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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Giornale Rassegna Stampa
11.10.2025 Il lungo addio dopo 734 giorni alla guerra che ci ha stravolto. Benvenuta pace, sii noiosa
Commento di Fiamma Nirenstein e video Porta a Porta

Testata: Il Giornale
Data: 11 ottobre 2025
Pagina: 9
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il lungo addio dopo 734 giorni alla guerra che ci ha stravolto. Benvenuta pace, sii noiosa»

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 10/10/2025 a pag. 3 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Il lungo addio dopo 734 giorni alla guerra che ci ha stravolto. Benvenuta pace, sii noiosa".


Fiamma Nirenstein

Addio alla guerra e al terrore. Benvenuta pace, sii noiosa e sorridente. Adesso sarebbe  la volta di un addio che non è alla guerra, ma alla follia collettiva dell’antisemitismo, all’impazzimento. Chissà se verrà. 

Sarà un addio lungo e difficile alla guerra che per  734 giorni ha disegnato la mia vita. Sarà un addio pieno di flashback e di presenze che portano con sé ferite eterne, e anche una gran voglia di svoltare. Ma cambierà: sarà addio alle prime notizie della mattina alle 6 in cui la voce del giornalista dice che è “mutar le pirsum”, permesso rendere noto, il nome, i nomi di chi è caduto in guerra il giorno avanti, durante il giorno, durante la notte. Chi per fuoco di cecchino, chi per esplosione, chi nell’incendio del suo tank. Chi cercando di salvare il corpo di un rapito. Chi per salvare un compagno ferito. Addio alla paura egoista e spessa che si tratti di una persona cara, del figlio di un’amica, di un parente, di una persona cara. Quando avviene chiedi, telefoni, insisti… non ci credi mai. Addio al pianto che non si addice a una giornalista, al funerale che vai a salutare lungo una strada gremita di folla e di bandiere mentre passa il feretro di un soldato ragazzo o di un cinquantenne delle riserve, il miluim, al senso di gratitudine disperata per l’indispensabilità del suo gesto, per la casualità della sua morte, una su mille. Addio alla sirena a tutte le ore, soprattutto a quella in mezzo alla notte, che in un baleno vede per primi i bambini che poi la mattina andranno a scuola assonnati, pronti con una bottiglia d’acqua sulla porta. Addio all’attesa silenziosa coi vicini nel rifugio, mentre fuori si sentino gli scoppi, grati del sistema di difesa e con la radio accesa finché viene il segnale di uscire. Addio alla corsa ansiosa quando il segnale si farà sirena in tutte le strade e i bum colpiscono le orecchie. Addio al ruggito lontano continuo a ogni ora degli aerei da combattimenti, diretti ora in Iran, ora in Libano, ora a Gaza. Addio, speriamo, alla spaventosa notizia che il maestro di tuo figlio è stato ucciso in Libano, addio alle visite di condoglianze. Troppo amore, troppo onore, l’uomo ha bisogno di sentimenti moderati e qui vorresti invece dargli l’anima. Addio alla saggezza di chi insegna a scuola, di chi vende e compra la frutta e i vestiti, di chi va a ginnastica come niente fosse, ai dottori negli ospedali, ai politici di tutte le parti che alla knesset e per strada litigano e si danno da fare come niente fosse; allo spettacolo stupendo dell’irruzione gioiosa e subitanea in casa di un ragazzo che proveniente sporco e sorridente dal fronte abbraccia i suoi con tutte le sue forze e annuncia che ha tre ore per mangiare dormire fare la doccia. Addio alle iniziative dell’ottima comunità degli italiani a Gerusalemme che compiono la raccolta e la semina del lavoro agricolo pericoloso sotto il lancio dei missili dei contadini: raccolgono i frutti, organizzano gruppi di aiuto donando giornate e giornate di lavoro. Addio alle iniziative femminili che preparano a proprie spese pasti per i soldati, che raccolgono indumenti e altri generi necessari, ai gruppi di studio perché un ebreo, una ebrea, devono sempre studiare, e anzi di più, mentre cercano di sopravvivere. Addio all’annuncio che si è formato un nuovo comitato di vedove, di aiuto ai bambini. O che si cercano volontari per un camion di pedicure al fronte per i  piedi feriti da mesi rinchiusi in duri scarponi. A un collega di più di settant'anni che annuncia che si può essere utile anche a quell’età oltre il fronte. Addio alle visite di lavoro agli ospedali dove si riabilitano ragazzi che a migliaia hanno perso gli arti, la parola, gli occhi, la pace, e che erano e saranno incredibili inventori di high tech, cantanti, musicisti. Addio all’autista che mi ha portato a Sderot e a Beeri due giorni dopo l’eccidio del 7 ottobre, che con me si è buttato per terra con le mani in testa mentre la sirena ci coglieva sulla strada. Addio al tono risoluto, gentile, rispettoso con cui la gente ha espresso la propria determinazione nell’andare avanti e salvare il proprio piccolissimo Paese mentre la politica creava il solito scontro estremo: è fantastico che non abbia rotto né incrinato il fronte. Addio alle manifestazioni furiose dei parenti degli ostaggi, alle minacce agli uomini politici, alle scritte sui muri e all’assedio alle loro vite, pronti a tutto per arrivare a questo giorno. Addio all’ossessione delle notizie che cambiano ad ogni minuto. Addio alle visite frequenti al cimitero a Monte Herzl, per seppellire ancora un soldato, ancora un figlio di amici cari,Addio, cuore di plastilina raccolto nel guardino d’infanzia di  Be eri nel sangue dall’odore inaffrontabile e ora incorniciato sulla mia scrivania. Addio, pazzesche storie di valore di ragazzi che per salvare l’uno l’altro hanno messo in giuoco tutto se stesso come sembra impossibile fare a quell’età. Benvenuta pace, sii noiosa e sorridente. Adesso sarebbe  la volta di un addio che non è alla guerra, ma alla follia collettiva dell’antisemitismo, all’impazzimento. Chissà se verrà. 

Intervento di Fiamma Nirenstein a Porta a Porta (clicca sulla foto):

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