Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Salvo imprevisti dell'ultimo minuto, Zohran Mamdani, sarà il prossimo sindaco di New York. Sarà il primo musulmano e il primo antisionista dichiarato a guidare la città con la più grande comunità ebraica del mondo, fuori Israele. Viene accolto e vezzeggiato anche da ebrei di New York, ma solo quelli che rinnegano Israele e accusano Netanyahu di "genocidio".
Salvo un evento imprevedibile, il candidato del Partito Democratico Zohran Mamdani trionferà alle elezioni del 4 novembre e sarà il nuovo sindaco di New York City. Gli attuali sondaggi lo danno con un vantaggio incolmabile sui suoi tre rivali, e lo slancio a suo favore probabilmente si consoliderà ulteriormente con l'avvicinarsi del giorno delle elezioni. Per la comunità ebraica di New York questo è un momento di resa dei conti, poiché un nemico dichiarato dello Stato di Israele prenderà il timone di una città così caratterizzata dalla sua popolazione ebraica che un tempo il reverendo Jesse Jackson l’aveva chiamata in modo spregiativo “Hymietown” (Città dei giudei). Oggi, una descrizione più accurata della città per ciò che la attende in futuro, potrebbe essere “Mamdanistan”. Mamdani è il tipo di candidato che potrebbe emergere solo in un tempo in cui le teorie del complotto abbiano travolto gran parte della sinistra e della destra, con entrambi gli estremi impantanati nella politica identitaria. Israele è una questione su cui entrambi gli estremi si intersecano, con le loro posizioni radicate in idee profondamente antisemite.
Al culmine della Guerra Fredda l’antisionismo era diffuso negli ambienti di estrema sinistra, proprio come oggi. La differenza è che allora, se un commentatore politico di destra come Tucker Carlson, cacciato nell'autunno del 2023 dal suo ruolo di conduttore televisivo via cavo su Fox News, avesse invocato la crocifissione di Gesù per spiegare il presunto desiderio di Israele di eliminare i suoi antagonisti, sarebbe stato duramente condannato dalla stampa di sinistra per aver resuscitato antiche calunnie antisemite. Oggigiorno, la sinistra o ignora queste cose o – come attesta la risposta alla folle invettiva di Carlson sull'omicidio di Charlie Kirk – le condivide.
Una vittoria di Mamdani sarebbe un'ulteriore conferma della svolta del Partito Democratico verso l'estrema sinistra antisemita, con i suoi centristi esclusi mentre si allinea ulteriormente alla causa del socialismo. Come la deputata di New York Alexandria Ocasio-Cortez, Mamdani è un esempio lampante di questa svolta: giovane, affabile, fotogenica, sempre sorridente, esperta di social media e amante di parole tipo “guarigione.” Come sempre accade alla sinistra, quando Mamdani prenderà le redini del potere, ci sarà un nucleo di attivisti – per niente fotogenici, per niente affabili, che infarciscono i loro discorsi con parole come “rivoluzione” e “imperialismo” – che prima o poi lo denunceranno come un “venduto”. La maggior parte di noi, per fortuna, non vive e non respira le battaglie settarie della sinistra. Pertanto, qualsiasi attacco a Mamdani da parte dei suoi ex compagni farà poca differenza su come verrà percepito dalla maggior parte degli ebrei di New York, sebbene, come spiegherò, i suoi sostenitori ebrei abbiano un ruolo chiave da svolgere. Mamdani è un prodotto di Studenti per la Giustizia in Palestina, un gruppo violentemente antisemita che si identifica con orgoglio con gli stupratori e gli assassini di Hamas. Sostiene il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) che mira a “globalizzare l'Intifada.” Rifiuta il diritto di Israele a esistere come Stato ebraico e democratico. In altre parole, non si oppone semplicemente alla guerra in corso a Gaza. Lui si oppone all'idea e all'esistenza stessa di Israele, e lo ha fatto ben prima del