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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
16.10.2025 La rete di Hamas in Italia
Analisi di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 16 ottobre 2025
Pagina: 4
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «La rete di Hamas in Italia I palestinesi al lavoro per portare la loro guerra anche negli Stati europei»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/10/2025, a pag. 4 con il titolo "La rete di Hamas in Italia. I palestinesi al lavoro per portare la loro guerra anche negli Stati europei", l'analisi di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

Hamas ha già la sua rete di operativi in Europa, pronti a colpire. Dopo aver perso la guerra a Gaza, potrebbe portarla sul nostro continente. E non facciamoci illusioni: Hamas è ben radicato anche in Italia

Hamas è già fra noi. Con una rete armata, organizzata e pronta a colpire. «Abbiamo gente in Italia e vediamo come riusciamo ad aiutare la gente da qui», scriveva nel 2020 il capo delle operazioni esterne dell’organizzazione terroristica palestinese, Khalil Al-Kharraz, intercettato dai servizi segreti tedeschi. Stava parlando dei suoi agenti libanesi, i fratelli Ibrahim e Hassaim El Rassatmi, responsabili dell’assistenza agli uomini di Hamas che cercavano di trasferirsi in Europa dal Libano.
Il primo era il proprietario di un ristorante e ospitava Al-Kharraz nella sua abitazione di Berlino, mentre il secondo aveva ottenuto un permesso di soggiorno in Italia, anche se abitualmente risiedeva da clandestino in Germania.
A rivelarlo per la prima volta è il ricercatore americano Matthew Levitt, nel suo studio "Hamas complotta in Europa: uno spostamento verso le operazioni esterne?", pubblicato nel numero di ottobre di CTC Sentinel, la rivista dell’Accademia militare statunitense di Westpoint. Nei documenti processuali relativi all’indagine giudiziaria che il 14 dicembre 2023 ha portato all’arresto in Germania e Danimarca di quattro dei sette membri della cellula logistica palestinese accusata di organizzare attentati contro obiettivi ebraici, l’Italia emerge più volte. Come luogo di transito verso la Bulgaria, dove Ibrahim El Rassatmi va a seppellire una piccolo arsenale composto da quattro pistole, un fucile Kalashnikov, un silenziatore e munizioni in un deposito lungo la strada.
Oppure il nostro Paese compare nelle relazioni della BND, l’intelligence federale tedesca, convinta che Hamas «abbia collocato operatori locali in Europa nel corso di molti anni», citando comunicazioni intercettate tra i sospetti sulla presenza di agenti di Hamas in Germania e in Italia «per scopi strategici».
Ma l’elemento centrale era proprio, scrive Levitt, «un permesso di soggiorno europeo».
I messaggi intercettati tra gli agenti di Hamas accusati sottolineano come «l’ottenimento dei permessi di soggiorno facesse parte del piano operativo sottostante per i cosiddetti operatori stranieri di Hamas».
Lo sanno già le più alte autorità italiane, dopo aver ascoltato il 10 luglio del 2024 la relazione del Coordinatore nazionale perla lotta contro l’antisemitismo, che i terroristi palestinesi da tempo possono contare su una presenza in Europa, che erano alla ricerca dei depositi delle armi da fuoco nascoste in Polonia almeno dal 2019 per «tenerle pronte per possibili attacchi contro le istituzioni ebraiche in Europa», principalmente in Danimarca e in Germania.
Nel corso degli anni, il network europeo di Hamas si è esteso gradualmente alla Finlandia, alla Norvegia e ai Paesi Bassi, anche con la creazione di alleanze con il crimine organizzato, per procurarsi armi e addirittura droni. Finché il suo tessitore principale, Al-Kharraz, già vicecomandante delle Brigate Ezzedine Al Qassam in Libano, è stato eliminato da un raid aereo israeliano il 21 novembre 2023 vicino al villaggio di Chaaitiyeh nel Sud del Paese dei Cedri. E ora anche il Mossad sta chiedendosi chi lo abbia sostituito come capo della pianificazione delle operazioni esterne. E soprattutto che cos’abbia in mente chi ne ha preso il posto. È un interesse comune di israeliani ed europei individuare gli obiettivi e la strategia di Hamas dopo il cessate il fuoco e a Gaza.
L’ipotesi più preoccupante da verificare è che il gruppo abbia preso la decisione di internazionalizzare la guerra santa e di entrare in azione all’estero, diversamente dal modus operandi del passato, quando concentrava tutta la propria capacità militare sul “nemico sionista” ma all’interno dei confini dello Stato ebraico. Tanto che l’11 settembre scorso il Consiglio della Sicurezza Nazionale di Gerusalemme ha pubblicato sul proprio sito web un avviso relativo alle festività ebraiche del 2025: «Negli ultimi mesi sono stati evitati decine di attacchi, per lo più legati all'Iran e ad Hamas», specificando che si tratta di una minaccia concreta, in quanto, anche in collaborazione con l'Unità 3900, formata dagli agenti della Forza Quds e di Hezbollah, «Hamas sta espandendo le proprie attività oltre la guerra a Gaza per creare infrastrutture terroristiche e compiere attacchi terroristici contro ebrei e israeliani all’estero». Con un motivo di preoccupazione in più: ora che il vertice di Hamas è stato decapitato, nessuno sembra avere il controllo della situazione. 

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