mercoledi` 08 ottobre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
08.10.2025 Per Hamas la missione non finisce tra il fiume e il mare
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 08 ottobre 2025
Pagina: 1/VIII
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Da Israele all'Europa»

Riprendiamo dal FOGLIO Internazionale di oggi, 08/10/2025, a pagina 1/VIII, il commento di Giulio Meotti, dal titolo: "Da Israele all'Europa".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Eli Sharabi, la sua famiglia è stata sterminata da Hamas e lui è rimasto prigioniero dei terroristi per 500 giorni. Ora la sua esperienza è narrata in un libro, Ostaggio, che non è solo il racconto dell'orrore, ma anche un monito per l'Occidente: gli islamisti di Hamas non mirano solo alla distruzione di Israele, puntano all'Europa.

“Guardo le mie figlie negli occhi. Noiya ha sedici anni. Yahel appena tredici. Cerco di rassicurarle, dico che andrà tutto bene. Non gridano. Non piangono. Non dicono una parola. Sono paralizzate dalla paura. Non dimenticherò mai il terrore nei loro occhi”. Inizia così “Ostaggio” (Newton Compton e in contemporanea negli Stati Uniti per Harper Collins), il libro di Eli Sharabi, una terrificante storia di fame e tortura che dovrebbe essere letta nelle scuole “dal fiume al mare” e nelle piazze coi kalashnikov che dicono “no al sionismo”. Sharabi parla del tempo passato coi suoi rapitori. “Uno mi fa lezione su come vede il mondo: che questa terra è loro, tutta. E che io dovrei tornare in Marocco o in Yemen, da dove venivano i miei nonni”. Moglie, due figlie e il fratello uccisi, Sharabi è stato 500 giorni nei tunnel di Gaza e questo suo memoir è il primo libro di un ostaggio israeliano liberato in corso di pubblicazione in tutto il mondo.

“La mia prima esperienza non è stata solo con i combattenti di Hamas, ma anche con una folla di civili in delirio – uomini, donne, bambini – che lottava per farmi a pezzi” scrive Sharabi nel libro. “I terroristi di Hamas dovevano respingere la folla. Non sapevo che mia moglie e le mie figlie fossero già state assassinate. La speranza che fossero vive mi ha sostenuto durante i 491 giorni di prigionia, una speranza che è stata infranta solo dopo il mio rilascio”.

Sharabi per 500 giorni ha avuto modo di penetrare la loro mentalità. “La terra appartiene a loro, tutta la terra, tutto ciò che chiamano Palestina. Che si tratti dell’area al confine con Gaza o di Gerusalemme est, Acri o Tel Aviv o Beit She’an: qui non c’è posto per gli ebrei e Israele non esiste. Non smetteranno di combattere contro di noi finché non ce ne andremo e torneremo da dove siamo venuti, finché non avranno conquistato ogni centimetro di terra. A volte percepiamo il loro odio nei nostri confronti solo perché siamo ebrei. Li sentiamo sbottare ‘porci ebrei’ con disgusto e disprezzo. Alcuni di loro sono più estremisti, o forse solo più onesti, e dicono che la loro missione non finisce lì, tra il fiume e il mare”.

Questo dovrebbero ricordarlo anche certi europei: “Sognano di fondare un impero islamico che conquisterà il mondo intero. Nella loro mente, non solo Israele non esiste, ma non esistono nemmeno la Francia, la Gran Bretagna o la Svezia. Tutto il pianeta dovrebbe essere musulmano”.

I primi giorni da ostaggio, Sharabi li ha trascorsi nel seminterrato della casa di una famiglia benestante di Gaza. “Il padre, che aveva lavorato nell’edilizia in Israele, parlava fluentemente inglese e persino un po’ di ebraico. La vita al piano di sopra era normale per la famiglia – pasti, compiti, preghiere – mentre io giacevo al piano di sotto, con le spalle straziate dalle corde strette che mi legavano. Gli assassini che hanno fatto irruzione in casa mia e hanno massacrato mia moglie e le mie figlie erano spinti da un odio cieco, che sembrava avere la precedenza su tutte le altre motivazioni, inclusa la vita stessa”. Sharabi racconta quello che la vulgata del genocidio non vuole sentire. “Vediamo pacchi di aiuti dell’Onu. Grandi casse bianche ricolme di cibo. I nostri sequestratori mangiano tutti contenti, lasciandoci qualche misera briciola di quel lauto banchetto”.

Mentre si cerca di finalizzare un accordo di pace a Gaza, Sharabi pensa agli israeliani ancora prigionieri di Hamas. “Ma è importante che il mondo sappia che una pace duratura può arrivare solo se l’ideologia omicida a cui abbiamo assistito in Hamas e in tutti coloro che gli sono associati verrà sconfitta. Gli uomini armati che hanno fatto irruzione nella mia casa a Be’eri non cercavano solo di sbarcare il lunario. Erano barbari incivili, il cui odio per gli ebrei e Israele superava il loro amore per la vita stessa. Un vero cambiamento richiederà il rifiuto totale di una cultura che feticizza la morte e il risveglio del desiderio di abbracciare e celebrare la vita”. O almeno che l’amore per i propri figli sia più forte dell’odio per quelli di Israele al punto da non sacrificare più i primi pur di uccidere i secondi.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostanti


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT