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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
30.10.2025 Netanyahu avverte: Hamas sta ingannando tutti
Analisi di Giuseppe Kalowski

Testata: Il Riformista
Data: 30 ottobre 2025
Pagina: 7
Autore: Giuseppe Kalowski
Titolo: «Bibi ripristina la tregua, ma avverte: «Hamas sta ingannando tutti»»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 30/10/2025, a pagina 7, l'analisi di Giuseppe Kalowski dal titolo "Bibi ripristina la tregua, ma avverte: «Hamas sta ingannando tutti»".

Netanyahu avverte che la pace è ancora molto fragile, perché Hamas non ha alcuna intenzione di rispettare i punti del piano Trump e sta ingannando tutti.

La fragile tregua tra Israele e Hamas sembra reggere dopo l’uccisione di un soldato israeliano per opera di un cecchino al confine e l’inevitabile risposta dell’IDF contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. Alla conferenza stampa presso il governo israeliano – alla quale Il Riformista ha preso parte – il portavoce di Benjamin Netanyahu ha tuonato contro Hamas, lasciando trapelare l’atmosfera pesante ai piani alti dell’esecutivo. «Hamas sta ingannando tutto il mondo», ha detto. «Hamas sta ingannando Israele, sta ingannando il presidente americano Donald Trump e sta ingannando il mondo». Il bluff sulla mancata restituzione dei corpi è venuto allo scoperto. E ci sarebbero anche le numerose, ripetute esecuzioni sommarie di palestinesi nelle piazze di Gaza e di Khan Younis. Decine di morti, in questi giorni, dei quali non parla nessuno: chi non viene ucciso da Israele, si sa, non fa notizia.

Ma nuove polemiche e lacerazioni interne sono dietro l’angolo: la profonda spaccatura tra il mondo religioso ultraortodosso e quello laico è destinata a dominare il dibattito politico e sociale nei prossimi giorni. Per oggi, 30 ottobre, è stata annunciata una “manifestazione del milione”, una protesta di massa del variegato mondo Haredi (ultraortodosso) contro il reclutamento obbligatorio per i seminaristi delle Yeshivot (scuole di Torah e del Talmud), fino a oggi praticamente esentati.

È un tema che è sempre stato abilmente rinviato da tutti i governi per ragioni elettorali, ma che oggi, alla luce della necessità dovuta alla mancanza di soldati per la guerra durata due anni e all’incremento demografico degli Haredim – che rappresentano ormai il 13% della popolazione – non è più derogabile all’infinito. È una questione esplosiva che potrebbe realmente far cadere il governo Netanyahu. Nell’attuale esecutivo siedono lo Shas e Giudaismo Unito della Torah, due partiti che considerano il servizio militare di leva incompatibile con la vita religiosa. La “dimensione” dei religiosi, come sottolineano i loro rabbini, è la fede nella Torah: una visione che rende inammissibile l’impegno in azioni militari.

La Corte Suprema israeliana, anch’essa al centro di divisioni politiche, ha dichiarato ripetutamente illegali le proroghe concesse ai giovani ultraortodossi. Si attende da anni una legge equa, anche progressiva, che porti questa grande fetta di società israeliana a condividere l’onere del servizio militare con il resto dei cittadini. Bibi si trova ora in una situazione politicamente difficile: a inizio legislatura aveva promesso una legge di coscrizione “soft”, facilmente eludibile, ma le esigenze imposte dalla guerra a Gaza e in Libano non lo consentono più.

Tuttavia, nemmeno la lunga guerra ha sensibilizzato il mondo Haredi a una partecipazione attiva nella difesa del Paese. Il rischio che la maggioranza parlamentare crolli, se i partiti religiosi dovessero ritirare il loro sostegno, è concreto. L’opinione pubblica è insofferente. Gli stessi parlamentari del Likud, partito di Bibi, sottolineano la necessità di una legge che preveda la partecipazione obbligatoria del mondo religioso nell’esercito. Netanyahu cerca di guadagnare tempo proponendo un accordo che garantisca la sicurezza nazionale, ma la manifestazione del 30 ottobre, a detta dei suoi organizzatori, segnala l’indisponibilità ad accettare qualsiasi compromesso.

Ci vorrà tutta l’abilità di Bibi per superare questo scoglio politico: il premier ha tenuto insieme il Paese durante la guerra e ha sconfitto Hamas, ma ora deve dimostrare di saper ricomporre una società frammentata nel mezzo di una pace ancora fragile.

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redazione@ilriformista.it

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