Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
"Dal fiume al mare" per il sindaco di Londra Sadiq Khan "non è uno slogan antisemita", anche se è proprio lo slogan che inneggia alla distruzione di Israele, lo Stato che si trova, appunto, fra il fiume (Giordano) e il mare (Mediterraneo). Dal 7 ottobre ad oggi, le classi dirigenti europee non hanno capito niente del nuovo antisemitismo, nato con la copertura della "lotta anticolonialista".
L'8 ottobre del 2023, appena ventiquattro ore dopo le atrocità del giorno precedente, si riuscì a percepire l’entità della tragedia. Furono contati i morti, divenne chiara la sorte degli ostaggi rapiti dai terroristi di Hamas di ritorno a Gaza tra gli applausi. Delle squadre di soccorso setacciavano villaggi e kibbutz devastati nel Sud di Israele alla ricerca di sopravvissuti, mentre i missili lanciati dall'organizzazione terroristica prendevano di mira l'intero territorio. La portata della tragedia aveva catturato l'attenzione di tutti i media. Tuttavia, come scrive Pascal Bruckner su Le Figaro, “Dall'8, e ancor prima che l'esercito israeliano iniziasse le sue rappresaglie, grida di gioia risuonarono in tutti i campus nordamericani, le folle esultavano... finalmente, per la prima volta dal 1945, era possibile liquidare degli ebrei in massa sotto la protezione del discorso antimperialista. Quel giorno venne rilasciata la licenza di uccidere: ormai è morale e persino raccomandato essere antisemiti.”
È vero che il Segretario Generale delle Nazioni Unite non ha atteso un istante e si è affrettato – sempre l’8 ottobre – ad accordare una certa legittimità a dei crimini abominevoli, che comunque erano stati filmati in tempo reale dai loro perpetratori e pubblicati sui social network.
Sempre l'8 ottobre si svolsero le prime manifestazioni contro lo Stato ebraico. Una mobilitazione rapida che avrebbe dovuto sollevare molti interrogativi. Chi le aveva organizzate, chi le aveva finanziate in così poco tempo? Eppure, nessuno vi prestò attenzione. Le manifestazioni sarebbero presto esplose su entrambe le sponde dell'Atlantico. Non siamo più al BDS: è la scomparsa di Israele che vogliono le folle che marciano sotto striscioni che non lasciano spazio a dubbi: “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera.” Il fiume è il Giordano, il mare è il Mediterraneo. Ma i manifestanti pensano ai dieci milioni di persone che vivono lì? Si fidano della clemenza dei terroristi? Certamente no. Per di più, la sorte degli ostaggi non li interessa. Per due anni, due lunghissimi anni, la verità rimarrà in fondo al pozzo.
Mentre Israele lotta per liberare gli ostaggi e Hamas rifiuta di accettare un cessate il fuoco, il mondo vuole solo vedere la sofferenza degli abitanti di Gaza che avevano applaudito al massacro. Le “massime autorità morali” evocheranno un genocidio immaginario – l'organizzazione terroristica denuncia la cifra di 60.000 vittime – parleranno di apartheid (?) e piovono le condanne. Non si tratta più solo di israeliani: vengono presi di mira e attaccati gli ebrei, e non vengono risparmiate le sinagoghe. Ci vorrà l'intervento di un Donald Trump ben determinato a far valere la propria influenza affinché si concretizzi una speranza di pace. La fine dell'ostracismo dello Stato ebraico e delle grandi manifestazioni? Niente è meno sicuro. Il sindaco di Londra Sadiq Khan non ha appena dichiarato che lo slogan “dal fiume al mare” non è antisemita?