Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I pro-Pal che hanno sfasciato la stazione di Milano restano praticamente impuniti Cronaca di Micaela Fanelli
Testata: Libero Data: 26 settembre 2025 Pagina: 34 Autore: Micaela Fanelli Titolo: «Domiciliari ai liceali arrestati per gli scontri. Per loro niente scuola»
Riprendiamo da LIBERO del 26/09/2025, a pag. 34, con il titolo "Domiciliari ai liceali arrestati per gli scontri. Per loro niente scuola" la cronaca di Micaela Fanelli
Sfasciano la Stazione Centrale di Milano e sono già tutti in libertà. I pro-Pal minorenni, al massimo, perdono un po' di giorni di scuola perché sono a casa loro, ai domiciliari. E per i loro avvocati e difensori politici, stanno subendo un "sopruso". Impuniti.
Dopo tre giorni di detenzione nel carcere Beccaria, vanno agli arresti domiciliari i due 17enni, studenti del liceo classico Carducci, indagati dalla procura per i minorenni con l’accusa di resistenza aggravata.
Ieri il giudice del Tribunale per i minori, Antonella De Simone, ha rilasciato i due giovani accusati di aver “reagito e aggredito” le forze dell’ordine durante il corteo pro Gaza che si è svolto lunedì 22 settembre in molte città italiane con 60 agenti feriti e 5 giovani fermati solo a Milano, (tra cui i due minorenni appunto, due ragazze appartenenti al collettivo del centro sociale Lambretta e un uomo di 36 anni, interrogato dal gip nella giornata di ieri e rilasciato).
C’erano anche loro tra le fila dei manifestanti che hanno dato l’assalto alla Centrale tenendo sotto scacco la città per 12 interminabili ore. Idranti, estintori, biciclette, pietre, fumogeni, vasi, cestini sradicati dai marciapiedi e lanciati contro gli agenti antisommossa, colpevoli solo di accompagnare una manifestazione che era stata promossa come una marcia pacifica per “fermare il genocidio di Israele a Gaza”, per “liberare la Palestina” e per chiedere “la cessazione di qualsiasi accordo del nostro governo con Israele”.
Ieri la decisione della giudice del Tribunale per i minorenni. Che ha convalidato gli arresti dei due studenti classicisti e disposto come misura cautelare i domiciliari senza, al momento, nemmeno la possibilità di uscire per frequentare le lezioni.
Ma su questo si è innestata la polemica. Mirko Mazzali e Guido Guella, difensori dei due ragazzi, hanno parlato di un «meccanismo giudiziario perverso». «Lo impugneremo perché, usando un eufemismo, non lo condividiamo», hanno dichiarato a margine dell’udienza. «Non siamo assolutamente soddisfatti della decisione del Gip che non tiene conto anche del video che abbiamo prodotto e di tutta la situazione personale e familiare dei ragazzi. Basti solo dire, peraltro, ma questo non è che è una banalità, che i maggiorenni sono tutti liberi e i minorenni con l'obbligo di permanenza a casa», ha sottolineato Mazzali. «I reati erano gli stessi».
«Non c’è neanche un’autorizzazione ad andare a scuola, blocchiamo il percorso educativo e di crescita didattica di due giovani studenti delle scuole superiori», ha rincarato la dose l’altro legale dei liceali, Guido Guella. «Parliamo tanto di scuola come baluardo verso il disagio giovanile, come strumento per dare valori e obiettivi ai nostri giovani e poi non gli diamo nemmeno il permesso di andare a scuola quando vengono messi ai domiciliari», ha concluso Guella.
Ieri, sotto al carcere Beccaria, durante l’udienza, un centinaio di giovani si sono radunati per esprimere solidarietà ai due studenti. Intanto, a sostenere l'immediata e totale liberazione dei manifestanti e l’annullamento delle accuse che pendono sudi loro è anche l’appello firmato da oltre 250 tra docenti e ricercatori «contro la repressione e per la libertà di espressione in seguito allo sciopero per la Palestina del 22 settembre» che ha iniziato a circolare sulle piattaforme social, in attesa delle decisioni dei giudici. «Come docenti, ricercatrici e ricercatori, lavoratori e lavoratrici delle università italiane e straniere si legge nell’appello - esprimiamo la nostra profonda preoccupazione e indignazione... La decisione della polizia di impedire a un corteo così numeroso di entrare nella Stazione Centrale, gestione che in molte altre città è avvenuta senza incidenti, e di intervenire con modalità repulsive e immediate, fino a fermare e arrestare studentesse e studenti delle scuole superiori, inclusi minorenni - scrivono docenti e ricercatori -, appare spropositata e ingiustificabile. La criminalizzazione della partecipazione politica giovanile, l'uso di strumenti repressivi in un contesto di mobilitazione pacifica e la formulazione di accuse pesantissime contro adolescenti sono segnali gravi e incompatibili con una società democratica». I firmatari del documento sembrano dimenticare la violenza degli scontri, e la chiara volontà di molti manifestanti di assaltare la polizia e distruggere tutto quello che trovavano sulla loro strada. Il primo a insorgere infatti è il segretario del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese: «Ennesima vergogna italiana: tutti gli arrestati per le violenze a Milano del corteo pro-Pal di due giorni fa sono stati rimessi in libertà, mentre tra i nostri agenti si contano 60 feriti con prognosi iniziali fino a 14 giorni», ha scritto in una nota.
«Centinaia di criminali hanno aggredito i poliziotti, colpevoli solo di aver difeso la Stazione Centrale dall'essere messa a ferro e fuoco da chi aveva come unico intento esattamente quello. Se chi colpisce un appartenente alle Forze dell'Ordine non passa neanche un giorno in galera, mentre chi ha difeso i cittadini dovrà convivere per sempre con le conseguenze di quella violenza - conclude Pianese significa che c'è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro sistema giudiziario». In consiglio di Municipio 3, invece, la si pensa diversamente. Anzi, secondo la presidente del consiglio Caterina Maria Antola, «le manganellate sono state violente uguali» alla violenza dei giovani. Se lo dice lei...
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