Lettera: Non lasciatevi intimidire
Gentilissima Signora Fait,
se Le avessi scritto, solo nell’ultimo mese, ogni volta che le notizie mi hanno fatto fremere di sdegno e disgusto, Le avrei inondato la casella di posta elettronica e non mi sarebbe rimasto molto tempo per fare altro.
Riassumendo (e mi scuso della probabile incompletezza): nazioni occidentali che si precipitano a riconoscere lo Stato di Palestina invece di far pressioni su Hamas perché deponga le armi e liberi i rapiti; delegazioni che abbandonano l’aula dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per non ascoltare lo splendido discorso di Netanyahu (ne ho letto la trascrizione integrale sul Times of Israel); studiosi di politica internazionale che non vedono altra soluzione che far pressione su Israele per porre fine alla guerra (scatenata da Hamas, ossia dal governo dello Stato-di-fatto di Gaza, invadendo il territorio israeliano e commettendovi veri crimini contro l’umanità); governi, politici, giornalisti ed intellettuali dichiaratamente amici di Israele colti da pericolosa timidezza; politici ed intellettuali non amici che accusano Israele di un genocidio grazie al Cielo inesistente e chiedono sanzioni contro Israele (invaso) ‘come contro la Russia’ (che ha invaso l’Ucraina); una relatrice speciale dell’ONU che rimprovera pesantemente un sindaco che la sta premiando, mette in dubbio la capacità della senatrice Segre (cui esprimo la più forte solidarietà) di riconoscere un genocidio e riceve subito dopo la cittadinanza onoraria di Bologna; la farsa della flottiglia e l’Italia bloccata da due scioperi generali in dieci giorni, le città italiane devastate da manifestanti violenti e le università divenute luoghi pericolosi per professori e studenti che diano adito al sospetto di non odiare Israele; comunità ebraiche, in Italia, costrette a commemorare a porte chiuse e in data non divulgata le vittime del 7 ottobre 2023, non bastando, evidentemente, la continua presenza delle forze dell’ordine davanti all’ingresso di ogni sinagoga ed istituzione ebraica.
Di fronte a tutto ciò, informo tutti i politici italiani che, finché io viva, non darò il mio voto, per qualsivoglia carica, a chi non vede la differenza tra uno Stato democratico (Israele, per chi avesse dubbi) che lotta per la sopravvivenza del suo popolo contro nemici dichiaratamente intenzionati ad annientarlo ed i suddetti nemici (che, per inciso, non amano nemmeno gli occidentali, cristiani o no che siano). Né lo darò a chi si piega ai violenti o, peggio, li blandisce.
Ed a tutti coloro che si considerano amici di Israele rivolgo una preghiera: non lasciatevi intimidire e non lasciate senza replica immediata chi dà per certo il ‘genocidio a Gaza’; non siate così pronti a rimproverare Israele di difendersi con troppa forza; se siete politici, aiutatelo a difendersi (perché armare l’Ucraina e non Israele?).
Continuo a pregare che Israele vinca, i rapiti siano liberati ed i palestinesi si decidano finalmente ad accettare l’esistenza dello Stato ebraico fino al Giorno del Giudizio. Se lo facessero, un giorno potrebbero anche convincere gli israeliani ad accettare uno Stato palestinese (anche se ci vorranno molto tempo e molto impegno prima che gli israeliani possano ragionevolmente fidarsi, dopo gli orrori successivi agli Accordi di Oslo).
Con i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca
Cara Annalisa,
La sua lettera è perfetta e davvero magnifica anche dal punto di vista della cronaca di questi ultimi due anni di dolore e di odio.
Condivido tutte le sue parole e la sua indignazione per coloro che hanno tradito Israele per schierarsi con i terroristi.
Oggi in Israele l’atmosfera è di gioia e attesa. Siamo tesi davvero come le corde di un violino e aspettiamo il ritorno dei nostri. Non sappiamo niente, nessuno conosce il loro stato fisico e soprattutto mentale. Ci vorranno anni per ricostruire Gaza ma anche anni per ricostruire l’animo di chi è rimasto sotto terra in balia degli umori dei carcerieri per due lunghissimi anni.
Grazie ancora, speriamo insieme e a lei un cordialissimo shalom
Deborah Fait