Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Il coraggio e la scommessa più difficile Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 30 settembre 2025 Pagina: 13 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Il coraggio e la scommessa più difficile»
Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 30/09/2025 a pag. 13 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Il coraggio e la scommessa più difficile".
Fiamma Nirenstein
Netanyahu e Trump annunciano il piano di pace per Gaza. Non si parla di annessione israeliana della Striscia (e nemmeno della Cisgiordania), ma Hamas deve essere smantellata e la popolazione deradicalizzata. L'Autorità Palestinese non assumerà il controllo e sarà un organo internazionale, presieduto da Trump, a dirigere la ricostruzione. Soluzioni difficili e solo nelle prossime 72 ore, a seconda delle reazioni di Hamas, capiremo se saranno possibili o se la guerra continuerà.
È il tempo della speranza: Israele accetta la scommessa più difficile, coll’aiuto degli Stati Uniti. Netanyahu con coraggio incredibile giuoca la sua sicurezza, il suo ruolo nei libri di storia del popolo ebraico, e anche il suo governo: il mondo può essergli grato come lui si è detto di essere grato ai suoi soldati per aver combattuto da eroi. La vera accettazione da parte di Hamas si verificherà nelle prossime 72 ore, che dovranno vedere la restituzione di tutti gli ostaggi, vivi e morti.
È una prova del fuoco: i mediatori soprattutto qatarini hanno lavorato duro minacciando e accarezzando Hamas, Trump ha giuocato duro, Netanyahu mette in giuoco la visione strategica della forza di Israele come potenza imbattibile in un insidioso Medio Oriente, coniugandola con la flessibilità: Israele risponde sì alla pace possibile, accetta un ritiro in tre fasi, un passaggio di Gaza a un corpo internazionale misto, sotto la leadership americana ma con gli arabi al centro, dopo che Hamas sarà esautorato. Se Hamas dovesse tradire il piano e tentasse di restare a Gaza, il Primo ministro israeliano ha promesso di finire il lavoro contro il potere terrorista. Il mondo arabo ha pesato molto sulla trattativa, l’ha detto Trump offrendo di allargare i Patti di Abramo ma rilanciando l’argomento di uno Stato palestinese. Su questo Netanyahu è chiaro: solo dopo un lungo processo di deradicalizzazione. Verrà quando verrà.
C’è ancora tanto lavoro, molto pericolo. Netanyahu e Trump impongono a Hamas la mossa di partenza, rispetto alla quale si dovrà capire se Hamas davvero accetta. Hamas dovrà anche cedere le armi essenziali, non la pistola, ma le armi strategiche, soprattutto i missili e gli esplosivi con cui Gaza tortura Israele. L’arma nelle mani di Netanyahu sono il ritiro dell’esercito in fasi, e i prigionieri da consegnare, di cui terribili assassini di decine di vittime innocente sono il punto dolente. Di annessione, non si dice una parola: Israele ha rinunciato a parlarne in questa fase.
Le parole però contano poco in queste ore: sono state dette in quantità. Ora si devono vedere i fatti: i rapiti, il ritiro in più fasi che tuttavia lascerà grandi zone di sicurezza sui confini, Hamas che consegna le armi, l’atteggiamento del mondo arabo. Netanyahu con modestia di fronte alla storia ha accettato i compromessi, è la virtù dei forti: adesso aspettiamo le figure dolenti dei rapiti, che apriranno la strada alla storia.I cittadini di israele che vivono al sud non devono più avere paura degli orrori di Hamas, e un controllo totale della sicurezza dei confini e della presenza di Hamas sulle direttrici maggiori dovrebbe essere la garanzia. Questo è il piano, ma chissà… è una grande sfida per il mondo intero.
La prospettiva è avvolta nel maggior punto interrogativo del nostro tempo: trovare un accordo con chi professa l’ideologia jihadista, senza cedere, senza retrocedere ma facilitando la pace. La forza comune di Israele e degli USA può forse farcela.
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