Al Ministero: I Sindacati della scuola fanno professione di antisionismo
Lettera aperta di Andrea Atzeni

Andrea Atzeni
Buongiorno.
Ho recentemente ricevuto, inoltrati dal liceo presso il quale insegno nella casella di posta elettronica istituzionale, due messaggi accompagnati dai relativi allegati.
Si spacciano per legittime comunicazioni sindacali.
Escluderei tuttavia che la più faziosa propaganda politica debba o anche solo possa essere diramata tramite i canali scolastici ufficiali, specialmente quando priva di qualsiasi attinenza al mondo della scuola e ai suoi valori.
Si tratta anzi di contenuti apertamente opposti ai principi che la scuola è impegnata a difendere.
In particolare l'amministrazione scolastica ha da anni adottato le "Linee guida sul contrasto all'antisemitismo nella scuola", che illustrano chiaramente come l'antisionismo sia oggi una delle forme più insidiose di antisemitismo.
L'assemblea della USB aveva invece il compito dichiarato di difendere la "pratica [del]l’antisionismo come critica politica e storica", rivendicandola come "diritto di espressione, diritto di critica, di assemblea e di mobilitazione nei luoghi di studio e di lavoro".

Il convegno del CESTES, oltre a prendere posizione contro il piano di riarmo europeo, assimila il sionismo al colonialismo e accusa Israele di genocidio. Come se non bastasse, si presenta come iniziativa di formazione professionale.

Occorre segnalare che il personale scolastico poteva chiedere un permesso sindacale per assistere all'assemblea e, addirittura, di un "permesso giornaliero per formazione" allo scopo di seguire il convegno del CESTES.
Va detto che il CESTES, stando alle informazioni accessibili sul rispettivo sito, è costituito sostanzialmente da tre persone: un sindacalista ai vertici dell'USB, una "ricercatrice" dello stesso CESTES, un docente universitario che vanta collaborazioni con Cuba e Venezuela. Viene da chiedersi come tale ente possa essere accreditato presso il MIM.
In fiduciosa attesa di qualche gentile riscontro, porgo i più cordiali saluti,
Andrea Atzeni