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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
31.10.2025 Quasi dieci esecuzioni al giorno. Escalation di terrore a Teheran
Analisi di Ghazal Afshar

Testata: Il Riformista
Data: 31 ottobre 2025
Pagina: 7
Autore: Ghazal Afshar
Titolo: «Quasi dieci esecuzioni al giorno. Escalation di terrore a Teheran»

Riprendiamo dal RIFORMISTA, di oggi, 31/10/2025, a pagina 7, l'analisi di Ghazal Afshar dal titolo "Quasi dieci esecuzioni al giorno. Escalation di terrore a Teheran".


Ghazal Afshar

La pena capitale come strumento del terrore. Dopo aver perso la Guerra dei 12 Giorni con Israele, il regime iraniano è in crisi e ammazza i suoi cittadini in gran numero. E' record di esecuzioni: fino a dieci al giorno.

Mentre il mondo si muove verso il progresso dei diritti umani e l’abolizione della pena di morte, l’Iran, sotto il regime clericale, sta aumentando quotidianamente il tasso di esecuzioni, una chiara manovra politica radicata in un disperato tentativo di sopravvivenza.

Secondo rapporti attendibili di organizzazioni come Iran Human Rights Monitor (Iran HRM) e il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), il ritmo delle esecuzioni in Iran si è intensificato drasticamente. Dall’insediamento del “moderato” Pezeshkian nell’agosto 2024, il regime ha giustiziato 1.892 persone, tra cui 61 donne e almeno 7 minorenni al momento dell’arresto. Solo nel settembre 2025 si sono registrate 200 esecuzioni, il numero mensile più alto degli ultimi 36 anni.

Gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno descritto la situazione come “spaventosa”, con la Relatrice speciale Mai Sato che ha avvertito che le esecuzioni vengono eseguite “su scala industriale”. Nelle ultime settimane si è registrata una media di nove impiccagioni al giorno. Queste esecuzioni, che avvengano in luoghi segreti, nelle famigerate prigioni del Paese o in pubblico, sono condotte in condizioni barbariche e medievali. Nella maggior parte dei casi seguono un prolungato isolamento, gravi torture e vengono eseguite dopo che i condannati hanno già scontato lunghi periodi di pena, sottoponendosi a un’immensa pressione fisica e psicologica.

Questa pratica grottesca è un tentativo deliberato e inspiegabile da parte del clero di calpestare sistematicamente la dignità umana. Gli analisti suggeriscono che il ritmo senza precedenti delle esecuzioni del regime rifletta una profonda crisi. Di fronte a disordini diffusi dovuti a repressione, povertà e alta inflazione, aggravati dalla corruzione dei funzionari e dal saccheggio delle risorse nazionali, nonché dalle rinnovate sanzioni internazionali, le autorità stanno ricorrendo al terrore per mantenere il controllo.

Invece di dimostrare forza, l’escalation rivela la paura del regime di essere rovesciato. Con il diffondersi delle proteste, le richieste di “Libertà!” vengono accolte con esecuzioni e intimidazioni. L’esperta delle Nazioni Unite Mai Sato ha avvertito: “Il mondo non può rimanere in silenzio di fronte a tali sistematiche violazioni del diritto alla vita. La comunità internazionale è esortata a espellere il regime iraniano dagli organismi internazionali e a consegnare alla giustizia gli alti funzionari responsabili di decenni di crimini contro l’umanità. Affrontare un regime – ha ribadito – che governa attraverso le esecuzioni, non fa che alimentare la sua violenza”.

Ma l’ondata record di esecuzioni del 2025, la più mortale degli ultimi trentasei anni, non rivela forza, bensì la disperazione di un regime sempre più sull’orlo del collasso. Maryam Rajavi, Presidente eletta del CNRI, ha commentato in una dichiarazione del 2 ottobre: “Questa brutalità e ferocia indicano che la paura di Khamenei [leader del regime iraniano] della rabbia popolare cresce di giorno in giorno. Creando un’atmosfera di terrore e intimidazione, sta cercando di impedire una rivolta popolare. Ma questi massacri non fanno che rafforzare la determinazione delle masse insoddisfatte e dei giovani ribelli a cambiare il regime e sostituirlo con la democrazia e la sovranità popolare”.

Nel luglio 2025, i media iraniani controllati dallo Stato hanno invocato la ripetizione del massacro del 1988, quando in una sola estate vennero giustiziati oltre 30 mila prigionieri politici, perlopiù appartenenti alla Resistenza Iraniana. Successivamente, non a caso, due membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (principale movimento di opposizione) sono stati giustiziati.

Tuttavia, in Iran, la resistenza sta crescendo. La campagna “No alle esecuzioni del martedì”, giunta alla sua 90ª settimana, ha raggiunto oltre 52 carceri. Domenica 19 ottobre, dopo sette giorni di sciopero della fame da parte di 1.500 prigionieri nel carcere di Ghezel Hesar, sei detenuti trasferiti in isolamento in vista di un’imminente esecuzione sono stati riportati nel loro reparto.

E oggi più che mai è necessario che l’Occidente e la comunità internazionale sostengano questa campagna. È tempo che i colpevoli, i comandanti e i principali violatori dei diritti umani – gli stessi leader del regime clericale – affrontino la giustizia nei tribunali internazionali. La comunità internazionale non può e non deve chiudere gli occhi di fronte a Ghezel Hesar, alle migliaia di prigionieri nel braccio della morte e alle esecuzioni di massa quotidiane in Iran.

Mentre la tragedia iraniana continua a consumarsi, il mondo si trova di fronte a una scelta cruciale: agire con decisione o rischiare di vedere la storia ripetersi.

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redazione@ilriformista.it

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