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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
09.10.2025 Stefano Parisi: 'C’è un giornalismo che fa da megafono a Hamas'
Intervista di Andrea Muzzolon

Testata: Libero
Data: 09 ottobre 2025
Pagina: 7
Autore: Andrea Muzzolon
Titolo: ««C’è un giornalismo militante che fa da megafono a Hamas»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 09/10/2025, a pag. 7, con il titolo "«C’è un giornalismo militante che fa da megafono a Hamas»", l'intervista di Andrea Muzzolon a Stefano Parisi.


Andrea Muzzolon

Stefano Parisi

#Èancorail7ottobre è la campagna promossa dall’associazione Setteottobre di Stefano Parisi in concomitanza con il secondo anniversario del massacro compiuto da Hamas. Una pagina nera per denunciare il clima d’intolleranza che si respira oggi nel Paese e le infiltrazioni dell’ideologia dell’odio nelle piazze, nelle scuole e anche nei media. Un passaggio, quest’ultimo, che ha scatenato la reazione della Federazione nazionale stampa italiana e dei comitati di redazione di alcune testate che hanno risposto sdegnate all’accusa.

Presidente Parisi, perché avete voluto pubblicare quella pagina?
«È importante ricordare cosa è successo il 7 ottobre 2023: è stata una strage, un orrore, che continua a colpire in Israele, in Italia e nel mondo.
Quell’attacco prosegue, c’è una guerra con tanti ostaggi israeliani. Il 7 ottobre si è infiltrato nella nostra cultura, con giovani che inneggiano a quel massacro in cui sono stati bruciati bambini, stuprate donne, uccisi ragazzi. Abbiamo voluto aggiungere un link al nostro sito così che la gente possa vedere cos’è successo quel giorno: troppo spesso i fatti vengono minimizzati o negati».

Si aspettava una reazione del genera da parte della Fnsi?
«No, per due motivi. Il primo è che noi abbiamo parlato di infiltrazioni nei media, non abbiamo puntato il dito contro tutti i giornalisti. Poi, dato che i giornalisti, giustamente, rivendicano il diritto di critica, trovo sbagliato che quando qualcuno muove loro un appunto, questi si chiudano a riccio secondo vecchie logiche corporative».

Come mai in Italia si respira questo clima d’intolleranza?
«Nessuno può negare il clima in cui viviamo oggi. Non è possibile che nelle scuole agli studenti ebrei venga impedito di parlare, che chi tenta di esprimere un punto di vista differente venga bullizzato e che i docenti vengano aggrediti. Ai cortei abbiamo assistito a genitori che insegnano ai figli slogan come “dal fiume al mare” che inneggia al genocidio del popolo israeliano. Questa situazione deve preoccupare tutti, giornalisti in primis. Purtroppo oggi, a differenza del passato, a sinistra non c’è una leadership che con fermezza abbia detto no all’antisemitismo. Il risultato è che Francesca Albanese è diventata una leader politica».

L’odio che si respira nelle piazze è alimentato delle tesi estreme di personaggi come la Albanese?
«Il problema non sono le teorie estreme, male notizie false che vengono diffuse. Questa è l’accusa che muoviamo a certa stampa. Dire che a Gaza è in corso un genocidio è una falsità perché Israele non ha alcuna intenzione di sterminare i palestinesi. Viene stravolta la storia dello Stato israeliano, dipingendolo come un Paese occupante quando non ha mai colonizzato nulla. Così come viene riscritto il significato di “sionismo” che è stato un grande movimento di liberazione dall’antisemitismo. Purtroppo ci sono articoli in cui si afferma l’esistenza di un genocidio, avvalorando la tesi del Paese occupante. E questo è peggio che essere estremisti: significa essere megafoni della propaganda di Hamas. C’è una frangia di giornalismo militante che chiama i terroristi “guerriglieri”, dando loro una sorta di dignità resistenziale e partigiana».

Qual è la strada per tornare a un confronto serio e pacifico?
«Penso che chiunque abbia a cuore il futuro dell’occidente non possa rimanere in silenzio. Bisogna parlare di cosa sta accadendo: confrontiamoci, diamoci delle regole di etica entro cui ognuno è libero di esprimere le proprie idee e posizioni. Ma fonti e informazioni devono essere chiare, altrimenti i giornali diventano come i social dove non esiste filtro. È un appello che faccio anche alla Fnsi».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

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