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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.10.2025 Primo accordo raggiunto per un cessate il fuoco a Gaza. Netanyahu: 'Riporteremo gli ostaggi a casa'
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 ottobre 2025
Pagina: 1
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Netanyahu: «Con l'aiuto di Dio, riporteremo tutti gli ostaggi a casa»»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/10/2025, a pag. 1, con il titolo "Netanyahu: «Con l'aiuto di Dio, riporteremo tutti gli ostaggi a casa»" la cronaca di Davide Frattini.

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Davide Frattini
 

Netanyahu e Trump annunciano il raggiungimento di un primo accordo a Sharm el Sheikh, in Egitto, per un cessate il fuoco a Gaza. Ed è la prima volta che i parenti degli ostaggi possono respirare, dopo due anni di sofferenza: se tutto va bene, i rimasti torneranno a casa.

A Sharm El Sheikh le strette di mano e i sorrisi tra i mediatori, alla Casa Bianca i sussurri all'orecchio di Donald Trump mentre Marco Rubio, il segretario di Stato gli consegna un bigliettino: «Devi essere il primo a dare l'annuncio». Il primo a dichiarare ufficialmente che l'accordo è stato raggiunto, che la guerra finisce dopo 733 giorni. L'intesa dovrebbe essere siglata ed entrare in vigore oggi a mezzogiorno ora egiziana, il presidente americano arriverebbe al Cairo tra sabato e domenica: «Voglio andare a Gaza», dice. E poco dopo proclama via social media: «Israele e Hamas hanno accettato. È il primo passo verso una pace durevole, è un grande giorno, tutti gli ostaggi verranno liberati». È il segnale per Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, che scrive: «Ringraziando Dio li riporteremo tutti a casa». I 20 ostaggi in vita, sui 48 tenuti a Gaza, dovrebbero essere liberati sabato.

Sulla costa del Mar Rosso erano arrivati ieri gli emissari del presidente americano: l'inviato Steve Witkoff e il genero Jared Kushner avevano passato la giornata a muoversi da una stanza all'altra, a parlare con le delegazioni, a premere perché accettassero il piano in venti punti delineato da Trump. C'erano ancora dettagli da risolvere, in Medio Oriente ne restano sempre, Benjamin Netanyahu già distingue tra una «prima fase» e quelle successive, in realtà il piano prevede un passaggio solo per chiudere il conflitto: il premier israeliano è consapevole di aver promesso agli alleati fanatici e messianici di andare avanti fino alla «vittoria totale» e l'occupazione di tutto il territorio. «Faremo tutto il possibile perché non riprendano le operazioni militari», promette Trump.

Fonti israeliane spiegano al quotidiano Haaretz che la mappa al centro dell'accordo è stata rivista e «le truppe lascerebbero le città più grandi, rimarrebbero solo a Rafah», anche se i capi di Hamas pretendono il ritiro totale. Ancora da risolvere il disaccordo sui detenuti palestinesi da scarcerare: i fondamentalisti hanno presentato la loro lista, i negoziatori del Mossad e dei servizi segreti interni la controproposta. I palestinesi vogliono ottenere il rilascio di Marwan Barghouti e Ahmad Saadat, due dei leader più importanti della seconda intifada, condannati a ergastoli plurimi o a lunghe sentenze. Barghouti è considerato dai palestinesi il simbolo della resistenza e i diplomatici internazionali, compreso qualche politico israeliano, sono convinti che possa essere il successore del presidente Abu Mazen. Soprattutto chiedono il rilascio dei terroristi che hanno partecipato ai massacri del 7 ottobre e la restituzione del cadavere di Yahya Sinwar e del fratello Mohammed che insieme hanno pianificato quella mattanza, 1200 persone uccise dai terroristi bei villaggi a sud di Israele.

Il gruppo – spiega una fonte al New York Times – sarebbe disposto a un disarmo parziale: rinuncerebbe agli armamenti più pesanti ma manterrebbe i kalashnikov per «uso interno». Significa che gli estremisti temono le rappresaglie delle altre fazioni e anche da parte dei palestinesi che li considerano responsabili per la distruzione portata sulla Striscia: 67 mila persone uccise, i 363 chilometri quadrati ridotti in macerie dai bombardamenti israeliani.

I famigliari degli ostaggi respirano profondo per la prima volta in due anni e ringraziano Trump che hanno candidato al Nobel per la pace, un premio meritato anche secondo Thomas Friedman, opinionista del New York Times di solito molto critico nei suoi confronti del presidente. I parenti hanno diffuso un video del novembre 2023 in cui i carcerieri mostrano Bipin Joshi, un giovane nepalese portato via dal kibbutz Alumim dove studiava agricoltura.

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