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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
07.10.2025 In 7 giorni, 141 agenti in ospedale. I fermati a Roma sono già liberi
Cronaca di Massimo Sanvito

Testata: Libero
Data: 07 ottobre 2025
Pagina: 5
Autore: Massimo Sanvito
Titolo: «In 7 giorni, 141 agenti in ospedale. I fermati a Roma sono già liberi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/10/2025, a pag. 5, con il titolo "In 7 giorni, 141 agenti in ospedale. I fermati a Roma sono già liberi", la cronaca di Massimo Sanvito

I pro-Pal si scontrano con la polizia, fanno 171 feriti fra gli agenti. E alla fine la magistratura li manda subito tutti fuori, in libertà. E' sempre così: liberi tutti i terroristi. 

Alla fine è andata come recitava lo striscione dei compagni di guerriglia fuori dalla cittadella giudiziaria di Roma: “Liberi tutti”. I due pro-Pal finiti in manette sabato sera durante gli scontri che hanno messo a ferro e fuoco l’Esquilino, un 19enne di Padova e un 39enne di Bologna, sono stati rimessi in libertà senza misure cautelare. Gli arresti, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, sono stati convalidati ma per i violenti, al momento, niente galera. Sono già al calduccio delle proprie case (dove hanno l’obbligo di dimora).
Il più giovane era stato fermato in via Merulana mentre lanciava una bottiglia contro i poliziotti; il più grande, invece, era stato pizzicato un chilometro più in là, in via Santa Croce di Gerusalemme, «col volto travisato» mentre scagliava «bottiglie e una sedia» verso gli uomini in divisa, per poi opporre «resistenza attiva» al momento del fermo. Fantascientifiche, ieri, le dichiarazioni di quest’ultimo - che si è definito «libero professionista nel settore del cinema e dei documentari» - durante l’udienza per direttissima. «Mi sono spaventato», si è difeso in aula. Il motivo? Aveva visto diversi agenti andare verso di lui. «Ho preso una manganellata in testa», ha proseguito per cercare di giustificare ciò che ha combinato.
«Non ho lanciato bottiglie. Ero a San Giovanni, poi siamo andati a San Lorenzo a bere qualcosa. Erano le 21 e siccome la metro avrebbe chiuso, ho detto “andiamo a Manzoni”. Io non ho visto nessun gruppo, ma solo i poliziotti e incuriosito sono andato a vedere cosa stesse succedendo e c’erano i poliziotti in antisommossa che avanzavano senza avere davanti nessuno», ha ricostruito il 39enne bolognese. «Poco dopo mi sono girato e ho visto un poliziotto venire contro con decisione e per questo sono scappato con un cappuccio e nessun passamontagna. Poi ho preso una sedia e l’ho lanciata verso i poliziotti. Fatto questo lancio che considero un errore, ho visto qualche agente che stava venendo contro e sono fuggito». Una versione che non ha minimamente convinto il pm Giorgio Orano. Piccola postilla sul corteo romano: le 262 persone identificate dalla Questura della Capitale per gli scontri di sabato sera gravitano tutte attorno alla composita galassia antagonista italiana. Da Askatasuna ai “No Tav” della Val di Susa, passando per i centri sociali di Firenze, Padova, Milano e Napoli.
L’allerta, in tutto il Paese, resta alta.
Anzi altissima. Dopo le 72 ore di scontri che hanno incendiato decine di piazze da nord a sud, mettendo a referto 126 poliziotti feriti («Cgil, Usb e alcuni politici stanno giocando con la miccia della tensione sociale e si vantano del numero dei partecipanti ma fingono di non vedere i numeri della guerriglia», commenta il segretario del Coisp, Domenico Pianese), già oggi si ritorna in trincea. Il “Coordinamento Torino per Gaza” ha infatti convocato per stasera, secondo anniversario degli attacchi terroristici di Hamas, un sit-in in piazza Castello per «ribadire senza ambiguità il diritto dei popoli oppressi a resistere, per smascherare il nuovo “piano di pace” dei colonizzatori che legittima il genocidio» e per «ribaltare la propaganda israeliana e reinserire quel giorno in un contesto storico coloniale di quasi un secolo di oppressione». Capito? Milleduecento israeliani trucidati in un colpo solo non contano nulla. La Questura ha vietato l’adunata ma le sigle più oltranziste, dagli eco-vandali di Extinction Rebellion a Intifada Studentesca, ci saranno lo stesso. Domani mattina, invece, il “Comitato per la Palestina di Udine” si riunirà davanti alla Prefettura per chiedere, ancora, l’annullamento di Italia-Israele (qualificazioni mondiali) di martedì prossimo. «Signor prefetto, l’indifferenza è il peso morto della storia. Il suo silenzio anche. Nessuna complicità, nessuna partita», si legge sui loro profili . Il giorno della partita, almeno seimila persone sfileranno in corteo contro Israele. «Il segno sarà di non essere né alla partita ma neanche in contestazione. Sarò a pregare per la pace. Speriamo non ci siano infiltrati», dice a LaPresse il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni (centrosinistra).
L’unica certezza è che da inizio anno a oggi, in tutta Italia, ci sono state 8.635 manifestazioni (tra cui 2.354 cortei «a carattere sindacale» e 2.257 «a sostegno della pace»), con 240 episodi di criticità e 325 feriti tra le forze dell’ordine (+52,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024). I numeri del Viminale fotografano una realtà incendiaria: sindacati rossi ed estrema sinistra, con la scusa della Palestina, sono un pericolo per l’ordine pubblico. Solo tra il 29 settembre e il 5 ottobre, la settimana della Flotilla nella quale le guerriglie urbane hanno raggiunto un picco continuato che non si vedeva dai tempi del G8 di Genova (era il 2001), sono andate in scena ben 330 manifestazioni (tra cui sette sfilate sindacali e 298 per la pace). Trentotto gli episodi critici registrati e 141 gli agenti feriti.
«Non bisogna mai sottovalutare che quando ci sono gruppi così estesi di antagonisti c’è una stratificazione di atteggiamenti che vogliono il pretesto per innalzare il livello dello scontro.
Quindi il rischio che l’antagonismo faccia un salto di qualità c’è sicuramente. Ecco perché bisogna che tutte le istituzioni democratiche siano concordi nel non innescare la miccia», avverte il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

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