venerdi 24 ottobre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






israele.net Rassegna Stampa
24.10.2025 Basta attendismo, cambia la strategia dell'IDF
Editoriale del Jerusalem Post

Testata: israele.net
Data: 24 ottobre 2025
Pagina: 1
Autore: Redazione del Jerusalem Post
Titolo: «La 'concepzia' attendista e passiva non esiste più. Dopo il 7 ottobre, la strategia difensiva di Israele è diventata per forza di cose più aggressiva e proattiva. I commentatori ne prendano atto, senza gridare ogni volta al “ritorno della guerra”»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'editoriale del Jerusalem Post del 24/10/2025 dal titolo "La “concepzia” attendista e passiva non esiste più. Dopo il 7 ottobre, la strategia difensiva di Israele è diventata per forza di cose più aggressiva e proattiva. I commentatori ne prendano atto, senza gridare ogni volta al “ritorno della guerra”"

Pattuglie di carri israeliani ai confini di Gaza. Dopo il 7 ottobre è cambiata la strategia dell'IDF. Le Forze di Difesa israeliane mirano a tenere sotto controllo Hamas e occasionalmente colpire o compiere incursioni quando necessario anche in “tempo di pace”, tenendo Hamas sulla difensiva senza con questo innescare un vero ritorno al “tempo di guerra”.

Uno dei motivi per cui  tante persone hanno una visione un po’ confusa circa la “fine” della guerra del 2023-25 – mentre sembra proprio che sia così – è la confusione che c’è tra i paradigmi del tempo di pace e del tempo di guerra.

Prima del massacro del 7 ottobre 2023 c’erano stati a intermittenza, ogni pochi anni, diversi importanti conflitti tra Israele e terroristi di Gaza, inframmezzati da scontri di media entità.

Ma per la maggior parte del tempo si trattava di un “tempo di pace” in cui regnava una relativa tranquillità, soprattutto per quanto riguardava le regioni di Israele più distanti dalla striscia di Gaza.

Quando, oggi, i commentatori vedono Hamas tendere un’imboscata ai soldati israeliani uccidendone due, e poi vedono le Forze di Difesa israeliane che reagiscono bombardando una serie di obiettivi di Hamas in tutta la striscia, sono portati a pensare: deve essere ancora “tempo di guerra”.

Questa valutazione sembra ragionevole, ma in realtà fraintende completamente il radicale cambiamento avvenuto dopo il 7 ottobre nell’approccio dell’establishment della difesa israeliano al “tempo di pace”, vale a dire l’abbandono della precedente conceptzia: il quadro concettuale che dominava negli ambienti della sicurezza fino al 7 ottobre.

Come ha spiegato alcuni anni fa l’allora comandante del Cyber Command statunitense, il generale Paul Nakasone, la guerra cibernetica non riconosce più una linea di demarcazione netta tra tempo di guerra e tempo di pace: gli attacchi cibernetici, più intensi in tempo di guerra, continuano praticamente in ogni fase, anche in tempo di pace

Qualcosa del genere costituisce il nuovo approccio di Israele post-7 ottobre nella strategia difensiva proattiva contro i suoi nemici.

A partire dal cessate il fuoco del novembre 2024 con Hezbollah in Libano, Israele ha continuato a colpire regolarmente operativi di Hezbollah a scadenza quasi settimanale.

Talvolta colpisce operativi di Hezbollah che tentano di penetrare nel Libano meridionale o cercano di creare nuovi nascondigli per i razzi. Altre volte Israele ha colpito alti funzionari di Hezbollah che sono cruciali per lo sforzo in corso del gruppo terroristico libanese di ricostruire il proprio arsenale di razzi e missili balistici con cui minacciare di nuovo Israele come faceva prima della guerra.

Sono tutte chiare violazioni del cessate il fuoco, che tuttavia in passato Israele avrebbe considerato come secondarie e trascurabili. Non è più così dopo il 7 ottobre.

Una analoga politica, proattiva e più aggressiva, è quella adottata da Israele sul fronte siriano, dove colpisce qualsiasi forza che si avvicina troppo alla zona cuscinetto e che potrebbe diventare una minaccia maggiore.

E’ la stessa politica adottata da alcuni anni in Cisgiordania, dove le Forze di Difesa israeliane effettuano regolarmente incursioni di basso livello in diverse aree per impedire che le minacce terroristiche crescano oltre un certo limite, con il risultato che la maggior parte degli attacchi terroristici viene intercettata e sventata prima che possano concretizzarsi.

Ciò che accade a Gaza in questi ultimi giorni è sostanzialmente il tentativo di Israele di tracciarvi la stessa linea di difesa proattiva.

Hamas ha tecnicamente violato il cessate il fuoco quando le sue unità hanno aperto il fuoco sui soldati israeliani. D’altra parte, i soldati stavano attivamente entrando e perquisendo nuovi tunnel, cosa che ha verosimilmente determinato l’attacco di Hamas.

Il punto è che Israele – a differenza di prima del 7 ottobre – non si sente tenuto a evitare di “agitare le acque” andando alla ricerca di nuovi tunnel e bunker terroristici, anche se ciò aumenta la possibilità di scontri accidentali con Hamas, che a loro volta potrebbero portare a reazioni israeliane più ampie.

Le Forze di Difesa israeliane mirano a tenere sotto controllo Hamas e occasionalmente colpire o compiere incursioni quando necessario anche in “tempo di pace”, tenendo Hamas sulla difensiva senza con questo innescare un vero ritorno al “tempo di guerra”.

Ecco perché le Forze di Difesa israeliane, con la stessa prontezza con cui hanno reagito bombardando Hamas, si sono anche immediatamente fermate dichiarando ufficialmente di voler tornare all’applicazione delle linee del cessate il fuoco.

Ciò non significa che Israele e Hamas non possano scontrarsi di nuovo in conflitti di bassa entità, né che non si verifichino occasionali incidenti che causano vittime. Anzi, incidenti di questo tipo, di tanto in tanto, sono persino probabili, finché non si stabilirà un nuovo modus operandi.

Ma non si deve confondere questi incidenti di bassa entità con una guerra che coinvolga 100 o 200mila soldati che invadono nuove aree, accompagnati da intenso fuoco di droni, carri e artiglieria, che era e sarebbe tutta un’altra cosa.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 21.10.25)

Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante


http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT