Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Ok al piano da Guterres e Albanese contesta l’Onu. Cortocircuito definitivo Commento di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 03 ottobre 2025 Pagina: 4 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: «Ok al piano da Guterres e Albanese contesta l’Onu. Cortocircuito definitivo»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 03/10/2025, a pagina 4, l'editoriale di Iuri Maria Prado dal titolo "Ok al piano da Guterres e Albanese contesta l’Onu. Cortocircuito definitivo".
Iuri Maria Prado
Francesca Albanese adesso si rivolta persino contro lo stesso ONU di cui è figlia. Se il segretario generale Guterres approva il piano di pace per Gaza, lei lo considera "una violazione del diritto internazionale". Cortocircuito completo.
Dai social - su cui interviene spendendo il nome delle Nazioni Unite - Francesca Albanese fa sapere che il piano per la soluzione del conflitto a Gaza “è in violazione del diritto internazionale”. Chi sia Francesca Albanese è noto: è quella secondo cui gli Stati Uniti sono soggiogati da una lobby giudaica; quella che paragona la classe di governo di Israele al Terzo Reich; quella secondo cui i terroristi, autori del pogrom del 7 ottobre, “sono riusciti a portare la Palestina di nuovo al centro della discussione”, e “stanno animando una rivoluzione globale”. Il fatto che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, avesse poco prima mostrato compiacimento per l’ipotesi di soluzione approvata non solo dagli Stati Uniti, ma da una pluralità di Paesi arabi ed europei, non ha impensierito la “special rapporteur”. Confida, probabilmente avendo ragione, di poter dire e fare ciò che vuole, a cominciare dalla disseminazione di dichiarazioni che urtano quelle del vertice dell’organizzazione di cui è consulente. Ma è poi interessante la motivazione politica - diciamo così - che questa disinvolta attivista ha posto alla base della sua requisitoria contro la presunta illegalità del piano di pace per Gaza. Ha detto che quel piano non basta, perché occorre la cessazione “del genocidio, dell’occupazione, dell’apartheid”. Si tratta della prosecuzione, via propaganda social, di un inesausto lavorìo rivolto ad accreditare la teoria secondo cui Israele compie quei crimini sin dalla propria fondazione. È, letteralmente, il preludio alla dichiarazione di illegittimità dello Stato ebraico. Con il corollario, messo nero su bianco in un rapporto della medesima Albanese, secondo cui i palestinesi avrebbero un “diritto al ritorno” alle terre da cui sarebbero stati “cacciati” nel 1948. Che è un altro modo per dire “dal fiume al mare”. Ed è, con più sussiego ma con uguale sostanza, la posizione di Hamas (cui a suo tempo Francesca Albanese riconosceva il “diritto di resistere”): e cioè che non si tratta di stabilire pace e convivenza, ma di rimuovere la causa che ostacola l’una e l’altra. E la causa non è la dirigenza palestinese che ha trasformato Gaza nella più potente centrale terroristica del mondo, chiamandone la distruzione e rivendicando l’uso dei civili “come attrezzi”. No: secondo quella rappresentazione è Israele l’impedimento alla pace e alla convivenza. E da sempre. Si potrebbe osservare che la militanza social e i comizi tenuti da Francesca Albanese davanti alle platee in estasi, quelle che la investono di applausi quando si indispettisce perché sente nominare gli ostaggi ebrei, impegnano dopotutto soltanto lei e i teatri che di volta in volta la chiamano a concionare. Ma è davvero così? Non è un problema, per le Nazioni Unite, il fatto che una propria consulente contravvenga in modo tanto plateale agli obblighi di “moderazione, discrezione, imparzialità, trasparenza” che incombono sui funzionari di quel rango?
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