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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
17.10.2025 Macron e Starmer, i gemelli pro-Pal d'Europa che affossano i loro paesi
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 17 ottobre 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «I gemelli Macron-Starmer affossano i loro Paesi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 17/10/2025, a pag. 1, con il titolo "I gemelli Macron-Starmer affossano i loro Paesi", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Hanno voluto riconoscere la Palestina, stanno affossando i loro paesi: Starmer e Macron sono l'emblema di tutto quello che non funziona nella politica del Vecchio Continente. Per quanto riguarda il Medio Oriente: la loro sconsiderata scelta di riconoscere la Palestina è stata un premio per Hamas (che ha ringraziato pubblicamente) e ha allungato la guerra.

No, non lo dice più solo Libero. Con durezza inusitata, è il londinese Telegraph, attraverso una delle sue firme più autorevoli (il direttore dell’edizione domenicale, Allister Heath, analista politico ed economico di limpida scuola thatcheriana), a stroncare il duo Macron-Starmer, descritti come gli affossatori consapevoli di Francia e Regno Unito.
I due hanno caratteri e profili diversissimi, fiammeggiante ed estroso il primo, studiatamente più diesel e placido l’altro, ma condividono una mentalità tecnocratica e un distacco ormai patologico dalla realtà. E così l’uno e l’altro, pur in due differenti contesti anche istituzionali, si stanno rendendo protagonisti di avventure politiche disastrose.
Starmer (che si era presentato come un moderato, e per molti versi lo era rispetto alla scatenata linea islamo-socialista del suo predecessore Corbyn) ha vinto le elezioni del 2024 più per consunzione dei conservatori che per meriti propri.
I tories uscivano spossati da tredici anni di governo, avendo consumato diversi leader come primi ministri, e avendo sulle spalle il mancato controllo dell’emergenza immigrazione. Di più: i promessi tagli di tasse non erano arrivati e la stessa occasione offerta da Brexit era purtroppo stata vissuta sempre con una certa timidezza, più come un’insidia che invece (come avrebbe dovuto essere) come un’opportunità.
Sta di fatto che Starmer, in campagna elettorale, si era tenuto vago: niente attacchi scomposti a Brexit, dichiarazioni generiche e non aggressive in economia, insomma attendeva solo di raccogliere una vittoria scontata. Ma subito dopo il prevedibile successo elettorale, il richiamo della foresta è stato più forte di lui: una scarica di tasse e di interventismo pubblico, e ovviamente sbarchi ai massimi.
Quanto a Macron, la vicenda è arcinota. Perse le Europee 2024 dal suo partito, l’inquilino dell’Eliseo ha tentato la mossa del cavallo convocando elezioni politiche istantanee. Obiettivo? Unire tutto e il contrario di tutto (inclusi massimalisti, pro Pal, antisemiti e estremisti politici assortiti) pur di fermare la destra. L’operazione è numericamente riuscita ma con il piccolo “dettaglio” di essersi ritrovato con un Parlamento senza maggioranza. Morale: dall’estate ’24, due governicchi sono già caduti e un terzo è faticosamente in sala parto. Di più: Macron è la figura più detestata degli ultimi cinquant’anni anni in Francia, e non c’è francese che non gli imputi (giustamente) questa atroce impasse.
E proprio qui scatta un’altra similitudine tra i due. Vistisi persi sul terreno della politica estera, entrambi hanno cercato rifugio in politica estera, schierandosi a corpo morto sul versante pro Pal. Lo hanno fatto a partire da atteggiamenti diversi verso Trump (Starmer ha una buona relazione personale con il Presidente americano, diversamente da Macron che sogna un ruolo mondiale da anti-Trump), ma l’uno e l’altro, per inseguire le piazze e il conformismo mediatico, si sono lanciati verso il riconoscimento istantaneo della Palestina.
Un oggettivo favore ad Hamas, che infatti gongolava. Paradosso nel paradosso: da agosto la Lega Araba (mica un covo di sionisti e di atlantisti), facendo sponda alla Casa Bianca, aveva chiesto ai terroristi di disarmarsi e rilasciare gli ostaggi. Ma Hamas oggettivamente traeva benzina politica per resistere proprio dall’appoggio offerto stoltamente da Parigi e da Londra. Fino all’esito che conosciamo: alla fine, pure Starmer e Macron si sono presentati a Sharm el Sheik per far corona a Trump, ma- ecco il punto- ci sono arrivati dopo essersi ostinatamente collocati dalla parte sbagliata.
Le somiglianze proseguono con un altro aspetto grave e direi determinante ai fini del giudizio politico sui due leader: il tempo lunghissimo - starei per dire: irrecuperabile - che Starmer e Macron rischiano di far perdere ai loro paesi. Parliamoci chiaro: il loro destino politico è segnato, il dissenso popolare contro di loro appare irrecuperabile. E però - ecco il punto - Macron minaccia di restare inchiodato all’Eliseo fino al 2027, mentre le elezioni politiche generali in Gran Bretagna, a scadenza naturale, sarebbero addirittura nel 2029.
Capite bene il paradosso. Se in Francia le presidenziali venissero anticipate e con esse le politiche, il sistema risulterebbe finalmente sbloccato, molto probabilmente con un presidente di destra e una maggioranza parlamentare dello stesso segno. Stessa cosa in Uk, dove il semipresidenzialismo non c’è ma tutti i sondaggi danno Nigel Farage stravincente e quindi premier in pectore.
E allora ecco la domanda più sconcertante. Possono due figure in discesa verticale tenere un sistema bloccato, far montare la rabbia popolare, mettere a rischio l’economia, solo per ritardare sulla pelle del paese la vittoria degli avversari?
E questi sarebbero i politici “responsabili”, gli avversari dei “cattivi sovranisti”, dei “populisti spregiudicati”? Suvvia.

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