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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
25.09.2025 Dossier, Flotilla voluta da Hamas. Meloni: «Inutili e irresponsabili»
Analisi di Aldo Torchiaro

Testata: Il Riformista
Data: 25 settembre 2025
Pagina: 5
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: «Dossier, Flotilla voluta da Hamas. Meloni: «Inutili e irresponsabili»»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 25/09/2025, a pagina 5, l'intervista di Aldo Torchiaro a Gianni Vernetti dal titolo "Dossier, Flotilla voluta da Hamas. Meloni: «Inutili e irresponsabili»".

File:Aldo Torchiaro.png - Wikipedia
Aldo Torchiaro

Dossier israeliano sulla Flotilla: nebbia fitta sulla sua rotta, su chi la organizza e su chi la equipaggia. Sospetti molto forti di legami con il terrorismo. I misteriosi incidenti di queste notti rendono il mistero ancora più fitto. E se la Flotilla avesse veramente lo scopo di portare aiuti a Gaza, potrebbe affidarli a uno dei valichi di frontiera, da cui passano già regolarmente.

Quanta nebbia, intorno a quelle vele. Le barche della Sumud Flotilla sono avvolte nel mistero: gli accordi, le rotte, la tempistica risulta incomprensibile anche per gli analisti. E l’ulteriore giallo dei curiosi lampi e scoppi che qua e là, col favore delle tenebre, baluginano a bordo degli scafi , aggiungono ombre al mistero. Chi può avere interesse a mestare nel torbido a pochi chilometri dalle acque territoriali italiane?

La Flotilla è rimasta a lungo a Sud di Trapani, e da poco ha ripreso la via verso la Grecia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha fatto sapere che i cittadini italiani a bordo vanno tutelati. Ma proprio a tutela di chi è imbarcato in questa controversa missione umanitaria sarà utile provare a capire meglio chi vi si nasconde dietro. Aiuta a fare luce un dossier approntato dal governo israeliano che ha attivato i suoi canali di intelligence, anche finanziaria, per ripercorrere le strade – il “follow the money” – che hanno fornito il budget necessario affinché la Flotilla prendesse il largo. La sintesi è clamorosa, gravissima: dietro l’iniziativa si cela Hamas. Le autorità israeliane identificano i principali promotori nell’attivista Saif Abu Kashek, membro del PCPA (Comitato per le Attività Palestinesi all’Estero), ritenuto vicino a Hamas, e in Zaher Birawi, figura di spicco della stessa organizzazione, definito da Israele «operativo di Hamas in Europa» già dal 2012. Abu Kashek, secondo le informazioni diffuse, gestisce la società spagnola Cyber Neptune, considerata una copertura che controllerebbe le imbarcazioni partite da Grecia, Italia e Spagna. Birawi, con base a Londra, è uno dei fondatori della Freedom Flotilla Coalition ed è noto per i suoi legami con leader di Hamas, tra cui Ismail Haniyeh. Ha guidato diverse iniziative marittime contro il blocco di Gaza, compresa la nave Madleen, fermata dall’IDF nell’estate 2025. Israele sostiene che le imbarcazioni siano quindi «indirettamente e abilmente nelle mani di Hamas».

A bordo, secondo fonti di intelligence, viaggerebbero centinaia di persone, alcune delle quali provenienti dal Nord Africa e dall’Asia orientale, «con possibili collegamenti a gruppi jihadisti come il Moro». Non si esclude che questi elementi possano cercare lo scontro diretto con l’esercito israeliano. Secondo le autorità di Tel Aviv, d’altronde, non si tratterebbe di un convoglio di solidarietà, bensì di «una provocazione violenta, non di aiuti umanitari». Tentativi di provocazione che procedono via mare e via terra. «La Flotilla? Irresponsabili, fanno provocazioni gratuite», ha detto ieri da New York, Giorgia Meloni. E poi: «C’è chi punta a bloccare l’Italia, a creare disordine. Vogliono mettere in diffi coltà il Paese, non aiutare davvero chi sta soffrendo a Gaza». «Forzare il blocco navale in un territorio di guerra signifi ca prendersi una responsabilità precisa. Mi aspetto dai leader del centrosinistra serietà: cosa succederà quando Israele farà rispettare il blocco? Ci dicano, da sinistra, come pensano di fare. Perché qui non stiamo giocando a bocce, qui stiamo parlando di cose molto serie».

Il documento israeliano ricorda che è stata offerta un’alternativa pacifi ca: far attraccare le imbarcazioni nel porto di Ashkelon, a pochi chilometri da Gaza, per consentire il trasferimento immediato e coordinato degli aiuti. Il rifiuto degli organizzatori, sostiene Gerusalemme, dimostra la vera natura dell’operazione: «un atto al servizio di Hamas». Se i partecipanti alla flottiglia avessero davvero a cuore la sorte dei civili, accetterebbero di attraccare ad Ashkelon. Israele ribadisce la propria intenzione di impedire la violazione del blocco navale imposto sulla Striscia, «finché l’organizzazione terroristica Hamas continuerà a controllare l’area». L’obiettivo dichiarato è duplice: preservare la sicurezza nazionale e tutelare la vita stessa dei partecipanti. Il file, reso disponibile dalle autorità di Gerusalemme, evidenzia come esistano già molteplici canali per l’ingresso di aiuti internazionali a Gaza – via terra, aria e mare.

Solo nell’ultima settimana sono entrati quasi 1.700 camion carichi di beni; 1.300 di questi contenevano generi alimentari. Restano in attesa di distribuzione, lato Gaza, le forniture di oltre 500 camion. Parallelamente, centinaia di pazienti sono stati evacuati attraverso il valico di Kerem Shalom per cure all’estero, mentre squadre di soccorso hanno potuto ruotare in entrata e uscita dalla Striscia. In questi giorni si è lavorato anche a nuovi rifugi nel sud di Gaza, con decine di migliaia di tende montate per gli sfollati. Nella conclusione, il dossier israeliano definisce la flottiglia «un’operazione coordinata e pianificata da Hamas, condotta senza autorizzazione e in violazione del diritto internazionale, con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto su Gaza, zona considerata teatro di guerra».

Nella parte finale, il documento sottolinea la legalità del blocco navale. Tale misura, spiega Israele, è uno strumento previsto dal diritto internazionale in situazioni di conflitto armato, riconosciuto nei manuali navali di Stati Uniti, Regno Unito e Germania. La legittimità del blocco israeliano su Gaza è stata inoltre confermata dal Palmer Report, l’inchiesta ONU sugli eventi del 31 maggio 2010.

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