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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
25.09.2025 Donne al fronte: le soldatesse Idf che abbattono stereotipi e terroristi
Commento di Paolo Crucianelli

Testata: Il Riformista
Data: 25 settembre 2025
Pagina: 6
Autore: Paolo Crucianelli
Titolo: «Donne al fronte: le soldatesse Idf che abbattono stereotipi e terroristi»

Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 25/09/2025, a pagina 6, il commento di Paolo Crucianelli dal titolo "Donne al fronte: le soldatesse Idf che abbattono stereotipi e terroristi".

Donne dell'IDF, per la prima volta in prima linea. Ecco le loro testimonianze.

Dalla danza classica al campo di battaglia. La tenente Sharon, ex ballerina promessa di una compagnia a Barcellona, oggi comanda un plotone del battaglione di ricognizione “Givati”, con le mani sporche di grasso dopo aver aggiustato un motore di un carro armato. Con lei, la tenente Karen, ufficiale di supporto al fuoco nella stessa unità. La dottoressa Abigail, medico nel battaglione di ricognizione “Nahal”. E la maggiore Naomi, ufficiale operativo del battaglione di ricognizione “Haruv”. Quattro donne che hanno scelto la prima linea, demolendo pregiudizi e dimostrando che il coraggio non ha genere.

Fino a pochi anni fa, l’idea di soldatesse in ruoli di combattimento suscitava scetticismo. Persino un ministro come Bezalel Smotrich aveva liquidato il tema affermando che «l’esercito deve combattere e vincere, non promuovere il femminismo». Ma la guerra di Gaza ha cambiato tutto: le donne hanno combattuto, guidato operazioni e salvato vite sotto il fuoco.

«Un tempo si temeva l’idea di una donna caduta prigioniera», ricorda la maggiore Naomi, 25 anni. «Oggi ci spaventa altrettanto pensare a uomini in cattività. Se la mia vita vale come quella di un uomo, non c’è motivo di escludere le donne dal fronte».

Le prove sul campo non sono mancate. La tenente Karen ha coordinato il fuoco di artiglieria dopo un attacco che aveva ucciso tre commilitoni: «Sapevo che se sbagliavo i calcoli avrei colpito i nostri».
La dottoressa Abigail ha curato soldati feriti in scontri a fuoco a Gaza e in Libano: «Sul campo non puoi pensare alle emozioni, solo a quello che devi fare». Sharon racconta di aver rimesso in moto un blindato sotto le esplosioni: «L’adrenalina è enorme, ma sai che senza di te quel mezzo non si muove».

Entrare in reparti tradizionalmente maschili ha richiesto tenacia.
«All’inizio sentivo di dover studiare più degli altri, imparare a memoria ogni vite e bullone», dice Sharon. «Poi il comandante mi disse: ti considero una professionista, e da lì ho trovato la mia sicurezza». Anche Abigail ricorda lo scetticismo iniziale di un riservista: «Ma una volta dimostrata l’affidabilità, i dubbi spariscono».

Le quattro ufficiali respingono con decisione le accuse di “stragi indiscriminate” che vengono mosse contro l’IDF. «Le procedure di approvazione degli obiettivi sono rigidissime», sottolinea Naomi.
«Abbiamo evitato di colpire una donna e l’abbiamo accompagnata in un’area sicura: ne sono stata fiera». Karen conferma: «Ogni attacco è chirurgico, supervisionato dai gradi più alti».

La guerra le ha fatte crescere. «Dormire due ore a notte, non lavarsi per settimane, vedere la morte da vicino: ci ha temprate», dice Karen. «Quando torno a casa capisco quanto sia preziosa la normalità», aggiunge Naomi.

Guardando al futuro, i progetti sono diversi. Karen vuole studiare medicina. Sharon sogna una laurea in legge e relazioni internazionali. Abigail punta alla neurochirurgia.
Mentre Naomi proseguirà la carriera militare come vicecomandante di battaglione. Tutte però condividono la stessa convinzione: «Chi pensa che una donna non possa combattere si sbaglia di grosso.
Sul campo conta solo la professionalità».

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redazione@ilriformista.it

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