Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Ci prova anche Mattarella: Non fate rotta su Gaza Cronaca di Fausto Carioti
Testata: Libero Data: 27 settembre 2025 Pagina: 2 Autore: Fausto Carioti Titolo: «Ci prova anche Mattarella: «Non fate rotta su Gaza». Ma la Flotilla risponde no»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/09/2025, a pag. 2 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “Ci prova anche Mattarella: «Non fate rotta su Gaza». Ma la Flotilla risponde no”.
Fausto Carioti
Non solo da Israele, ma anche dal presidente della Repubblica arrivano raccomandazioni di buon senso per la Global Sumud Flotilla: non forzate il blocco navale israeliano, non entrate in zona di guerra, sbarcate gli aiuti umanitari in luogo sicuro. Ma niente: quelli cercano solo l'incidente militare con Israele, per poi fare le vittime.
Ci ha provato anche Sergio Mattarella. Senza risultati, per ora, se non quello di far esplodere le divergenze tra i membri della Flotilla. La spedizione tira dritto verso Gaza, ma la crepa aperta dal presidente della repubblica è alla luce del sole. Se accogliere la proposta di mediazione presentata da Giorgia Meloni e Antonio Tajani sarebbe stato politicamente imbarazzante, a Mattarella si può dire «sì» senza perdere la faccia. Ed è questo il ragionamento che ieri deve aver spinto il capo dello Stato a fare il gran passo, apprezzato e condiviso dalla premier: un «appello alle donne e agli uomini della Flotilla» in due lingue, italiano e inglese, affinché cambino idea e portino il loro carico di aiuti a Cipro, come già aveva chiesto di fare il governo. Proposta ufficialmente bocciata: «Non possiamo accettarla», ha risposto la Flotilla al Quirinale. Si continua a trattare, però: gli stessi attivisti si dicono «pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiando rotta». Una risposta ambigua, dietro la quale si vede la prima vera spaccatura: molti imbarcati, a partire dagli eletti del Pd, premono per accettare.
I toni di Mattarella non sono distanti dai loro. Il presidente della repubblica premette che il valore della vita umana «sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione». Ma proprio per questo, spiega, bisogna «evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona», inclusi quelli che sono sulle barche. Si rivolge quindi «con particolare intensità» ai membri della missione «perché raccolgano la disponibilità offerta dal patriarcato latino di Gerusalemme di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza».
Chiede, insomma, di fare quello che già aveva proposto Tajani: consegnare il carico a Cipro, dove il patriarcato retto da Pierbattista Pizzaballa lo farebbe subito arrivare nella Striscia.
È stato un “motu proprio” di Mattarella: nessuno gli ha chiesto di fare un appello, ma prima di intervenire il presidente della repubblica ha discusso la questione con Meloni e le altre cariche istituzionali coinvolte. In questi giorni i contatti tra lui e la premier, i ministri della Difesa, degli Esteri e dell’Interno, sono stati intensissimi. E in serata la stessa Meloni è intervenuta per ringraziare il capo dello Stato e i partiti d’opposizione che, «raccogliendo le sagge parole del presidente Mattarella», hanno invitato gli attivisti a consegnare gli aiuti a Cipro anziché puntare su Gaza.
Meloni ha ribadito che in questa fase è fondamentale «garantire l’incolumità delle persone coinvolte e non assecondare chi sostiene che l’obiettivo dell’iniziativa debba essere forzare il blocco navale israeliano». Questa, ha rimarcato ancora una volta, «sarebbe una scelta estremamente pericolosa».
In Italia l’intervento di Mattarella è stato accolto con sollievo da tutti, governo e minoranza, e lo stesso hanno fatto alcuni che sono su quelle barche. Sin dall’inizio una parte dei membri del convoglio, e in particolare Arturo Scotto e Annalisa Corrado, i parlamentari del Pd, hanno condiviso l’idea di coinvolgere Pizzaballa e la Cei di Matteo Maria Zuppi: non a caso, il loro è il partito d’opposizione che ha accolto con più entusiasmo la mediazione di Mattarella. E dopo avere incassato il rifiuto degli altri alla proposta del Quirinale, Scotto e Corrado hanno chiesto che il dialogo tra Zuppi, Pizzaballa e i coordinatori della spedizione «continui proficuamente». Parole simili a quelle del centrodestra, dove Antonio Tajani insiste affinché il «no» divenga un «sì», perché all’appello di Mattarella «non si può non rispondere in maniera positiva». Pure il presidente dei vescovi italiani ha fatto la propria parte, spiegando a Bologna che quelle del capo dello Stato sono «parole importanti, preoccupate, da sostenere».
La mossa del Quirinale ha fatto emergere così le divergenze tra i partecipanti alla missione: da un lato i duri e puri, i militanti che vogliono lo scontro con Israele; dall’altro quelli che, ora che si avvicinano al blocco navale israeliano, un po’ per paura e un po’ per ragioni politiche cercano una via per uscirne senza imbarazzo. Per esempio facendosi garantire, al momento dell’arrivo a Cipro, la presenza di Pizzaballa o Zuppi, che garantirebbe risonanza mediatica all’evento: è una delle ipotesi su cui si sta lavorando.
Il rigetto dell’offerta di Mattarella, infatti, lascia aperta la porta ai ripensamenti, almeno da parte di alcuni. «È come dire: se vi volete salvare non possiamo chiedere a chi vi attaccherà di non farlo, malgrado sia un reato», e quindi «chiediamo a voi di scansarvi», ha spiegato Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flotilla. Lei stessa, però, in serata è stata rispedita in Italia, con la motivazione ufficiale di «condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l’incolumità dei membri italiani dell’equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione». Il segnale che tra loro c’è chi vuole trattare con l’esecutivo e spera di tornare a casa senza passare per Gaza.
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