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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
24.10.2025 Retorica, superficialità e odio antiebraico
Commento di Andrea Atzeni

Testata: Il Foglio
Data: 24 ottobre 2025
Pagina: 2
Autore: Andrea Atzeni
Titolo: «Retorica, superficialità e odio antiebraico. Ecco il “palestinismo” scolastico»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/10/2025, a pag. 2, con il titolo "Retorica, superficialità e odio antiebraico. Ecco il “palestinismo” scolasticoi", il commento di Andrea Atzeni.


Andrea Atzeni

 

Sciopero per la Palestina nelle scuole di Roma: fumogeni e strade bloccate
Il blog “La letteratura e noi” è diventato la vetrina di una nuova militanza ideologica che attraversa la scuola italiana. Docenti e collegi si mobilitano a colpi di appelli “contro Israele” e “per la Palestina”, trasformando la propaganda in educazione civica e la menzogna in valore morale

Finché mi è riuscito, ho segnalato quanto finiva sotto la mia attenzione. Negli ultimi mesi tuttavia è diventato improponibile cercare di rincorrere tutti gli innumerevoli appelli scolastici finalizzati a propalare disinformazione, pregiudizio e odio. Ora però c’è finalmente qualcuno che sembra essersi incaricato di un lavoro sistematico. Il blog “laletteraturaenoi”, diretto da Romano Luperini, pubblica una pagina online, aggiornata costantemente, “per raccogliere i documenti di condanna del genocidio e di solidarietà verso i palestinesi, allo scopo di fare rete e di dare visibilità. Si tratta di documenti che hanno vario grado di ufficialità e unanimità, da quelli approvati dai collegi dei docenti a quelli sottoscritti da gruppi di docenti”. L’ottuagenario prof. Luperini, eminente studioso della letteratura italiana tra Ottocento e Novecento, avrà forse voluto così rinverdire, sia pure solo virtualmente, gli ardori comunisti della propria gioventù, dando lustro al nuovo soggetto rivoluzionario alla moda, “i palestinesi”, e ai suoi piccoli intellettuali organici sparsi per i vari istituti scolastici di ogni ordine e grado. Di fatto ci vengono resi facilmente accessibili i capolavori di una stagione letteraria intensa ma breve, forse ora troncata dagli inopinati accordi di pace. Una piattaforma di letteratura poteva dar spazio a un’analisi critica del feuilleton scolastico, di questo genere quanto mai seriale con i suoi rassicuranti topoi, la sua risaputa retorica, le sue prevedibili trame, il villain giudeo e lo schietto giustiziere naive, fino allo happy end fatto di antichi ma sempre nuovi pogrom liberatori, judenrein from the river to the sea. E invece no, la ricezione del materiale è del tutto passiva, come da parte di qualunque sprovveduto fruitore di bocca buona della letteratura di consumo, mero intrattenimento consolatorio granguignolesco.

L’antologia resta a ogni modo uno strumento utile per chiunque voglia verificare in che stato sia ormai ridotto il corpo docente delle nostre scuole. Noi che letterati non siamo ci limitiamo a riscontrare l’ossessiva ripetizione del medesimo palinsesto che è andato in scena nelle piazze. Non deve stupire come gli stessi insegnanti così pronti a fornire ai propri studenti i più perspicaci strumenti di disamina testuale si mostrino poi, in veste di autori di semplici appelli, tanto puerilmente superficiali, tanto grottescamente allineati all’ideologia, tanto ottusamente meschini. La cultura, posto che davvero ci sia, può ben sposarsi all’imbecillità. I docenti firmatari d’altra parte non sembrano neppure sfiorati dal dubbio di essere venuti meno ai propri doveri professionali e di aver piegato gli organi scolastici a finalità estranee, anzi opposte, a quelle istituzionali. Basta spararle grosse che si è automaticamente giustificati dall’enormità della sparata stessa. Per il resto, l’unione fa la forza. L’isteria di massa assolve. Mentre il collettivismo burocratico nella scuola ha da tempo cancellato ogni responsabilità individuale. Se si vota tutti in gruppo, in più gruppi, nel gruppo dei gruppi del sito letterario dall’illustre direttore, si ha ragione per forza. Il direttore dà il la annunciando perentorio il dogma del genocidio, il coro ripete orgogliosamente sull’attenti la professione di fede.

Ecco allora oltre trenta proclami, tutti con gli stessi refrain, tutti a nome di qualche pubblica scuola facente capo al ministero dell’Istruzione e del Merito. Tutti si fondano sulla menzogna. Spacciano come fatti indiscutibili le carestie e le epidemie indotte, i massacri deliberati di civili e specialmente di bambini, la volontà di annientamento e la sussistenza in atto dello sterminio. Tutti iniziano presentando la mobilitazione propagandistica come addirittura un dovere del corpo docente. Alcuni la rubricano persino sotto l’ombrello ormai privo di argini dell’educazione civica. Tutti fanno vaghi riferimenti al diritto internazionale o alla Costituzione. Dove spicca sempre il solito art. 11 monco di tutto, ridotto a vacui slogan a base di “ripudia”. Tutti si richiamano all’Unrwa o all’Unicef, al ministero della Salute di Gaza o al suo sistema universitario, a qualche ong o alla Flotilla, a qualche improbabile intellettuale palestinese o all’ineffabile Francesca Albanese. Tutti spergiurano di voler difendere la verità storica e la giustizia internazionale, la pace, la non violenza e la tolleranza, proprio mentre ne fanno apertamente strame. Tutti demonizzano Israele. Alcuni condannano anche gli Stati Uniti o l’occidente intero, spesso accusano di inerzia l’Europa o il governo italiano. Molti pretendono di intimare indirizzi di politica estera, come l’interruzione dei rapporti commerciali o diplomatici con Israele, i boicottaggi e le sanzioni, l’arresto di Netanyahu e dei suoi ministri. Qualcuno condanna pure il programma europeo di riarmo vaneggiando che avrebbe lo scopo di alimentare nuove guerre. Tutti quelli che ricordano il 7 ottobre, davvero pochi in verità, lo riducono a insignificante deplorevole episodio, mera utile scusa per Israele, alibi per una falsa risposta che dichiarano, non si sa sulla base di quali criteri, sproporzionata. Tutti quelli che menzionano l’antisemitismo, molto pochi anche costoro, se ne protestano esenti proprio mentre lo esercitano. Ne respingono in particolare l’accostamento all’antisionismo, benché senza argomenti, lasciando intendere che questo sarebbe legittimo e dovrebbe avere adeguato spazio nelle delibere scolastiche. Tutti quelli che fanno riferimento alla Shoah e al nazismo ne dichiarano, al solito senza spiegazioni, ipocrita e strumentale il richiamo, mentre accusano Israele di razzismo, ne assimilano le politiche a quelle hitleriane, e ripetono con sicumera il mantra della sistematica distruzione dei palestinesi. Diffuso è pure l’uso di accuse di colonialismo, apartheid e via salmodiando, fino ai ridicoli neologismi ad hoc dello “scolasticidio” o“educidio”. Che sia davvero venuto il momento di chiudere la scuola pubblica, come chiedeva un poeta ormai cinquant’anni fa?

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