Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Anche Meloni si ribella Commento di Fausto Carioti
Testata: Libero Data: 08 ottobre 2025 Pagina: 4 Autore: Fausto Carioti Titolo: «Anche Meloni si ribella alla fatwa anti-Libero : «La sinistra imbavaglia»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/10/2025, a pag. 4 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “Anche Meloni si ribella alla fatwa anti-Libero : «La sinistra imbavaglia»”.
Fausto Carioti
Lo striscione che inneggia ai terroristi del 7 ottobre, alla manifestazione di Roma, ha passato la linea rossa: è il segnale che la sinistra si sta fanatizzando in modo molto pericoloso. La premier Giorgia Meloni denuncia questa escalation di estremismo, di cui fanno parte anche le richieste di censura televisiva, a Capezzone e a chiunque non la pensi come loro.
«Sono rimasta scioccata dal fatto che nella manifestazione uno degli striscioni di testa fosse quello che inneggiava al terrore del 7 ottobre». Giorgia Meloni parla da esperta: di manifestazioni, ha appena ricordato, ne ha organizzate «un’infinità». Bruno Vespa le ha chiesto un commento sul corteo di sabato, nel quale non sono mancate le violenze e l’apologia del pogrom del 2023. I promotori hanno le loro responsabilità, risponde la premier. «Le violenze, come spesso è accaduto, erano organizzate e preordinate, chiaramente non da chi organizzava la manifestazione, ma sono un fenomeno un po’ più ampio di quello che si vuole dire». La prova è quello striscione: «Quando si consente a chi inneggia al terrorismo di Hamas di stare in testa al corteo, forse la tesi dei semplici infiltrati è un po’ riduttiva». Una cosa simile non accade, insomma, se non c’è l’assenso di chi ha promosso la protesta.
Non cerca lo scontro con la sinistra, alla quale, anzi, lancia un nuovo appello: «Bisogna fare tutti un po’ più attenzione, sempre avendo grande rispetto per le tantissime persone che sono scese in piazza». La critica allo sciopero pro-Gaza proclamato per lo scorso venerdì da Maurizio Landini è comunque netta: «Nei dieci anni in cui la sinistra era al governo, la Cgil ha indetto sei scioperi generali. Nei tre anni in cui noi siamo al governo, ha indetto quattro scioperi generali. E lo fa mentre aumentano i dati dell’occupazione, aumentano i salari, diminuisce la precarietà». Tant’è, rimarca, che la confederazione rossa ha dovuto fare lo sciopero generale «su una materia di politica estera, che è un unicum nella storia del sindacato». Morale: «La Cgil sembra molto più interessata a difendere la sinistra piuttosto che a difendere i lavoratori».
Meloni parla a Porta a Porta la sera del 7 ottobre, ed è inevitabile che gran parte del confronto con Vespa riguardi il conflitto a Gaza e la campagna d’odio che ha creato. «Io, il ministro Crosetto, il ministro Tajani e l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, siamo stati denunciati alla Corte penale internazionale per concorso in genocidio», racconta. È un’iniziativa del gruppo dei Giuristi e avvocati per la Palestina. «Credo che non esista un altro caso al mondo e nella storia di una denuncia del genere», commenta.
Si sta creando così una situazione che assomiglia ogni giorno di più a quella degli annidi piombo: «C’è un clima che si sta imbarbarendo parecchio, questa storia l’Italia l’ha già attraversata». Tra le conseguenze, avvisa, c’è l’aumento dell’odio nei suoi confronti. «Io non conto più le minacce di morte. Non faccio in tempo neanche a segnalarle e penso che ci siano anche delle responsabilità». Di chi? «Beh», risponde, «per esempio di chi, da persona che fa parte della classe dirigente di questa nazione, dice che io e il governo siamo complici di genocidio».
La premier non fa nomi, ma è il linguaggio che è stato usato da leader dell’opposizione come Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. «Io penso che non si abbia più il senso delle parole che si usano, e che si usino sapendo che sono false, per fare propaganda. E questo è molto, molto grave». Perché «chiunque conosca la storia», ripete, «sa che l’Italia non ha autorizzato nuove forniture di armi a Israele dopo il 7 ottobre. Siamo stati una delle nazioni d’Europa che ha avuto la posizione più rigida».
Basta una persona per commettere l’irreparabile. È successo poche settimane fa negli Stati Uniti, ricorda: «L’omicidio di Charlie Kirk deve far riflettere».
L’attivista di destra «era efficace a smontare con la logica tesi che sono illogiche e per questo faceva paura». Lo stesso accade anche qui, avverte. «Quando qualcuno non ha argomenti, teme chi ha degli argomenti.
E quando temi chi ha degli argomenti, l’unica cosa che puoi fare è dire che è un impresentabile. Lo vediamo in Italia ogni giorno». Accade «quando impediscono alla gente di parlare all’università», come è successo a Daniele Capezzone e ad altri. «Lo vediamo quando Francesca Albanese dice che un direttore di quotidiano che lei non condivide non deve essere invitato a parlare in televisione», e il riferimento è a Mario Sechi. «Lo vediamo in mille occasioni, che però vengono sempre da esponenti di sinistra». Anche a Livorno, mentre lei è lì in studio, c’è una manifestazione e ci sono scontri. «Attenzione che poi le cose sfuggono di mano», è il suo ennesimo appello alla sinistra.
Il suo lavoro, comunque, prosegue. Senza l’ambizione di arrivare al Quirinale, come invece insinua Matteo Renzi: «Sto facendo il presidente del consiglio, mi basta e mi avanza». Va avanti la riforma della giustizia: «Io la parte mia l’ho fatta. Spero che, quando gli italiani voteranno, lo facciano in base al merito della riforma».
Ci sarà, probabilmente, una nuova legge elettorale: «Sarei per farne una che vada bene anche con il premierato e quindi per l’indicazione del premier sulla scheda elettorale», conferma Meloni. E già con la prossima manovra dovrebbe esserci l’atteso «segnale» in favore del ceto medio. «Ci sono diverse misure allo studio per la fascia che arriva a 50mila euro l’anno», assicura. Lei e i ministri stanno scegliendo la migliore. «Con le poche risorse di cui disponi, devi cercare di capire come spendere gli stessi soldi impattando meglio, cioè dando il beneficio maggiore».
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