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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
26.09.2025 I russi nei cieli del Baltico e dell'Alaska. Ira della Nato
Cronaca di Luciano Tirinnanzi

Testata: Il Riformista
Data: 26 settembre 2025
Pagina: 2
Autore: Luciano Tirinnanzi
Titolo: «Droni su Lettonia e Alaska. Ira della Nato: abbattiamo i jet»

Riprendiamo dal RIFORMISTA, di oggi, 26/09/2025, a pagina 2, la cronaca di Luciano Tirinnanzi dal titolo "Droni su Lettonia e Alaska. Ira della Nato: abbattiamo i jet".

I Mig russi sconfinano sempre più spesso nei cieli dei paesi Nato, stavolta non solo nel Baltico, ma addirittura in Alaska, nello spazio aereo statunitense. E i vertici della Nato si sono stancati: la prossima volta si potranno anche abbattere. Putin sta cercando la guerra in tutti i modi.

«Eravamo pronti, ma abbiamo scelto di non abbatterli». Il comunicato da tempi di guerra proviene dal capo di Stato Maggiore danese Michael Hyldgaard, che ha così commentato l’attivazione dei protocolli militari di difesa della Danimarca per respingere «il più grave attacco mai avvenuto alle sue infrastrutture critiche». Ovvero una serie di presunte incursioni di droni russi, avvistati ieri sugli aeroporti della Danimarca occidentale, chiusi per precauzione per molte ore. Solo l’incertezza della effettiva provenienza dei droni ha impedito alla situazione di precipitare. «Sono partiti da qui vicino», è stata la giustificazione ufficiale, oltre al fatto che «non possiamo correre in giro e sparare a cose in aria perché poi tornano giù», con inevitabili rischi per la popolazione. Ma - ecco la vera notizia - iniziare ad abbattere velivoli non autorizzati sui cieli d’Europa non è più un tabù, né per i Paesi Nato né per i singoli membri Ue. Lo ha precisato la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, quando ieri ha commentato l’episodio con queste parole: «L’opzione di abbattere un jet che sta violando il nostro spazio aereo è sul tavolo». Persino il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiarito che i membri Nato dovrebbero essere pronti, se necessario, ad abbattere droni e jet russi che entrano nel loro spazio aereo. E così ha confermato anche Mark Rutte, segretario generale dell’Alleanza Atlantica, che si è detto «totalmente d’accordo» con Trump. Forse il comandante in capo degli Stati Uniti si è irritato dopo che anche vicino all’Alaska è stato rilevato un jet militare russo, che però è rimasto nello spazio aereo internazionale. La tensione è alle stelle, come testimoniano le parole di Alexey Meshkov, ambasciatore russo in Francia: se la Nato abbattesse i jet russi, «sarebbe guerra». Stanco dei tanti tira e molla di Putin sui negoziati, il leader americano avrebbe incitato il presidente ucraino a colpire con più determinazione le linee nemiche. Detto fatto, Volodymyr Zelensky ha avvertito i funzionari del Cremlino che «è meglio che sappiano dove si trovano i rifugi antiaerei […] Devono sapere che noi in Ucraina risponderemo ogni giorno. Se ci attaccano, risponderemo». Lasciando intendere che anche i centri del potere russo, come il Cremlino, sono diventati potenziali obiettivi da colpire. Sebbene queste e molte altre precedenti incursioni aeree di velivoli russi – in Lettonia, Norvegia, Finlandia e Polonia, solo per citare le più recenti – siano da derubricare a mere provocazioni da parte del Cremlino, al tempo stesso i continui sorvoli dei jet e dei droni indicano che a Mosca sono in corso test per saggiare le modalità di risposta e i tempi d’ingaggio delle forze Nato/Ue in caso di attacchi non simulati. Al momento, l’ordine di scuderia per la Nato è ridimensionare e mantenere la calma. Ma, si sa, un incidente è sempre dietro l’angolo e l’inizio di un conflitto è sempre imprevedibile. Specie se il casus belli viene da un oggetto inorganico come un drone che non può prendere decisioni autonome, tantomeno può valutare se disobbedire all’ordine errato di un superiore. Anche se la storia non lo ricorda a sufficienza, nel settembre 1983 ci mancò poco che scoppiasse la Terza guerra mondiale per un nonnulla. Allora fu un anonimo ufficiale sovietico, Stanislav Petrov, a impedire che il mondo precipitasse nell’olocausto nucleare: ricevuta la segnalazione di un attacco missilistico nucleare statunitense in corso, Petrov contravvenne ai protocolli e, ritenendo che si trattava di un falso allarme, non fece scattare le difese missilistiche, poiché riteneva improbabile un attacco con così pochi missili, considerato che i dati dei radar a terra non erano abbastanza chiari. In seguito si scoprì che i satelliti avevano interpretato erroneamente come missili i riflessi del sole sulle nuvole. Lo stesso vale oggi, ma con un pericolo in più: l’Intelligenza Artificiale e i comandi a distanza interpreterebbero allo stesso modo ciò che Petrov capì grazie all’intuito umano?

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