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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
24.10.2025 Basta boicottaggi
Editoriale di Claudio Cerasa

Testata: Il Foglio
Data: 24 ottobre 2025
Pagina: 1
Autore: Claudio Cerasa
Titolo: «La guerra da vincere sull’antisemitismo. Il grande appello dei progressisti israeliani ai progressisti europei: basta boicottaggi, non isolate Israele»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/10/2025, a pag. 1, con il titolo "La guerra da vincere sull’antisemitismo. Il grande appello dei progressisti israeliani ai progressisti europei: basta boicottaggi, non isolate Israele", l'editoriale del direttore Claudio Cerasa.

ClaudioCerasa
Claudio Cerasa

La guerra da vincere sull'antisemitismo | Il Foglio
Yair Golan, ex generale e leader del nuovo partito “I Democratici”, ha invitato i progressisti europei a non isolare Israele, ricordando che il trauma del 7 ottobre è ancora vivo. Ha denunciato l’antisemitismo mascherato da antisionismo e spiegato che boicottare Israele danneggia proprio i luoghi dove si difendono i valori democratici

Yair Golan è un generale e un politico israeliano. E’ stato vicecapo di stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, ha guidato il Comando del fronte interno e di quello settentrionale, è stato deputato dal 2019 con Unione democratica e poi con Meretz, un partito progressista israeliano, e nel 2024 ha unito Meretz e Laburisti fondando “I Democratici”, di cui è leader. Yair Golan è uno dei politici d’opposizione, in Israele, più in vista, più intervistati, più apprezzati da chi non ama Benjamin Netanyahu, e qualche giorno fa è stato invitato a Bruxelles dal Partito socialista europeo, nel corso del Congresso del Pse, per parlare di presente, di futuro, di progressismo e di libertà. Yair Golan ha scelto di dedicare il suo tempo a un tema su tutti, lo stesso tema a cui giorni fa aveva dedicato alla Knesset un discorso appassionato un altro Yair, che di cognome fa Lapid e che anche lui presidia in Israele i banchi dell’opposizione. Il messaggio trasferito da Golan ai colleghi progressisti europei è tanto semplice quanto dirompente: non isolate Israele. Yair Golan sa che la guerra che Israele, pur nella tragedia assoluta di Gaza, ha vinto in medio oriente rappresenta solo una delle facce dei conflitti con cui lo stato ebraico deve fare i conti. Sul lato militare, la forza dell’esercito ha permesso a Israele in questi due anni di affermarsi su tutti i fronti. Sul lato culturale, però, se così vogliamo chiamarlo, la guerra che Israele deve provare a vincere è quella che riguarda un obiettivo più difficile della pace a Gaza: difendere ciò che lo stato ebraico rappresenta e combattere i rigurgiti del nuovo antisemitismo che si è diffuso in giro per il mondo, non a causa di Israele ma a causa degli antisionisti che hanno trasformato l’odio contro lo stato ebraico in una maschera utile a rendere l’antisemitismo più presentabile rispetto al passato. Golan, davanti ai suoi cugini progressisti d’Europa, ha detto che nonostante il ritorno degli ostaggi a casa, il trauma del 7 ottobre è ancora vivo. E ha spiegato che per uscire da quel trauma non basta assecondare la propria fede politica, schierandosi contro chi governa. Serve un salto di qualità. Serve sostenere la società civile in Israele. Serve “interagire con noi”. In sintesi: “Non isolateci”. Golan, infilando un dito dentro all’occhio del progressista anti israeliano, categoria molto diffusa tra i cultori della nazificazione del popolo ebraico, dice che “boicottare Israele, le università e le istituzioni culturali non aiuta, anzi danneggia, perché spesso proprio in quei luoghi si insegnano e si difendono il pensiero critico e i valori democratici”. Difendere Israele, però, vuol dire anche altro. Vuol dire fare di tutto per combattere l’antisemitismo, perché criticare Israele è legittimo, ma giocare “con l’antisemitismo no”. Golan sostiene che la destra modello Netanyahu voglia indebolire il tessuto democratico di Israele attraverso colpi di mano giudiziari, attacco alla libera stampa, la concentrazione del potere “nelle mani di una ristretta élite messianica di estrema destra”. Ma mentre dice questo, Golan prova anche ad aprire gli occhi ai suoi interlocutori progressisti ricordando che Israele resta ancora oggi quello che in molti vogliono negare.

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