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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
10.10.2025 La guerra che Israele sta vincendo anche per noi. Parla Yaakov Amidror
Intervista di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 10 ottobre 2025
Pagina: 1/III
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Ritorno ai confini»

Riprendiamo dal FOGLIO Internazionale di oggi, 10/10/2025, a pagina 1/III, il commento di Giulio Meotti, dal titolo: "Ritorno ai confini".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Yaakov Amidror

Sono immagini rare quelle arrivate dalla sala negoziale di Sharm el Sheikh e pubblicate nella notte di giovedì dai media arabi, che mostrano alcuni momenti chiave poco prima che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annunciasse la firma della prima fase del piano di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il “ritorno ai confini”, come il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiamato l’operazione in riferimento al libro biblico di Geremia. Tra le foto, il primo ministro del Qatar Mohammed al Thani che stringe la mano al generale israeliano Nitzan Alon, membro del team negoziale israeliano. L’incontro è avvenuto esattamente un mese dopo l’attacco israeliano a Doha. Nella stanza erano presenti anche esponenti di spicco di Hamas, tra cui il leader di Hamas, Khalil al Hayya, e gli alti funzionari Ghazi Hamad e Zaher Jabarin. “Questa è l’immagine della debolezza di Hamas e saranno ancora più deboli quando gli ostaggi saranno tornati in Israele”, dice al Foglio Yaakov Amidror, ex generale di stato maggiore israeliano e consigliere per la Sicurezza nazionale del governo di Benjamin Netanyahu. “Quello che è stato firmato è un preambolo ai veri negoziati” ci spiega Amidror. “Un preambolo felice con il rilascio di venti ostaggi vivi in 72 ore e i corpi di quelli uccisi da Hamas in uno scambio massiccio: 250 ergastolani e altri 1.700 detenuti. Ma la sfida è davanti a noi e inizierà dopo il rilascio degli ostaggi. L’esercito resta dentro Gaza e controllerà il 53 per cento della Striscia. Nei ventuno punti del piano Trump il futuro è chiaro, smantellare Hamas. Ma non sarà semplice”.

Ieri il famoso commentatore israeliano di Channel 12, Amit Segal, ha avvertito: “Non esiste ‘fase B’, questo è chiaro a tutti. L’accordo firmato è un accordo sugli ostaggi e non ha alcuna influenza su ciò che accadrà in seguito. Potrebbe darsi che l’insieme di fantasie secondo cui gli Emirati smantelleranno i tunnel, verrà istituito un organismo internazionale e Tony Blair diventerà governatore di Gaza, si avveri, ma non è menzionato in questo accordo né nei negoziati tattici che hanno avuto luogo. Al momento, esiste un cessate il fuoco che continua finché i negoziati tra le parti si svolgono in buona fede. I negoziati successivi al rilascio degli ostaggi si basano sul principio del ritiro in cambio del disarmo della Striscia di Gaza. Poiché si stima che Hamas non accetterà, la strada verso la quiete è ancora lunga”.

Poco plausibile uno scenario in cui Hamas riconsegna le armi ed esce di scena. “Mi rifiuto di rispondere a questa domanda” ci dice Amidror. “Trump è riuscito a creare una condizione in cui Hamas ci riconsegna gli ostaggi mentre l’esercito è ancora dentro Gaza. Quindi questo ci dice quanto Hamas sia debole e sarà ancora più debole dopo il rilascio degli ostaggi. Dal punto di vista logico quindi sono scettico che Hamas riconsegni le armi e se ne vada. Ma chi può saperlo vedendo quello che è successo negli ultimi giorni?”. Le concessioni sono state da entrambe le parti. Se i primi ostaggi tornassero a casa lunedì, Israele avrebbe concesso a Hamas nove giorni senza subire attacchi prima di riavere indietro il primo ostaggio. Negli altri negoziati, i leader di Hamas volevano trattenere alcuni ostaggi come polizza assicurativa o imporre un ritiro israeliano completo da Gaza. Questo fino a quando Qatar, Turchia ed Egitto non hanno ordinato a Hamas di rilasciare tutti gli ostaggi e tutti in una volta, in cambio di un ritiro parziale da Gaza e delle promesse generiche di Trump di garantire che Israele non avrebbe ripreso la guerra. Nonostante le promesse di espellere tutti i leader di Hamas, sembra che agli alti comandanti di Hamas sopravvissuti alla guerra sarà consentito di rimanere a Gaza. Israele ha ammesso di aver posto fine alla guerra senza aver disarmato completamente Hamas: questa è la più grande concessione di Israele nel lungo termine.

Le chiavi della soluzione ora sono dentro Gaza City. “Le chiavi ce le hanno i leader di Hamas dentro Gaza, non in Qatar” dice Amidror. “Quanto si sentono deboli oggi? Lo scenario che noi israeliani temiamo è che nel breve termine consegnino il potere a Gaza e che si ricostruiscano nell’ombra”. Quali saranno le linee di ritiro “definitive” israeliane quando la guerra sarà finita è tutt’altro che chiaro. Tra le diverse linee di ritiro, alcune prevedono che Israele rimanga in alcune zone di Gaza a una profondità media di tre-tre chilometri e mezzo. “Non esiste che torniamo al 6 ottobre: l’esercito terrà una buffer zone al confine con Gaza per un chilometro sul confine” ci dice Amidror. Di una cosa è certo il generale: “Questo accordo è il risultato dell’attacco israeliano a Doha, ha cambiato le regole del gioco, come gli attacchi all’Iran e a Hezbollah. Lo strike in Qatar ha scosso il sistema”.

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