, che avrebbero attaccato sé stessi), esclude dal perimetro dei crimini meritevoli di menzione gli stupri, le decapitazioni, lo squartamento e l’uso del fuoco per bruciare famiglie intere.

Forse, si immagina, perché avrebbe qualche difficoltà a reperire la prova che un soldato israeliano abbia assassinato una nonna e la nipote autistica di dodici anni, o abbia rapito un lattante e il fratello di quattro, restituiti strangolati in due bare nere dai mostri che lei, Francesca Albanese, ritiene appartenenti a un movimento che dopotutto avrebbe fatto anche un sacco di buone cose.

Lei si definisce da sé. Non serve definirla in nessun altro modo.


redazione@ilriformista.it

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