lunedi` 22 dicembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



Clicca qui






Setteottobre Rassegna Stampa
28.10.2025 L’Iran e l’ombra lunga del terrorismo
Analisi di Daniele Scalise

Testata: Setteottobre
Data: 28 ottobre 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Scalise
Titolo: «L’Iran e l’ombra lunga del terrorismo»

L’Iran e l’ombra lunga del terrorismo
Analisi di Daniele Scalise su Setteottobre

La rete di terrorismo iraniana è molto più estesa di quanto si credesse. Lo rivela un ultimo rapporto del Mossad che si concentra soprattutto sulle attività delle cellule terroristiche di Teheran in Europa. 

Da Teheran a Berlino, passando per Atene e Sydney, la geografia del terrore iraniano si scopre più ampia e più precisa di quanto molti fingessero di ignorare. Non è più un sospetto né una voce d’intelligence: il Mossad ha messo nomi, ruoli e indirizzi a una macchina che da anni tenta di colpire obiettivi israeliani ed ebraici nel mondo, con un’ostinazione burocratica e un cinismo industriale.

A guidarla, *Sardar Amar, comandante dei Guardiani della Rivoluzione, **Divisione 11.000: un numero che sembra uscito da un manuale di logistica e invece serve a camuffare un apparato di morte. Agiva sotto la **Forza Quds* di Esmail Qaani, lo stesso reparto che gestisce il “franchising” del terrorismo iraniano da Beirut a Sana’a. Amar coordinava cellule in Europa e in Oceania, reclutava stranieri, criminali comuni, mercenari occasionali. Tutti intercambiabili, tutti sacrificabili.

Australia, Germania, Grecia: tre fallimenti consecutivi, decine di arresti, ambasciatori espulsi e relazioni diplomatiche compromesse. È il prezzo che Teheran paga per la propria arroganza — e per l’illusione di poter restare invisibile. “Operazioni sotto il radar”, le chiamano. Ma quando il radar è israeliano, l’invisibilità diventa un miraggio.

La rivelazione del Mossad fa la radiografia a un metodo che dice che l’Iran non attacca solo Israele, ma l’idea stessa di sicurezza occidentale. Usa il terrorismo come leva politica e alibi ideologico, mantenendo le mani pulite dietro il paravento della “resistenza”. Ogni volta che un ordigno esplode o un piano viene sventato, Teheran alza le spalle e parla di “azioni spontanee”. Si tratta di una menzogna da manuale, ripetuta con disciplina burocratica.

Il vero disastro per la Repubblica islamica non sono i piani falliti, ma il *disvelamento* dei suoi piani. Ora Teheran non può più fingere di non sapere, né di non essere al comando dei tentativi criminali da essa stessa organizzati. È così venuta a galla una ragnatela con tanto di nomi, gradi e catene di comando. L’imbarazzo diplomatico, poi, fa intravedere come e quanto il regime degli ayatollah abbia sostituito la politica con il sabotaggio. Una domanda ora è più che lecita: è ancora possibile fingere che l’Iran sia un interlocutore “razionale”, un attore da reintegrare nel consesso internazionale? Naturalmente la cecità di molte cancellerie occidentali non è dovuta a un danno biologico ma a una consolidata e viziosa pratica politica. La realtà è che i Guardiani della Rivoluzione non sono un corpo militare ma la continuazione dell’ideologia con altri mezzi, e spesso con gli stessi morti.

C’è chi, in Europa, continuerà a cercare sfumature, distinguo, e ci racconterà che ci sono ponti da ricostruire. Intanto il tanto deprecato (e, grazie al cielo, temuto) Mossad — con la dovuta discrezione e senza inutili conferenze stampa — salva vite mentre l’Iran, che aveva costruito una propria strategia per colpire nell’ombra, proprio di quella medesima ombra resta prigioniero.


info@setteottobre.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT