Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L'Europa faccia pressione con asset russi e Patriot. In gioco c'è la nostra Difesa Commento di Bernard-Henri Lévy
Testata: La Stampa Data: 26 ottobre 2025 Pagina: 1 Autore: Bernard-Henri Lévy Titolo: «L'Europa faccia pressione con asset russi e Patriot. In gioco c'è la nostra Difesa»
Riprendiamo da LA STAMPA del 26/10/2025, a pag. 1/7, il commento dal titolo "L'Europa faccia pressione con asset russi e Patriot. In gioco c'è la nostra Difesa" di Bernard-Henri Lévy.
Bernard-Henri Lévy
Se Trump abbandona l'Ucraina, l’Europa deve assumersi la responsabilità della propria difesa e trasformare la solidarietà in strategia
Che il presidente Zelensky fosse un eroe lo sapevamo. Ora sappiamo anche che è un santo. Di santità ne ha avuta, infatti, per affrontare quello che ha dovuto affrontare la settimana scorsa nell'ufficio di Donald Trump. Abbiamo un'idea della scena che vi si è svolta grazie al resoconto che ne ha dato il serissimo Financial Times. Il presidente americano era fuori di sé, inveiva al limite dell'insulto e ha ignorato le carte portate da Zelensky. Volendo parodiare la celebre risposta del boia a Lavoisier, che gli aveva chiesto quindici giorni di proroga per portare a termine un esperimento prima della sua esecuzione, si potrebbe pensare che abbia detto: «Non mi interessa del tuo Donbass, il popolo americano non si cura della geografia».
E invece sì, forse può aver fatto caso alla geografia. Del resto, proprio quella sera, «nello Studio Ovale più bello che si sia mai visto», l'ha fatto in un modo ancora offensivo: il presidente americano ha apostrofato il suo omologo chiedendogli, questa volta davanti ai giornalisti, che cosa ne pensasse del mirabolante progetto del tunnel di collegamento tra Siberia e Alaska che sta architettando con Putin e che congiungerebbe per sempre la «grande America e la magnifica Russia». Zelensky non ha battuto ciglio. Zelensky ha trovato la forza di sorridere. Zelensky – come l'eroe di Camus che non è mai «il santo del secolo», o come il santo di Bergson che altro non è che un eroe «toccato dalla grazia» – ha avuto la grazia di rispondere (prendendo in giro, con humor, il lessico di Trump): «Non ne sono contento».
La verità è che con Trump, l'Europa, Ucraina compresa, sta perdendo tempo. Tropismo russo? Informazioni compromettenti? Fascinazione per l'uomo-Putin, di cui non smette di ripetere, da due anni a questa parte, che è un «grande leader», una «persona incredibile», e che merita una «tripla A»?
Poco importa il motivo. La realtà è questa. Occorre rassegnarsi, come ci si è rassegnati dopo mesi di vane speranze, all'idea che è inutile stare a telefono ore e ore con Putin per cercare di farlo piegare. Contro ogni logica, Trump pensa che l'economia russa sia «prospera». Trump dice, come un propagandista qualunque del Cremlino, che questa guerra non è una guerra, ma un'«operazione speciale». Trump si rifiuta, come tutti i simpatizzanti della Russia, di ammettere che in questa guerra ci sono un aggressore e un aggredito.
Trump continua a passare ore (giovedì 16 ottobre, ben due e mezza) a discutere con l'ex agente russo del Kgb, per poi dire, senza soffocare dalla vergogna, che Putin è «pronto alla pace» e che, se non otterrà la «sua» pace, «annienterà l'Ucraina». Trump, infine, ha infranto le speranze degli ucraini comunicando che non consegnerà loro i missili Tomahawk che permetterebbero quel riequilibrio delle forze senza il quale non può mai esservi, da nessuna parte, una pace giusta. Per un amico degli Stati Uniti è terribile ammetterlo, e perfino pensarlo. Eppure, ancora una volta la realtà è questa: l'Ucraina non ha più niente da aspettarsi dagli Stati Uniti. Niente. La cosa migliore che Trump possa dare a Zelensky, oggi come oggi, è il suo disinteresse. E quindi disinteressarsi di lui e, come ha detto alcune volte, passare il testimone all'Europa.
L'Europa è all'altezza della sfida da raccogliere? Sicuramente no, se continuiamo a comportarci da bambini che osservano e temono l'aggrottarsi delle sopracciglia, le onomatopee, le esasperazioni di Re Trump. Ma probabilmente sì se, con il Regno Unito, il Canada e altri Paesi, teniamo bene in mente alcune cose: primo, l'Ucraina soddisfa già in autonomia il 50 per cento del suo fabbisogno di armi; secondo, il 50 per cento restante è ripartito ugualmente tra lei, l'Europa, e gli Stati Uniti; e, terzo, gli asset russi congelati nelle banche europee rappresentano da soli tre o quattro anni di aiuti militari americani e confiscarli non ci "disonorerebbe" ma, al contrario, ci farebbe onore e, tra l'altro, ci allineerebbe all'esigenza di "risarcimento" che è alla base del diritto internazionale. Non tutto, naturalmente, si riduce a meri dati contabili. E niente, per esempio, può sostituire sul serio, per lo meno adesso, i sistemi difensivi antimissile Patriot di produzione statunitense. Dobbiamo però iniziare ad aprire gli occhi. Dobbiamo chiederci perché il più grande Paese del mondo stia mettendo in atto un simile delittuoso sforzo bellico per accrescere di pochi chilometri quadrati le sue conquiste nel minuscolo Donbass se non mirasse più lontano.
Dobbiamo ammettere, una volta per tutte, che questa guerra è la nostra guerra e che in gioco ci sono le nostre sicurezze nazionali, le nostre sovranità e, in definitiva, il destino del mondo libero. Nascerà così una nuova Coalizione di Volenterosi. Non per garantire un cessate il fuoco concluso alle condizioni della Russia, ma per assicurare ai nostri fratelli nell'anima, gli ucraini, che abbiamo capito cosa c'è in gioco, che siamo al loro fianco e siamo pronti, da subito, a fare la nostra parte in uno sforzo bellico che ci riguarda tutti. Looking for Europe. Cercasi disperatamente Difesa europea. L'ora è arrivata.
(Traduzione di Anna Bissanti)
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