Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
E' ancora il 7 ottobre Editoriale di Stefano Parisi
Testata: Il Riformista Data: 07 ottobre 2025 Pagina: 5 Autore: Stefano Parisi Titolo: «E' ancora il 7 ottobre»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi 07/10/2025, l'editoriale di Stefano Parisi dal titolo: "E' ancora il 7 ottobre".
Stefano Parisi
Due anni dopo il 7 ottobre. L'orrore continua e l'Occidente dimostra tutta la sua debolezza morale.
Sono passati due anni, ed è ancora il 7 ottobre. Gli ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas, Israele è esausto e immerso nel dolore. I palestinesi sono ostaggi di Hamas e del loro odio secolare verso gli ebrei. Ma l’orrore del 7 ottobre continua a devastare anche la nostra comunità democratica: è penetrato nell’ideologia suicida antioccidentale e ha liberato un antisemitismo latente, ora finalmente libero di esprimersi con tutta la sua violenza e il suo odio.
Il 7 ottobre è stato un punto di non ritorno, un evento che ha devastato Israele e colpito nel profondo il mondo libero. Ha reso evidente l’esistenza di un asse del male che unisce la Russia di Putin, il regime degli ayatollah in Iran e la Cina che li supporta. È stato un attacco senza precedenti non solo contro Israele — forte e pronto a reagire — ma anche contro l’Occidente, debole e tremebondo.
Oggi, in Israele, è ancora il 7 ottobre. Finché gli ostaggi non saranno liberati, il tempo resta fermo. Sono trascorsi 732 giorni nel lager di Gaza, 251 persone innocenti ancora prigioniere, strappate alle loro vite. Le loro storie si uniscono a quelle dei tanti israeliani uccisi il 7 ottobre e dei giovani militari morti in guerra per difendere il proprio Paese e le proprie famiglie. Israele è diviso sulla sorte degli ostaggi: centinaia di migliaia di persone manifestano ogni settimana per chiederne la liberazione, mentre la guerra per sradicare Hamas mette a rischio proprio la vita di chi si vorrebbe salvare.
Fino a che gli ostaggi non torneranno a casa, Israele non sarà libero di costruire il suo futuro. Oggi è più isolato che mai. Il 7 ottobre lo ha costretto a reagire, a distruggere la capacità offensiva dei suoi nemici che perseguono l’obiettivo di cancellare Israele “dal fiume al mare”. I terroristi islamici hanno aggredito Israele su tutti i fronti; Israele ha risposto colpendo e indebolendo i suoi nemici, annientandone la forza militare e umiliando l’Iran che li ha armati. Ma il mondo libero gli ha voltato le spalle.
Ed è ancora il 7 ottobre anche in Europa. Abbiamo lasciato Israele solo nella sua guerra contro un nemico che è anche il nostro. L’Islam radicale ha penetrato le nostre città e si sta impossessando della nostra libertà per annullarla, per sostituire lo Stato di diritto con la Sharia. Con la sua propaganda ha conquistato le nostre élite pigre, ha dato un senso al loro rancore e alla loro invidia, ha riacceso l’odio per gli ebrei vivi, soffocato per anni dalla retorica della memoria degli ebrei morti.
All’inizio, piccole frange negavano il 7 ottobre come “propaganda sionista”. Oggi fiumi di persone celebrano l’orrore di quel giorno come “festa della resistenza palestinese”, vestiti come i terroristi che hanno stuprato, mutilato, bruciato, ucciso ebrei, musulmani, beduini e drusi. Gridano la morte degli ebrei, augurano che vengano “appesi all’albero di Natale”, portano i loro figli nelle piazze a urlare slogan di genocidio “dal fiume al mare”. Hanno il consenso della stampa, la complicità della sinistra in cerca di voti, l’acquiescenza dell’accademia e perfino la simpatia di certa magistratura. Ai loro profeti, spesso, si concede la cittadinanza onoraria.
La guerra finirà, gli ostaggi torneranno a casa. Israele si è difeso da solo e da solo saprà riprendersi dallo sfinimento. In Medio Oriente si troverà un nuovo equilibrio, precario ma necessario. L’odio arabo verso gli ebrei non sarà sradicato, ma potrà iniziare un lento percorso di sicurezza e cooperazione economica. Gli israeliani continueranno a vivere nella paura, nella difesa, ma anche nella straordinaria energia di un popolo che convive con la minaccia da sempre.
Il 7 ottobre in Israele finirà: resterà nella memoria di un popolo che sa ricordare senza retorica, ma con la forza della propria storia. In Europa, invece, il 7 ottobre non è finito. Siamo in un tunnel di orrore. Gli ebrei sono perseguitati, il valore della libertà è annullato nelle scuole e nelle università, dove i giovani non sono più liberi di avere dubbi, neppure di tacere. Devono odiare Israele, gli ebrei, i sionisti, l’Occidente, la libertà.
Ci sarà molto da lottare — a testa alta — per gli ebrei, per noi, per salvare le nostre vite e la nostra libertà.
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