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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
11.10.2025 A Sharm la firma della nuova Yalta. Meloni, asse con Trump e Netanyahu
Commento di Aldo Torchiaro

Testata: Il Riformista
Data: 11 ottobre 2025
Pagina: 3
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: «A Sharm la firma della nuova Yalta. Meloni, asse con Trump e Netanyahu»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 11/10/2025, a pagina 3, la cronaca di Aldo Torchiaro dal titolo "A Sharm la firma della nuova Yalta. Meloni, asse con Trump e Netanyahu".

File:Aldo Torchiaro.png - Wikipedia
Aldo Torchiaro

Giorgia Meloni sarà a Sharm el Sheikh per la firma degli accordi di pace su Gaza, con Trump, Blair e gli altri grandi del mondo che stanno ridefinendo e ridisegnando il Medio Oriente. 

Confermato: Giorgia Meloni sarà tra i leader mondiali che presenzieranno lunedì alla firma degli accordi di Sharm el-Sheikh. L’annuncio è arrivato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha anticipato l’effetto-sorpresa: «È stata invitata la presidente del Consiglio». «L’incontro dovrebbe tenersi lunedì», ha aggiunto, «ma non sono ancora ufficiali né data né luogo». Quello che si terrà a Sharm el-Sheikh non sarà solo un cocktail diplomatico dopo la felice conclusione del negoziato di pace in Medio Oriente. Ha già tutti i connotati di un grande summit internazionale, quasi una nuova Yalta. La presenza di attori che non sono parte diretta della trattativa Israele-Hamas lascia trasparire l’intento messo a punto da Kushner e Witkoff per conto dell’amministrazione Trump.

L’Italia, rappresentata da Giorgia Meloni, sarà protagonista negli incontri decisivi sulla ricostruzione della Striscia di Gaza e, più in generale, nella definizione del gruppo di potenze regionali che si faranno garanti della pace e dello sviluppo. Un tavolo cruciale che determinerà le infrastrutture e le architetture economiche del futuro mediorientale. La premier italiana sarà dunque al centro della foto che segnerà la pace del 2025, un’immagine destinata a entrare nei libri di scuola. Non sarà l’unica leader europea, ma per ora è l’unica confermata. Tony Blair, grande regista dell’operazione ricostruzione, punta al coinvolgimento di più sistemi-paese europei. Tuttavia Francia, Regno Unito e Germania restano un passo indietro rispetto a Roma.

L’Italia non ha ceduto sul piano del riconoscimento della Palestina e, al contempo, ha mantenuto ottime relazioni con Israele — unica in Europa, persino davanti alla Germania di Merz. È riuscita inoltre ad allineare tutti i dossier con la Casa Bianca di Donald Trump, che considera Giorgia Meloni la sua interlocutrice privilegiata nel continente. Sul tavolo non c’è solo Gaza. In un momento in cui tutto è interconnesso, il vero asse strategico si muove lungo la direttrice Indonesia–India–Penisola Arabica–Italia–USA, il motore dei più grandi investimenti globali. Si chiama IMEC il corridoio delle merci, dei servizi e delle tecnologie che unisce dieci nazioni, transita per Israele e per la futura Gaza — destinata a diventare il nuovo hub portuale del Sud Mediterraneo, con una significativa partecipazione italiana.

Si tratta di progetti da decine di miliardi di dollari, sostenuti da cinque fondi sovrani e dai principali fondi privati del pianeta, a beneficio di oltre due miliardi e mezzo di persone. Un asse a tripla trazione: India da un lato, Stati Uniti dall’altro, Italia e Arabia Saudita (con gli Emirati Arabi Uniti) nel mezzo, a rappresentare le due porte del mondo, a Oriente e a Occidente. La presenza della premier italiana al tavolo con Donald Trump, Benjamin Netanyahu e i principali leader arabi è un riconoscimento della stabilità e dell’equilibrio che Palazzo Chigi e la Farnesina hanno saputo mantenere. Diplomazia, cultura, solidità economica e capacità di mediazione sono le chiavi che hanno riportato Roma al centro della scena internazionale.

A confermare il peso crescente dell’Italia bastano due episodi recenti: Tony Blair è venuto due volte a Roma per incontri riservati a Palazzo Chigi, segno della fiducia nel ruolo di mediazione italiana. L’Italia è tornata a essere un interlocutore di primo piano nei dossier mediorientali, canale utile tanto per Washington quanto per Londra, Gerusalemme e Il Cairo. A sostenere questa linea c’è anche la credibilità delle forze armate italiane. Le missioni di peacekeeping condotte negli ultimi vent’anni — dai Balcani al Libano, dall’Iraq al Kosovo, dal Corno d’Africa al Sahel — hanno consolidato una reputazione di professionalità e affidabilità riconosciuta a livello mondiale. Oggi l’Italia partecipa a oltre trenta missioni internazionali con circa seimila militari impegnati sotto bandiera ONU, NATO e UE.

Accanto alla forza diplomatica e militare, resta potente la leva culturale. L’italiano è una delle cinque lingue più studiate al mondo, anche fuori dall’Europa. Arte, letteratura, cinema, musica e design continuano a essere ambasciatori naturali del soft power italiano. Il “made in Italy” non è solo un marchio economico, ma un linguaggio universale che esprime qualità, misura e riconoscibilità. Infine, l’Italia guida anche il dialogo interreligioso: è a Roma che le tre grandi religioni monoteiste trovano un terreno di incontro unico, con canali sempre aperti verso il mondo islamico ed ebraico, anche nei momenti più difficili.

L’Italia, dopo anni di marginalità, torna dunque protagonista. Non solo come ponte tra Europa e Mediterraneo, ma come attore centrale di una nuova architettura mondiale che intreccia diplomazia, sviluppo e pace.

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