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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
27.09.2025 Gazzarra nelle università
Cronaca di Antonio Castro

Testata: Libero
Data: 27 settembre 2025
Pagina: 4
Autore: Antonio Castro
Titolo: «Gazzarra nelle università. Bernini: «Pagate i danni»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/09/2025, a pag. 4, con il titolo "Gazzarra nelle università. Bernini: «Pagate i danni»" la cronaca di Antonio Castro.

Al seguito della Global Sumud Flotilla, non si contano le occupazioni delle università da parte dei pro-Pal. A Genova c'è la situazione peggiore e il ministro Bernini chiede che vengano almeno pagati i danni.

La situazione nelle università italiane rischia di superare il livello di guardia. Le tradizionali occupazioni - a cui siamo abituati: dalla protesta degli studenti per gli alloggi alle contestazioni contro i conflitti sparsi per il globo stanno tracimando oltre l’ordinaria protesta. Ormai petardi, lanci di pietre e assalti ai reparti della Celere - al grido di “fasci”, “sionisti” e “servi di Israele” - sembrano diventati la normalità.
I Pro Pal degli “equipaggi di terra” sull’onda lunga del clamore mediatico dell’iniziativa della Global Samud Flotilla in rotta dalla Grecia a Gaza cominciano lanciare le occupazioni negli atenei più “accesi” e politicizzati così da fare da supporto all’iniziativa marina.
La preoccupazione al ministero dell’Università è che dalla tradizionale (accesa) dialettica si arrivi a cavalcare violentemente la protesta. Il ministro Anna Maria Bernini, segue con la «massima attenzione», spiegano dal Miur, «la situazione negli atenei italiani interessati da occupazioni».
Ad oggi la realtà più preoccupante riguarda l’ateneo di Genova, dove un dipendente tecnico-amministrativo è stato aggredito mentre tentava di accedere al rettorato di via Balbi 5, occupato fin dai primi giorni di settembre quando le barche italiane della Flotilla avevano salpato le ancora per raggrupparsi con gli attivisti e le imbarcazioni provenienti da Spagna, Tunisia e Grecia.
Proprio nel principale ateneo ligure - secondo quanto approfondito dagli uffici del ministero - sono stati «registrati gravi atti vandalici, con danneggiamenti, imbrattamenti e scritte offensive sui muri. Il ministro ha chiesto al rettore Federico Delfino costanti «aggiornamenti sulle condizioni del dipendente, pregandolo di trasmettere tutta la sua solidarietà e vicinanza».
Quanto ai danni causati nei locali dell’università il ministro ha già chiesto alla magistratura e alle forze dell’ordine di «accertare le responsabilità».
Poi si procederà a chiedere ai responsabili individuati «il rimborso dei danni subiti».
Se lo stato d’animo del ministro viene definito da fonti del gabinetto, letteralmente «furibondo», adesso bisognerà vedere come si evolverà negli altri atenei la protesta. E il clima in giro per l’Italia appare già incandescente. A Venezia, ad esempio, ieri il senato accademico e il consiglio di amministrazione hanno deciso di interrompere gli accordi di collaborazione con gli atenei e le imprese israeliane.
Bisognerà scoprire come l’ateneo veneziano declinerà la decisione. Alcuni accordi prevedono lo scambio di studenti e docenti, oltre agli accordi Erasmus che coinvolgono le istituzioni israeliane, le collaborazioni scientifiche e di ricerca. Sommariamente sono in piedi decine di intese: dalla cooperazione con l’università a Ben Gurion di Be’er Sheva all’Sapir Academic College (vicino a Sderot, proprio al confine con Gaza),senza dimenticare l’ateneo di Tel Aviv, la Bezalel Academy of Arts and Design e la Hebrew university, entrambe a Gerusalemme.
A dirla tutta è dal 2024 che gli studenti chiedevano un segnale netto al senato accademico e al Cda della Ca’ Foscari. Quindi ieri è stato formalizzato di «non avviare accordi e collaborazioni con enti, istituzioni e università di Israele, implicati direttamente o indirettamente», si desume nel documento approvato ieri, «nella campagna militare in corso e a congelare quelle in essere, fino alla cessazione dell’offensiva militare in corso e alla manifestazione da parte del governo israeliano dell’intenzione di rispettare i diritti fondamentali del popolo palestinese, il diritto internazionale e umanitario, e le risoluzioni delle Nazioni Unite».
Dal Nord al Sud le proteste montano. Sempre ieri l’università di Messina ha deciso di sospendere l’accordo tra le due istituzioni sottoscritto il 3 maggio 2021 la promozione «le attività didattiche, di ricerca e culturali congiunte così come scambi scientifici». Resta da vedere quante e quali istituzioni seguiranno questa strada. A Torino si stanno moltiplicando le occupazioni, lo stato di agitazione ormai è un dato di fatto. A Piazza Castello è sorta una tendopoli pro Pal.

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