Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Annessioni, rapiti, disarmo, Paesi arabi gli ultimi ostacoli sulla strada della pace Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 24 ottobre 2025 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Annessioni, rapiti, disarmo, Paesi arabi gli ultimi ostacoli sulla strada della pace»
Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 24/10/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Annessioni, rapiti, disarmo, Paesi arabi gli ultimi ostacoli sulla strada della pace".
Fiamma Nirenstein
Vance invita Netanyahu a portare pazienza, la pace ha compiuto appena una settimana. Ma gli ostacoli sono molti. Hamas non restituisce nessuno dei 13 ostaggi ancora nelle sue mani. E la Knesset ha votato a maggioranza (anche i partiti di sinistra) per l'annessione di Giudea e Samaria: Israele non potrà eseguire questo ordine (Netanyahu ha già bloccato la legge) per quieto vivere e per non rompere gli Accordi di Abramo, che salterebbero subito, in caso di annessione. Ma ha lanciato un segnale molto chiaro: non vuole che venga riconosciuta la Palestina.
Passare alla seconda fase degli accordi: non è interesse soltanto di Israele o dei palestinesi, persino non solo del Medioriente ma di tutto il mondo. Riuscire a imboccare la strada della pace, questa è la prospettiva di Trump, alla fine creerebbe un turbine fino in Europa, ma la grande forza degli Stati Uniti si deve realizzare prima di tutto in Medioriente. Dunque Vance, Rubio, Witkoff, Kushner... tutti sono in Israele per ricamare un arazzo molto ambizioso: la presenza di tutti gli stati arabi con contorno di Turchia e Paesi Ue, lo spettacolo glorioso di Sharm el Sheikh, per inventare non solo il prossimo futuro di Gaza, ma un futuro mai visto prima. Vance e Rubio ieri hanno tenuto Israele in riga, ma lo stesso faranno per chiunque disturbi il guidatore: la pace è in vista.
Questo è il clima, come ha detto Vance agli israeliani: un po’ di pazienza, avete avuto la guerra per due anni, questa pace ha solo una settimana, datele tempo. Incontri continui affrontano il fatto che sono già due giorni che Hamas non restituisce nessuno dei 13 ostaggi ancora nelle sue mani, anche se è comune buon senso che sappia benissimo dove si trovano, almeno in parte. Perché così ha una buona carta per chiedere che siano introdotte nell’area la Turchia e il Qatar, con grosse escavatrici adeguate a ritrovare i corpi dei rapiti nelle macerie. Hamas deve consegnare le armi: non vede l’ora di darle in mano, se proprio deve, per non essere «obliterata», come hanno minacciato sia Vance sia Trump, ai suoi migliori amici. I due Paesi sunniti sono la testa della Fratellanza Musulmana di cui Hamas è punta d’acciaio. E sarebbero certo lieti di conservarle le armi, come prova una storia di comune professato odio per Israele. Sostanziato da un sostegno molto robusto, Hamas è ospitato sia in Qatar sia in Turchia in hotel a 5 stelle. Vance ha promesso dunque a Israele che la Turchia non siederà sui suoi confini. Danneggerebbe quella deradicalizzazione che certo non si addice a chi dà del nazista a Netanyahu, come Erdogan.
Gli Usa sono legati a Israele come fosse sua parte integrante da un autentico sentimento di solidarietà occidentale. Ma Israele negli ultimi due giorni, contro la volontà del primo ministro, ha suscitato una reazione stupefatta in Vance: la Knesset ha votato, sia pure in modo simbolico e senza nessuna conclusione, la prima fase dell’annessione della Giudea e della Samaria. La sinistra di fatto proprio per creare un guaio a Netanyahu, l’ha votata. Lo stesso Trump ha bloccato il tentativo: «Ho dato la mia parola ai Paesi arabi. Se accadrà Israele perderà il nostro sostegno». Non è il momento: ma il problema c’è, la maggioranza degli israeliani ha capito di non volere uno stato palestinese sul confine finché non si verifichi la deradicalizzazione. Per ora, pensa Trump, si deve mettere al primo posto una coalizione di forze che accetti Israele fino alla normalizzazione con l’Arabia Saudita, il cuore del futuro dei nuovi patti di Abramo. Dovrebbe brillare il ruolo dell’Egitto: al-Sisi odia la Fratellanza Musulmana quasi come Israele. Adesso però, se è vero che la Knesset ha fatto un passo che può creare difficoltà a Trump, dall’altra parte l’insistenza su uno Stato palestinese, anche da parte dell’Ue, è altrettanto fuori tempo e rischia di far saltare tutto. Ci deve pensare anche l’Europa alla bella prospettiva di una pace in cui per ora sembra non esserci posto per annessioni, ma che esclude anche l’istituzione di uno stato che sarebbe di fatto uno stato radicale islamista pieno d’odio e di terrorismo.
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