Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Le esecuzioni di Hamas sono una minaccia per Egitto e Giordania Analisi di Davide Romano
Testata: Il Riformista Data: 23 ottobre 2025 Pagina: 5 Autore: Davide Romano Titolo: «Le esecuzioni di Hamas sono una minaccia per Egitto e Giordania»
Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 23/10/2025, a pagina 5, l'analisi di Davide Romano dal titolo "Le esecuzioni di Hamas sono una minaccia per Egitto e Giordania".
Davide Romano
In questo primo periodo di tregua, Hamas non ha ceduto le armi, ha distrutto i suoi rivali interni con una serie di brutali esecuzioni in piazza e ha anche attaccato truppe israeliane. Il suo obiettivo è quello di destabilizzare quei paesi arabi che vogliono partecipare alla forza di pace a Gaza, facendo loro intendere che dovranno affrontare anni di guerriglia.
Gli attacchi di Hamas al territorio israeliano non rappresentano la classica escalation del conflitto israelo-palestinese. Analizzando più a fondo le dinamiche mediorientali, emerge che il vero bersaglio del movimento islamista non è tanto lo Stato ebraico, quanto il mondo arabo-islamico stesso.
La domanda da porsi, infatti, è un’altra: perché Hamas continua a lanciare attacchi contro Israele, pur sapendo perfettamente che la risposta militare sarà devastante? L’esercito israeliano dispone di una superiorità schiacciante, e Hamas ne è pienamente consapevole, essendo stata pesantemente colpita dall’IDF negli ultimi due anni. La spiegazione non risiede in una follia suicida, ma in una strategia comunicativa ben precisa.
Questi attacchi sono messaggi destinati non tanto a Gerusalemme, quanto a Riad, al Cairo, ad Amman e alle altre capitali del mondo arabo-islamico che stanno valutando la creazione di una forza internazionale per gestire Gaza. Il messaggio è chiaro e brutale: “Se oserete venire qui con le vostre forze di pace, se proverete a sostituirci nel controllo di Gaza, troverete un Vietnam.” È una minaccia esplicita a chiunque, nel mondo islamico, voglia prendere il controllo della Striscia senza passare attraverso gli islamo-mafiosi di Hamas.
Non è un caso che l’Arabia Saudita, la settimana scorsa, abbia pubblicamente dichiarato di non voler inviare propri soldati a Gaza se la situazione non si fosse prima stabilizzata. Il riferimento era alle esecuzioni pubbliche condotte da Hamas ai danni di centinaia di palestinesi etichettati come “collaborazionisti”. Il regime saudita, tradizionalmente cauto nelle sue mosse internazionali, aveva colto perfettamente il senso di quella violenza interna: Hamas stava consolidando il proprio potere attraverso il terrore, eliminando qualsiasi opposizione e mostrando al mondo arabo chi comanda davvero a Gaza.
Per eventuali forze islamiche di peacekeeping si profila una prospettiva drammatica: una guerriglia prolungata contro un’organizzazione terroristica che conosce ogni vicolo, ogni tunnel e ogni nascondiglio della Striscia. Quale Paese sarà disposto a mandare i propri soldati in un simile inferno urbano?
Questo ci riporta alla questione fondamentale che divide Israele dall’Europa: la natura stessa di Hamas come ostacolo insormontabile alla pace. Mentre l’opinione pubblica europea tende a osservare il conflitto attraverso la lente della tragedia umanitaria palestinese – innegabile e drammatica – spesso non comprende che, finché Hamas manterrà il controllo di Gaza, qualsiasi prospettiva di pace sarà un’illusione.
L’Unione Europea, fedele alla sua tradizione diplomatica basata sul dialogo e sul compromesso, fatica a confrontarsi con la realtà di un’organizzazione che ha fatto della guerra perpetua e del controllo autoritario della Striscia la propria ragion d’essere.
La vera pace a Gaza – quella che permetterebbe ai palestinesi di vivere dignitosamente, sviluppare un’economia funzionante e costruire istituzioni democratiche – è semplicemente incompatibile con Hamas. Questa è la scomoda verità che l’Europa continua a rifiutare di riconoscere, preferendo spesso concentrare le proprie critiche sulle risposte militari israeliane invece che sulle cause profonde del conflitto.
Finché questa dinamica non verrà compresa nella sua complessità, la prospettiva di una soluzione reale al dramma palestinese resterà lontana. E i primi a pagarne il prezzo continueranno a essere i civili palestinesi di Gaza, ostaggi involontari di una strategia che li utilizza in una partita geopolitica che va ben oltre i confini della Striscia.