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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
13.10.2025 Israele pronta per accogliere gli ostaggi
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 13 ottobre 2025
Pagina: 4
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Israele: «Tutto pronto per accogliere gli ostaggi». Trump atteso al vertice insieme con 20 leader»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/10/2025, a pag. 4, con il titolo "Israele: «Tutto pronto per accogliere gli ostaggi». Trump atteso al vertice insieme con 20 leader", la cronaca di Amedeo Ardenza.

In attesa della liberazione degli ostaggi. Tornano i 20 vivi e le ultime salme degli uccisi dai terroristi di Hamas.

Il rientro degli ostaggi e il vertice di Sharm el-Sheikh.
Sono questi i due temi che hanno segnato la giornata di domenica. In Israele l’ansia per l’attesa liberazione dei 48 israeliani ancora nelle mani di Hamas – ma solo una ventina sarebbero ancora in vita – ha raggiunto livelli spasmodici con le direzioni sanitarie di tre ospedali che hanno avviato una discussione pubblica su quale struttura sia meglio attrezzata per curare i sequestrati accogliendo, allo stesso tempo, i loro familiari. In molti in Israele temono che Hamas liberi degli ostaggi moribondi.
Nei giorni scorsi sono anche circolate appelli di medici israeliani ad Hamas a non sovralimentare i sequestrati, specialmente quelli che sono stati privati del cibo per lunghi mesi a scopi propagandistici – quando cioè il gruppo terrorista filmava i prigionieri ischeletriti per dimostrare che a Gaza non c’era cibo. Immagini odiose che hanno svelato al mondo il volto sadico del Movimento islamico di resistenza (questo l’acronimo di Hamas). Il timore dei medici è che i corpi gravemente debilitati degli ostaggi denutriti non siano più in grado di metabolizzare un’alimentazione “normale”. Alle prime luci dell’alba di oggi dovrebbe iniziare la loro liberazione e lo stesso presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sarebbe intenzionato a incontrarli di persona. Lo ha annunciato il vicepresidente J.D. Vance affermando: «È un grande giorno per le loro famiglie, ma credo che, ancor più, sia un grande giorno per il mondo intero».
Assieme ai vivi, oggi dovrebbe iniziare anche la restituzione di ciò che resta delle salme degli ostaggi morti. Il Centro israeliano di medicina legale, scriveva ieri Yedioth Ahronoth, si sta preparando a una complessa operazione di identificazione delle loro spoglie. «Ci troviamo di fronte a una sfida professionale. Non possiamo commettere alcun errore», ha affermato il direttore del centro, Chen Kugel. La direttrice dei laboratorii del centro, Nurit Bublil, ha dichiarato: «Il 7 ottobre non è finito per noi: ci sono casi che possono essere risolti in poche ore, ma quando si tratta di casi più complessi il processo di identificazione può richiedere da otto a dieci ore e anche di più», ha spiegato.
Sul piano diplomatico fervono intanto i preparativi per la cerimonia della firma lunedì pomeriggio dell'accordo sulla prima fase del piano Trump per Gaza. Il governo egiziano ha invitato venti leader mondiali per assistere all’evento. La cerimonia sarà co-presieduta dallo stesso Trump, in arrivo dalla breve visita in Israele in mattinata, e dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, padrone di casa e uno dei tre mediatori dell’intesa. Attesi ai massimi livelli anche gli altri due sponsor: la Turchia, con il presidente Recep Tayyip Erdogan, e il Qatar con l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani.
Non ci saranno né Israele, ufficialmente perché' impegnato ad accogliere gli ostaggi né Hamas.
Secondo la stampa qatariota, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, non sarà presente perché non invitato. In linea con la decisione dello scorso settembre di non concedergli il visto per partecipare all’Assemblea Generale dell’Onu al Palazzo di Vetro a New York, la Casa Bianca continua a tenere Abbas “in punizione”: Trump rimprovera all’Anp sia la politica interna di concedere vitalizi a chi attacca cittadini israeliani sia quella estera di adire le istanze giuridiche internazionali contro lo stato ebraico.
Unica apertura concessa a Ramallah è l’incontro fra il vicepresidente Hussein Sheikh e l’ex primo ministro britannico Tony Blair previsto oggi in Giordania per discutere del ruolo dell’Anp nel futuro di Gaza. Hanno invece confermato la loro presenza il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e il presidente del Consiglio dell’Ue, Antonio Costa. Per l’Italia ci sarà la premier Giorgia Meloni assieme ai capi di governo di Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Grecia. Inviti spediti anche ai governi e ai regnanti di Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Kuwait, Iran, Pakistan e Indonesia.
La presenza del mondo arabo e islamico non è cosmetica: lo ha spiegati Vance a Fox News affermando che i paesi del Golfo daranno il principale contributo economico alla ricostruzione della Striscia di Gaza dopo la fine del conflitto in Medio Oriente: «La maggior parte dei fondi arriverà dai nostri amici arabi del Golfo, e sono certo che una parte verrà anche da Israele. Questo non richiederà molte risorse agli Stati uniti d’America: ciò che servirà sarà la nostra supervisione costante e il nostro impegno diplomatico». Da risolvere resta ancora il ruolo di Hamas che anche ieri ha escludo di voler disarmare: «La questione del possesso delle armi da parte del movimento è strettamente connessa all'occupazione, e gli appelli a disarmare, a deporre le armi, se significano in sostanza disarmare la resistenza, sono inaccettabili», ha dichiarato Mohammed Nazzal, membro dell’ufficio politico del gruppo terrorista.

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