Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Meloni: avviso a sinistra e naviganti Cronaca di Fausto Carioti
Testata: Libero Data: 25 settembre 2025 Pagina: 3 Autore: Fausto Carioti Titolo: «L’accusa di Meloni: «Irresponsabili e pericolosi»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/09/2025, a pag. 3 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “L’accusa di Meloni: «Irresponsabili e pericolosi»”.
Fausto Carioti
Giorgia Meloni cerca di disinnescare la bomba della Global Sumud Flotilla, che sta cacciandosi in un mare di guai. Propone soluzioni di compromesso ragionevoli, per portare aiuti a Gaza senza creare l'incidente con Israele. Ma la sinistra vuole l'incidente, a tutti i costi.
Prima, l’annuncio della mozione parlamentare che subordina il riconoscimento dello Stato di Palestina al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e all’esclusione di ogni esponente di Hamas da ruoli di governo. Ieri, l’«appello alla responsabilità» della sinistra, che in realtà è un’imputazione a carico dei suoi avversari, accusati di usare la Flotilla come strumento «per attaccare il governo italiano», anziché per aiutare la popolazione palestinese. Parole di Giorgia Meloni: un disegno «gratuito, pericoloso e irresponsabile», perché «non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità, non c’è bisogno di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare degli aiuti a Gaza che il governo italiano e le autorità preposte avrebbero potuto consegnare in poche ore».
Il capo del governo italiano è a New York, risponde alle domande dei giornalisti qualche ora prima di prendere parola davanti all’assemblea delle Nazioni Unite. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva già parlato al telefono con lei e concordato «l’intervento immediato» della fregata Virginio Fasan, della Marina militare, per una «eventuale attività di soccorso» alla Flotilla, dopo che questa ha denunciato di essere stata attaccata da droni e “bombe sonore”. Meloni premette che la sua condanna per quanto avvenuto è «totale» e che il governo sta indagando «per avere certezze sulle responsabilità». Avverte subito, però, che la fregata Fasan è lì solo per portare soccorso qualora fosse necessario, «non è previsto l’uso della forza militare».
L’IPOTESI CIPRO
Proprio su questo, chiama l’opposizione a dire parole chiare. «Se l’intendimento è consegnare aiuti a Gaza, stiamo cercando delle soluzioni». Visto che la Flotilla si è rifiutata di lasciare il suo carico al porto israeliano di Ashkelon, racconta Meloni, il suo governo ha lavorato per rendere possibile la consegna «a Cipro, al patriarcato latino di Gerusalemme», che si è preso la responsabilità di portare gli aiuti a Gaza. Le autorità cipriote, israeliane e italiane sono già d’accordo, manca solo il sì della Flotilla. «Stiamo aspettando», fa sapere la premier. Se però l’obiettivo della spedizione è «forzare un blocco navale in un territorio di guerra», avvisa, «questo comporta altre scelte». E dunque domanda ai suoi avversari: «In quel caso si ritiene che l’Italia dovrebbe, per proteggere queste persone, mandare le navi della propria marina militare e dichiarare guerra a Israele?».
È una vera e propria sfida a Elly Schlein, Giuseppe Conte e gli altri, affinché escano da un gioco ipocrita e pericoloso: «Mi aspetto una risposta molto chiara da parte dei leader dei partiti dell’opposizione che hanno i loro parlamentari a bordo di queste navi. Qui non stiamo giocando a bocce, stiamo parlando di una guerra e chiedo a tutti serietà.
Mi si dica che cosa si ritiene che l’Italia debba fare nei vari scenari che si possono materializzare». Critica anche l’uso che i parlamentari italiani imbarcati con la Flotilla fanno del loro mandato: «Sono pagati per lavorare nelle istituzioni, non per costringere le istituzioni a lavorare per loro».
L’accusa d’irresponsabilità, di giocare con i sentimenti peggiori degli elettori, vale pure per gli scontri che i pro-Pal, sostenuti dall’opposizione, hanno portato nelle strade italiane. Meloni è convinta che di questo passo la situazione possa solo peggiorare: «Si punta a bloccare l’Italia, ci saranno altri episodi di violenza, ci sarà una situazione di ordine pubblico molto complessa. Questo non porterà alcun risultato perla popolazione di Gaza. O qualcuno pensa che Hamas rilascerà gli ostaggi perché l’Usb indice lo sciopero? Cerchiamo di essere seri».
Destra e sinistra, spiega, non sono equiparabili, stanno facendo un gioco molto diverso. «Sono le mie immagini che vengono bruciate per strada, non quelle degli esponenti della sinistra», dice Meloni. «E sono esponenti dall’altra parte che in televisione invitano gli italiani a venire sotto casa mia per dirmi che sono un’assassina. Io vengo definita quotidianamente complice di quello che accade a Gaza, dicono che ho le mani sporche di sangue». Eppure, nota, «non mi ricordo di aver mai dato degli assassini ai miei avversari, quando ero all’opposizione». Altra domanda a Schlein, Conte e compagni: «Il rischio che qualcuno che forse non ha tutte le rotelle a posto domani decida di risolvere questo problema viene in mente o no?».
LA MOZIONE
La premier contesta pure la risposta che i leader della minoranza hanno dato alla mozione per sottoporre il riconoscimento dello Stato palestinese a quelle due condizioni. «Quando l’opposizione dice di no, cosa sta dicendo esattamente? Che ha difficoltà a chiedere il rilascio degli ostaggi? O che vuole che Hamas sia presente nella dinamica di governo della Palestina del futuro? O semplicemente che ha paura di far arrabbiare i fondamentalisti? O che si sta cercando una causa per attaccare il governo e, non trovandola in patria, la si cerca in Palestina?».
A notte fonda, quando in Italia erano le due del mattino, era in programma l’intervento di Meloni davanti all’assemblea dell’Onu, dedicato in gran parte alla riforma delle Nazioni unite e del loro Consiglio di sicurezza. Prima la premier ha avuto incontri bilaterali con il presidente del Paraguay, Santiago Peña Palacios, assieme al quale ha discusso della collaborazione nella lotta al narcotraffico, e con il presidente sudcoreano, Lee Jae-myung. Con quest’ultimo ha parlato della possibile cooperazione tra i due Paesi nella produzione di microprocessori. I dettagli saranno affrontati a Seul, dove Meloni, invitata dal leader sudcoreano, si recherà nei prossimi mesi.
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