Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’accordo deve proseguire Trump traccia il sentiero Analisi di Lorenzo Vita
Testata: Il Riformista Data: 22 ottobre 2025 Pagina: 7 Autore: Lorenzo Vita Titolo: «L’accordo deve proseguire Trump traccia il sentiero»
Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 22/10/2025, a pagina 7, l'analisi di Lorenzo Vita dal titolo: "L’accordo deve proseguire Trump traccia il sentiero".
Lorenzo Vita
Anche il vicepresidente JD Vance vola in Israele per verificare sul terreno come sta andando la tregua. L'amministrazione Trump sta facendo di tutto perché il piano di pace regga. Ma, auguri: Hamas ha già violato il cessate il fuoco ed è pronto a riprendere le ostilità
L’arrivo in Israele del vicepresidente JD Vance è un segnale chiaro: Donald Trump vuole blindare la tregua a Gaza. A Gerusalemme e Tel Aviv si sono riuniti Vance, l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff e Jared Kushner, consigliere e genero del presidente degli Stati Uniti. Il messaggio da Washington è inequivocabile: il tycoon non vuole sorprese dal fronte della Striscia né rischiare che l’accordo siglato la scorsa settimana si dissolva in pochi giorni. Per questo, la Casa Bianca ha aumentato la pressione su Benjamin Netanyahu.
Una scelta che può apparire sorprendente. Perché Trump, da sempre il più convinto alleato del premier israeliano, decide di spingere su di lui e non su Hamas o sui partner arabi? La risposta, secondo il New York Times, è duplice. Da un lato cresce la preoccupazione all’interno dell’amministrazione americana per le mosse di Netanyahu: diversi funzionari temono che “Bibi” possa rompere la tregua e rilanciare una campagna militare su larga scala. Dall’altro lato, la strategia di Trump sembra quella di un equilibrista, tesa a mantenere una linea dura contro Hamas ma senza compromettere il fragile cessate il fuoco.
Anche ieri, sui social, il presidente ha ribadito il suo tono minaccioso: “C’è ancora speranza che Hamas faccia ciò che è giusto. Se non lo farà, la sua fine sarà rapida, furiosa e brutale”. Trump ha poi aggiunto che molti alleati in Medio Oriente sarebbero pronti, su sua richiesta, a intervenire a Gaza per “mettere in riga” Hamas. Tuttavia, la realtà appare diversa: secondo le stesse fonti, i Paesi arabi non sarebbero affatto disposti a entrare nella Striscia, temendo di passare come chi disarma una milizia palestinese per fare un favore a Israele.
La complessità delle dinamiche mediorientali non sfugge a nessuno, nemmeno a Trump. In Israele, l’obiettivo immediato della missione di Vance è evitare mosse azzardate da parte di Netanyahu. La pressione su Hamas ha portato ieri sera al rilascio dei corpi di due ostaggi, ma il vicepresidente ha invitato alla prudenza: “Non credo sia consigliabile dire che questo debba essere fatto in una settimana”. Pur criticando i media occidentali per la loro “tendenza a sperare nel fallimento del cessate il fuoco”, Vance ha espresso fiducia nella tenuta dell’accordo.
L’amministrazione americana punta anche a un obiettivo più ampio: la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i Paesi arabi. Per Trump, si tratta di un tassello essenziale della nuova strategia mediorientale, che culminerà il 18 novembre con l’incontro alla Casa Bianca con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Ma tutto dipenderà dall’evoluzione della tregua e dal futuro della Striscia.
Il disarmo di Hamas, la forza di stabilizzazione e il possibile governo di transizione restano nodi irrisolti. Secondo gli esperti, la milizia è ancora troppo radicata per immaginare un futuro senza di essa. Non a caso, ieri è giunto in Israele anche il capo dell’intelligence egiziana, Hassan Rashad, per fare il punto con Netanyahu e i vertici della sicurezza. Da questo fragile equilibrio dipenderà non solo il piano di Trump e di Netanyahu, ma il destino dell’intero Medio Oriente.
Per inviare la propria opinione al Riformista, cliccare sulla e-mail sottostante.