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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.10.2025 La statistica compassionevole
Commento di Daniele Scalise

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 ottobre 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Scalise
Titolo: «La statistica compassionevole»

La statistica compassionevole
Commento di Daniele Scalise 

 
Daniele Scalise

Quanti sono i gazawi uccisi? Sui numeri si è combattuta una battaglia durissima, che continua. E le statistiche sono inquinate da "buone intenzioni" dei media pro-Pal: non solo cifre gonfiate sui civili uccisi, ma anche proporzioni calcolate volutamente male. Così si alimenta la retorica del "genocidio".

Ci sono numeri che non servono a capire, ma a sentirsi migliori. È la matematica morale del nostro tempo: la statistica compassionevole. Percentuali come scudo, grafici come confessionali. Tutto sembra oggettivo, e invece è solo un modo elegante per mentire senza sporcarsi le mani.

La formula è semplice: si parte da un dato vero e lo si piega fino a ottenere il racconto desiderato. Bastano due passaggi. Primo, cambiare il denominatore. Secondo, scegliere la categoria più comoda. Così, per esempio, un bombardamento diventa “il più grave della storia recente”, ma “recente” può significare due mesi o vent’anni, a seconda dell’intenzione. Oppure si dice che “il 70% delle vittime sono civili” senza spiegare chi definisce “civile” e chi no. I numeri sono veri, ma il campo su cui giocano è truccato.

In questa palestra del bravo, la compassione si misura a percentuale. Se i morti a Gaza sono troppi, il bravo li divide per giorno, per chilometro, per tweet. Se gli ebrei aggrediti in Europa aumentano, allora cambia il contesto: “ma in proporzione alla popolazione sono pochi”. Ogni volta che la realtà rischia di disturbare, entra in scena la proporzione giusta, quella che smorza, relativizza, stempera. È la statistica come calmante etico.

C’è un altro trucco: la comparazione disonesta. Si mettono sullo stesso piano guerre e rivolte, aggressori e aggrediti, democrazie e regimi. Tutto torna uniforme, bilanciato, presentabile. Il bravo si rassicura: “Vedi? Nessuno è innocente al cento per cento.” Così la percentuale diventa anestesia.

Ma dietro la patina razionale si nasconde una forma di pigrizia morale. I numeri non servono più a capire l’ampiezza di un dramma, ma a misurare la distanza che ci separa da esso. Si contano i morti per non doverli immaginare, si pesano le vittime per non doverle guardare. Il risultato è un’umanità statistica: precisa, documentata, e completamente indifferente.

Anche la compassione segue un algoritmo. Cresce quando l’indignazione è facile, cala quando il dolore non ha buona stampa. Se una tragedia riguarda Israele, allora si apre la parentesi dei “dati da verificare”. Se riguarda Gaza, si chiude la parentesi e si apre il corteo. Eppure il dolore non ha decimali.

Il bravo ama i numeri perché lo proteggono dall’emozione. Gli permettono di essere indignato senza sentirsi coinvolto. È la sua armatura contro la complessità. “Non sto prendendo posizione, sto solo leggendo i dati”, dice. E in quella frase si consuma la resa dell’intelligenza: la riduzione del pensiero a tabella Excel.

Un antidoto esiste, ma richiede più fatica: leggere oltre la cifra. Chiedersi chi l’ha contata, con quale metodo, e soprattutto per quale scopo. Ricordarsi che ogni numero, anche il più preciso, ha una storia, un volto, un margine di manipolazione. La vera onestà intellettuale non sta nel mostrare percentuali, ma nel dire dove finiscono i conti e comincia la coscienza.

La postura adulta, in fondo, è questa: sapere che la matematica non salva la morale. I numeri aiutano solo se servono la verità, non se la travestono. Perché tra il 99% di indignazione e l’unico volto che resta invisibile, la differenza non è statistica. È umana.


takinut3@gmail.com

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