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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
30.10.2025 Il caso di Fiano e le capriole di Repubblica
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 30 ottobre 2025
Pagina: 1/11
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Le capriole di Rep sul bavaglio a Fiano»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 30/10/2025, a pag. 1/11, con il titolo "Le capriole di Rep sul bavaglio a Fiano", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Michele Serra, su La Repubblica, fa le capriole pur di non capire che la contestazione dei comunisti contro Emanuele Fiano (PD, Sinistra per Israele) arriva proprio dalle idee diffuse dagli intellettuali di sinistra come lui.

Fermi tutti, arriva Michele Serra, arbitro di ogni eleganza, maestro di ogni finezza, per spiegarci il “caso Fiano”.
E così, in prima su Repubblica e poi nella pagina dei commenti, il celebratissimo autore nonché recente convocato re di piazze euroliriche, ci racconta l’esistenza di “due parti lese” nel brutto affare dell’ex deputato dem aggredito a Ca’ Foscari dai giovani comunisti.
La prima parte lesa - va da sé - è la libertà di espressione: quella di Fiano stesso e quella di tutti, annota correttissimamente Serra. Occhio però alla seconda parte lesa.
Di chi si tratterebbe? Secondo Serra, dei giovani censori di Fiano, «sebbene per violenza autoinferta», chiosa l’astutissimo commentatore di Rep.
E qui Serra si lancia in un’operazione anche intellettualmente di pregio, non voglio mica negarlo: cerca di capire cosa abbia portato quei ragazzi ad agire in modo così intollerante, empatizza con loro mentre ne descrive il comportamento sbagliato.
E - udite udite - la spiegazione di Serra è anche convincente, per certi versi, almeno dal mio punto di vista: il commentatore di Repubblica indica come grave problema l’attitudine di molti giovani a rinchiudersi in un bozzolo autoprotettivo, a reagire a ogni dubbio negando la possibilità stessa di discuterlo. E ci sono passaggi del commento che meritano un sincero plauso in un’ottica liberale e anti-woke: «La contraddizione- dice Serra condannando questo riflesso psicologico è la scheggia che minaccia di infettarci, e dunque va subito rimossa».
Messe le cose in questi termini, è naturale che chi è tanto disabituato al contraddittorio, a robuste opinioni avverse con cui misurarsi, tenda semplicemente a impedire una discussione, un dibattito, un confronto.
Dov’è però che Serra non può proprio convincerci? Almeno su tre punti fondamentali.
Primo. Ci sono circostanze in cui occorre - anche ai più giovani dire chiaramente che hanno torto.
Spiegare, questo sì. Argomentare, questo sempre. Ma anche evitare che la spiegazione assuma i contorni della giustificazione, e la giustificazione quelli del giustificazionismo. Se il risultato finale è impedire una serie di discussioni e dibattiti (non solo per Emanuele Fiano, ma per tanti altri da almeno due anni), e addirittura, in questa orrenda occasione, mimare il gesto della P38, sarà il caso di dire seccamente: “no”, “stop”, “basta”?
Secondo. Serra - rendendosene ben conto, immaginiamo- ha messo in campo una efficace demolizione della cultura woke e del politicamente corretto: tutto ciò con cui la sinistra internazionale e quella italiana ci hanno ammorbato per anni. Che fate, compagni? Rimproverate ai ragazzi di aver seguito ciò che voi gli avete insegnato negli ultimi due lustri? Contestate la qualità del latte con cui li avete allevati? Così è troppo comodo, perché in questo modo la sinistra vince sempre: vince quando impone una cultura, e poi vince di nuovo quando - con cinque o dieci anni di ritardo - la critica.
Terzo. Uno dei passaggi più efficaci di Serra è quello in cui rimprovera - fisicamente e metaforicamente - la logica dei “safe spaces”, cioè l’abitudine sdoganata da anni nei campus anglosassoni di assegnare alle associazioni universitarie spazi e sale dove possano non entrare relatori sgraditi, giornali ostili, eccetera. Nel nostro piccolo, da anni denunciamo questa deriva tecnicamente censoria. Tuttavia domandiamo noi a Serra - cosa sono le trasmissioni di gran parte della televisione italiana, da Fazio a La7, se non dei giganteschi “safe spaces” in cui sono ammessi solo quelli che la pensano allo stesso modo? È lo schema collaudatissimo dei programmi che piacciono alla sinistra progressista: o vengono invitati partecipanti tutti rigorosamente della stessa opinione che si danno reciprocamente ragione tra loro, oppure - al massimo - viene convocato un solo esponente della destra (anzi, delle “destre”, oppure, secondo la variante lessicale di Lilli Gruber, della “destra -destra”) come vittima sacrificale da portare davanti al plotone di esecuzione. Anche qui, che si fa? Si rimprovera ai ragazzi di fare dal vivo esattamente ciò che fanno da anni in tv i guru della sinistra?
Ps. L’ultimo tocco di classe sta proprio alla fine del pezzo: Serra, nel fornire un ottimo consiglio di lettura ai ragazzi che giustamente critica, li definisce “giovani comunisti”. Occhio, però: le virgolette non sono le nostre, cioè virgolette per citare, ma sue, cioè virgolette per lasciar intendere che, comportandosi così, quei ragazzi non sarebbero veri giovani comunisti. Siamo sempre lì: negare, far finta di non vedere chi siano quelli che si comportano così. Glielo diciamo noi: censori, prepotenti, antisemiti, comunisti.

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