Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Zelensky: Pace con le armi, sfida l’ONU Commento di Daniele Dell'Orco
Testata: Libero Data: 25 settembre 2025 Pagina: 15 Autore: Daniele Dell'Orco Titolo: «Zelensky fa Trump: «Pace con le armi»»
Riprendiamo da LIBERO del 25/09/2025, a pag. 15, con il titolo "Zelensky fa Trump: «Pace con le armi»" la cronaca di Daniele Dell'Orco.
Daniele Dell'Orco
Il presidente ucraino Zelensky non crede più nell'Onu e nei tentativi di mediazione internazionale. L'unica cosa che può garantire la sicurezza dell'Ucraina, invasa da Putin, è l'esercito ucraino. Fermare oggi la Russia di Putin, garantirebbe un futuro di pace all'Occidente.
Usa toni durissimi Volodymyr Zelensky nel suo intervento di ieri all’Assemblea generale dell’Onu. Il sunto è fragoroso: «Se una nazione vuole la pace deve lavorare sulle armi». Secondo il leader ucraino «non la legge internazionale, non la cooperazione ma le armi decidono chi sopravvive». Zelensky si è detto rammaricato che nulla sia cambiato dallo scorso anno e che la Russia continui a rifiutare un cessate il fuoco. Kiev, ha aggiunto, vuole la pace, ma «nessuno se non noi stessi possiamo garantire la sicurezza. Solo forti alleanze, forti alleati e solo le nostre armi». Da New York, Zelensky punta il dito contro la debolezza delle istituzioni internazionali: «Il diritto internazionale è al collasso. Sapete perfettamente che non funziona a meno che non si abbiano amici potenti... E anche questo non funziona senza le armi». Da qui l’appello: «La pace dipende da tutti noi... Non state in silenzio mentre la Russia continua a trascinarci in guerra».
Per Zelensky, il tempo per evitare il caos totale si sta esaurendo: «L’intelligenza artificiale alimenta la corsa agli armamenti più distruttiva della storia», dove «decine di migliaia di persone sanno come uccidere in modo professionale usando i droni». «I fatti sono semplici, fermare questa guerra ora è più conveniente che costruire asili sotterranei e bunker... Fermare la Russia ora è più conveniente che chiedersi quale sarà la forza che potrà creare un semplice drone in grado di portare una testata nucleare». Poco dopo, a margine dell’Assemblea generale, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha incontrato il ministro degli Esteri ruso Sergej Lavrov, all’indomani delle parole di Donald Trump sull’Ucraina, che martedì aveva affermato che Kiev potrebbe «riconquistare il proprio territorio nella sua forma originaria, e forse persino andare oltre». Già il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva risposto piccato a Trump: «Si è espresso sotto l’influenza di Zelensky. La Russia non è una tigre di carta ma un orso vero».
E anche il clima tra i due massimi diplomatici, che si sono incontrati in un grande albergo di Manhattan, non è sembrato meno teso. Rubio ha chiesto a Lavrov di «fermare le uccisioni in Ucraina» e di «compiere passi significativi verso la pace».
L’Unione europea, intanto, ha provato a coinvolgere la Cina negli sforzi diplomatici. Nel bilaterale tra la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il premier cinese, Li Qang, si è discusso «della possibilità che la Cina usi la sua influenza per portare la Russia al tavolo dei negoziati». Nel frattempo, oltre al varo del 19esimo pacchetto di sanzioni anti-russe, Bruxelles continua a lavorare al “prestito di riparazione” per l’Ucraina con l’uso degli attivi della banca centrale russa immobilizzati. In totale, potrà valere fino a un massimo di 130 miliardi di euro. Tra i 27, però, la distonia non è ancora del tutto superata. Il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto sostiene che sia «semplicemente impossibile» per Budapest rinunciare agli idrocarburi russi che passano per il gasdotto Druzhba: «Solo il 2,2% del totale del petrolio russo va all’Ungheria.
Le maggiori economie europee hanno aumentato l’import di greggio russo passando per l’Asia di 10 o 12 volte.
Ipocrisia al suo meglio».
Nella notte di mercoledì, bombardate dai droni Kharkiv, che è rimasta senza energia elettrica, Kostantinovka nel Donbass e alcuni villaggi nell’Oblast di Zaporozhye.
Gli ucraini, invece, hanno preso di mira la città portuale russa di Novorossijsk, sul Mar Nero: due persone sono morte e altre sei sono rimaste ferite.
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