pogrom di 1.200 persone guidato da Hamas il 7 ottobre 2023. Durante la sua campagna, Mamdani ha abilmente tentato di attenuare gli spigoli di queste posizioni nel tentativo di attrarre gli elettori ebrei, nonché di calmare quei newyorkesi che non credono che le sue opinioni su criminalità, polizia e alloggi siano la risposta ai crescenti problemi di questa città, caratterizzati da infrastrutture scadenti, servizi pubblici ridotti e costi esorbitanti, dalla spesa all’affitto. Potremmo solo sperare, con profonda tristezza, che non abbia il tempo di preoccuparsi di Israele e dei palestinesi, davanti a tutte queste sfide e all'indubbia ostilità che incontrerà da parte dell'amministrazione Trump a Washington. Eppure, tutto questo ignora il potere che la politica performativa esercita in questo febbrile periodo storico. Come hanno scoperto gli influencer come Carlson, Gerusalemme è un argomento stimolante. Proprio come i leader arabi erano soliti tirare in ballo “Israele” quale scusa per la loro incapacità di garantire alle popolazioni sottomesse i diritti fondamentali, lavoro e istruzione, Mamdani e i suoi simili faranno lo stesso. Allo stesso tempo, Mamdani sta passando dall'essere un attivista professionista a un politico professionista. Sa benissimo che il modo migliore per smorzare le accuse di antisemitismo è quello di radunare attorno a sé un gruppo di adulatori ebrei, giocando abilmente sui loro timori campanilistici che il fastidioso e coloniale Israele stia creando una frattura tra loro e il resto della sinistra. Ecco perché, a Rosh Hashanah, Mamdani è stato l'ospite d'onore a Kolot Chayeinu, una sinagoga di Brooklyn nota, come ha osservato il New York Times in un ampio articolo sull'evento, per il suo attivismo progressista e la presenza di ebrei antisionisti nella congregazione. La stragrande maggioranza degli ebrei – ortodossi, conservatori e riformisti – si sarebbe opposta all'idea di una sinagoga in cui il rabbino usa il suo sermone per accusare Israele di “genocidio” e dove la kippah è facoltativa ma le mascherine no. Chi indossava una kippah e un tallit , ma non una mascherina, sarebbe stato cacciato dalla cerimonia. Chi indossava una mascherina decorata con i colori della bandiera palestinese sarebbe stato accolto a braccia aperte. Per Mamdani, questo è il volto accettabile della comunità ebraica. Per la maggior parte degli ebrei, questa non è una sinagoga degna di questo nome. Finché si assocerà solo a ebrei la cui identità ruota attorno alle denunce di Israele e del sionismo, senza riuscire a rivedere o scusarsi per la sua lunga storia di odio verso Israele, Mamdani non farà alcun passo avanti nella comunità ebraica tradizionale. Anzi, la sfiducia e l'alienazione non faranno che intensificarsi se gli unici ebrei con cui si presenterà saranno persone come Brad Lander, il supervisore dei conti di New York (seconda carica della città) che detesta Israele e che è destinato a svolgere un ruolo simile a quello della “Yevsektsiya”: la sezione ebraica del Partito Comunista Sovietico dedita all'epurazione delle pratiche religiose, all'insegnamento dell'ebraico e alla diffusione dei principi sionisti tra gli ebrei nella Russia rivoluzionaria. In un simile contesto, l'unica via percorribile per gli ebrei filo-israeliani di New York è boicottare Mamdani. Nessuna istituzione ebraica tradizionale dovrebbe offrirgli una piattaforma. La sua amministrazione dovrebbe essere monitorata a livello forense per qualsiasi atto di discriminazione antiebraica mascherato da opposizione al sionismo. Qualsiasi politico, democratico o repubblicano che sia, che compaia al suo fianco dovrebbe essere trattato come sospetto, a meno che, ovviamente, non lo faccia in veste di avversario. Infine, la campagna per estrometterlo tra quattro anni deve iniziare subito.