Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Un buon titolo, un brutto titolo Corriere,Stampa e un buon pezzo di Guido Olimpio sul terrorismo
Testata: Corriere della Sera Data: 10 settembre 2003 Pagina: 6 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Eliminato Badr, l'allenatore delle bombe che camminano»
Ieri, martedì 9 settembre, si sono verificati due gravi attentati, l'uno in un bar di Gerusalemme, l'altro ad una fermata d'autobus non lontano da Tel Aviv. Almeno 17 morti e una settantina di feriti, fra i quali molti gravi. Il titolo della prima pagina del Corriere della Sera rispecchia molto bene quanto è successo: "I terroristi all'assalto di Israele". Chiaro e diretto. Un esempio di titolazione scorretta è il titolo della Stampa in prima: "Hamas, si vendica, due stragi in Israele". Come dire che se gli attentati sono avvenuti è perchè Hamas si è vendicata. E perchè Hamas si è vendicata? Per via che lo sceicco Yassin è stato ferito a una mano. Certo, Israele avrebbe preferito farlo fuori. Ma fin che verrà presentato quale "guida spirituale" avremo sempre titolazioni simili. Che faccia ci vuole chiamare guida spirituale uno che predica "la morte degli ebrei, ovunque si trovino". Quando si tratta di palestinesi la bocca è sempre troppo buona e lo stomaco troppo forte. E poi Yassin ce l'ha con gli ebrei. O no?
Sul terrorismo ecco il pezzo di Guido Olimpio sul Corriere di oggi, 10 settembre '03. Un giorno di battaglia, scambi di colpi, un ragazzino di 10 anni ucciso. Poi gli israeliani hanno abbattuto la palazzina di Hebron. Sotto le macerie i soldati hanno trovato i cadaveri di Ahmed Badr, capo militare del gruppo nella cittadina, e del suo braccio destro Abed Misk. Le truppe israeliane hanno tenuto d’assedio l’edificio di otto piani in cui si erano barricati i due uomini per dodici ore. Il ragazzino, identificato come Thaer Sayuri, è stato raggiunto da un proiettile sparato da un carro armato che, per sbaglio, ha colpito un palazzo vicino a quello nel quale si trovavano i sospetti. Nell'attacco sono rimasti feriti anche un uomo e una donna. Badr è l'ultimo a cadere nella campagna di annientamento decisa da Sharon, ma il suo nome stava in cima alla lista. Era uno degli «allenatori». Soprannome conquistato per la sua passione di reclutare gli attentatori suicidi tra i giovani che frequentavano il campo di calcio della moschea Jihad di Hebron. Badr e il suo superiore, Kawasmeh - ucciso prima dell'estate - ne hanno mandati a morire almeno otto. C'è chi si è fatto saltare con la cintura esplosiva, chi invece ha perso la vita nelle cosiddette «missioni sacrificali», un raid disperato contro una base o una colonia. Gli attentatori si conoscevano quasi tutti tra loro. Abitavano nello stesso quartiere, erano legati al clan dei Kawasmeh, condividevano la passione per il calcio. E soprattutto vivevano nel culto del martirio. «Amavano la morte più della vita - ha sottolineato un esperto israeliano -. E' questa molla interiore, psicologica e religiosa, che trasforma un giovane normale in uno shahid (martire)». Non è neppure da escludere che Badr abbia sfruttato lo spirito di emulazione così forte tra i ragazzi palestinesi. Uno spirito dove la teologia del martirio rappresenta una delle componenti. Perché vedi i tuoi fratelli che lo fanno in nome della causa, perché vedi i tuoi cugini morire nelle sparatorie, perché pensi che sia un supremo atto di liberazione. E soprattutto perché non ritieni che la tua vita è vicina alla fine, ma invece continua. Merito - ma è meglio dire colpa - di personaggi come Badr, capaci di convincere dei ragazzi a scegliere la via delle «bombe che camminano». Secondo gli israeliani il capo di Hamas era responsabile di numerosi attentati compiuti sui bus, costati la vita a dozzine di persone. La cellula di Hebron, oltre ad avere dirigenti determinati, è riuscita a conservare la tecnica. Gli artificieri di Hamas hanno infatti usato videocassette e cd rom per scambiarsi informazioni. In seguito alla campagna lanciata da Israele, il gruppo islamico ha cercato di proteggere le proprie conoscenze militari con una catena clandestina: il preparatore di bombe insegna a un allievo, questi passa i dati a un terzo miliziano e così via. Certamente non tutti hanno l'esperienza di Badr, ma è sufficiente per mettere a punto gli ordigni. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera e della Stampa. Cliccando sul link sottostante si apriranno delle e-mails già pronte per essere compilate e spedite.